Nino Vaccarella (a sinistra) con Lodovico Scarfiotti

Vaccarella: «Pilota e preside al 50%. Che soddisfazione primeggiare con Ickx, Peterson e Regazzoni»

di Franco Carmignani
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Il “Preside” di Cerda ha corso a Vallelunga solo poche volte, ma ha lasciato un segno indelebile con quel fantastico record assoluto della pista nella Coppa Italia F1 del 1961, che ne ha illuminato ancor più la sua grande classe, poi emersa limpidissima nelle più grandi corse del mondo, dalla 24 Ore di Le Mans che ha vinto nel 1964, alla 12 Ore di Sebring del 1970, oltre che alla Targa Florio che per ben tre volte l’ha visto tagliare per primo il traguardo.
 

 

«Le 6 Ore Esso del 1 Dicembre 1957 hanno rappresentato una delle mie prime gare fuori dalla Sicilia per formarmi e fare un po’ di tirocinio. La Lancia Aurelia preparata da Gioacchino Vari con cui correvo era chiaramente inferiore alle Fiat 8V di Leto di Priolo e Scarfiotti. Si è trattato comunque di una buona esperienza proprio nel giorno dell’inaugurazione di Vallelunga. Questo è il primo ricordo.

Nella Coppa Italia F1 del 1961 tutti parlavano di Baghetti. Io invece l’ho messo alle spalle. Poi ho forato la gomma anteriore sinistra, ma ho continuato perché non valeva la pena fermarsi, e in queste condizioni sono arrivato terzo. Ma ho dimostrato di essere il più forte del lotto, nonostante ci fosse il numero 1 della Formula 1 in Italia. Con Ferrari c’è sempre stata questa diatriba. Con i prototipi da 400-500 cv battevamo i più forti, ma non eravamo all’altezza della F1 che era la macchina più semplice del mondo. Con la 1500 è diventato tutto più difficile, forse per colpa della morte di Ascari, Musso e Castellotti. I giornalisti gli rivolgevano delle accuse, così voleva avere contatti più limitati con i piloti italiani, questa è una mia interpretazione. C’erano dei bravi piloti, ma io credo tra i prototipi di essere stato uno dei più forti, uno dei pochi che ha vinto tutte le gare del mondiale, a prescindere dalla Targa Florio, anche se sembra ho vinto solo quella! anche se Graham Hill e Bonnier mi dicevano con una certa invidia: quello che succede qui in Sicilia per te non succede certo in Inghilterra quando vinciamo….

Diciamo che i nostri direttori sportivi sono stati molto lacunosi… nell’interpretare i meriti. Anche perché io come è noto ho fatto il pilota al 50% per continuare a fare il Preside. Arrivavo a Le Mans nel ’70 e facevo la pole position con gente come Ickx, Peterson e Regazzoni. Un capo scuderia doveva valutare questo. Non è che uno si “inventa” una pole position a Le Mans. Sebring, Monza, Imola, Mugello, Pergusa, potrei continuare ancora con un curriculum molto ricco… Nel ’70 ho corso con Giunti e sono sempre andato più veloce, escludendo Monza dove Ignazio aveva fatto un exploit straordinario. Ma alla fine dell’anno lui è stato considerato il pilota dell’avvenire, e io cos’ero?

Tornando a Vallelunga c’è la stata la prova del Rally dei Jolly Club con l’Alfa Romeo GTA. Io disputavo le gare in pista, Enrico Pinto le salite, e in macchina con lui mi sono preso degli spaventi straordinari, perché le salite non le conoscevo, e visto che andava forte, francamente avevo paura, ma certo non gli potevo dire vai più piano… Dissi a Chiti, non farmi fare più cose del genere perché non fanno per me!

Le prove della Ferrari 512S che abbiamo fatto a Vallelunga a inizio primavera 1970 prima di Sebring, in realtà erano state programmate a Pergusa. Ferrari mi aveva chiesto se era disponibile, ma abbiamo trovato una giornata tutt’altro che siciliana, con tempesta, neve…Così abbiamo deciso di spostarci a Vallelunga per continuare i collaudi. C’erano anche Ignazio Giunti e Arturo Merzario, e siamo andati a pranzo a Campagnano con il cantante Little Tony grande appassionato Ferrari.

La pista era simpatica anche se con determinati limiti, che impedivano di fare manifestazioni a livello F1. Ma era un tracciato che permetteva di provare e collaudare.

Altre corse, altro automobilismo…»

 

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Venerdì 9 Febbraio 2018 - Ultimo aggiornamento: 14:04 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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