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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino

Vettel, brutta lezione di educazione stradale

Non vince, ma convince. Niente doppietta e non c’è stata nemmeno la cavalcata trionfale. Eppure era lecito sperarlo viste le meravigliose qualifiche di sabato che avevano dipinto una prima fila tutta rossa dopo un digiuno lungo quasi dieci anni. La Ferrari di solito parte bene. Nei precedenti tre gran premi, inoltre, aveva dimostrato di essere più consistente in gara che in prova, mentre l’alfiere di Stoccarda Hamilton si era lamentato per tutto il weekend della scarsa consistenza della sua Stella. Era tutto apparecchiato per una giornata da non dimenticare, la terza vittoria in quattro gare e un allungo, non decisivo ma rilevante, nelle classifiche mondiali.

Invece, davanti al presidente russo Putin, la Mercedes si è svegliata dal torpore e, con una gara combattuta e non certo dominata, è andata a vincere con il simpatico e silenzioso finlandese Valtteri Bottas che mai era riuscito ad arrampicarsi sul gradino più alto del podio nelle precedenti 80 gare disputate. Sfuggito il primo posto le Rosse hanno raccolto il massimo, salendo entrambe sul podio con Vettel davanti ad un combattivo Raikkonen. Sebastian allunga in Campionato portando il suo vantaggio da 7 a 13 punti, mentre nella graduatoria riservata ai Costruttori il Cavallino deve incassare il controsorpasso di Stoccarda che riconquista la vetta per una sola lunghezza.

Al di là del risultato che vede la ricca torta di Sochi senza ciliegina, a Maranello possono essere soddisfatti poiché le due monoposto hanno marciato come orologi confermando quanto di buono fatto vedere finora. La SF70 è veloce ed equilibrata, consuma poco gli pneumatici ed è in grado di mantenere un ritmo costante con tutte le mescole messe a disposizione dalla Pirelli. Una posizione ideale per continuare a combattere su tutte le piste e puntare al titolo che manca dall’Italia ormai da dieci anni. Sui volti dei ferraristi (Vettel in primis) non c’è delusione, ma un filo di amarezza poiché è chiaro che poteva finire diversamente. In molti nel paddock non si aspettavano una Mercedes così consistente in gara e la Stella numero uno, quella di Lewis Hamilton, in realtà è stata scialba assai, marciando in linea con quanto mostrato in prova.

A combattere come un leone è stato però Bottas che ha fatto viaggiare l’altra Freccia sui ritmi delle Ferrari. Restava il vantaggio di scattare davanti, ma è durato poco, fino a metà del lungo rettilineo di partenza. La prima chicane ha congelato la corsa poiché le posizioni in quell’imbuto sono rimaste identiche sotto la bandiera a scacchi. In mezzo 52 giri a tutto gas, senza mollare un attimo, ma con poche emozioni e nessun sorpasso. La gara si è decisa quando si è spento il semaforo. Le auto delle prime due file si sono avviate bene, forse un filo meglio le grigie rispetto alle rosse. Ma a scuotere le posizioni ha pensato il lunghissimo rettilineo di partenza che incorpora un curvone a destra da percorrere in pieno.

Un po’ l’effetto scia, un po’ la cavalleria della power unit di Stoccarda (Sebastian ci ha inserito anche il vento contrario), Valtteri ha preso la coda della rossa di Vettel prima di affiancarlo e superarlo all’esterno con una manovra che non ha concesso repliche. Stranamente le Ferrari con le ultrasoft non sono riuscite e tenere il ritmo di Bottas e quindi il finlandese è riuscito a conservare la testa della corsa anche dopo il pit stop. Nel finale con le più dure supersoft Seb ha recuperato, ma Valtteri è rimasto gelido conservando il comando senza commettere errori. I giri finali sono stati veramente entusiasmanti anche se le possibilità di sorpasso erano poche. Vettel, che anche in Russia ha corso da fenomeno, ha mostrato di nuovo il suo punto debole: quando non tutto è perfetto si innervosisce con troppo facilità.

Negli ultimi chilometri quando era incollato alla Mercedes c’è stato il doppiaggio di Massa che ha leggermente avvantaggiato Bottas. Succede. Felipe, ferrarista vero, non ha fatto nulla di scorretto, forse si è trovato nel momento sbagliato al posto sbagliato. In ogni caso ha tenuto la sinistra (dopo una piega a sinistra) lasciando spazio a Sebastian. Il tedesco, contrariato per avere perso tempo, ha alzato la mano per protestare (fin qui ci sta) e poi mostrato il dito per mandare a quel paese il brasiliano. Peccato che tutti i piloti siano ambasciatori della Federazione per la sicurezza stradale e dovrebbero dare il buon esempio di come comportarsi al volante. E poi, come si è visto lo scorso anno, è meglio avere in pista qualche amico in più e qualche nemico in meno, in alcune circostanze può tornare molto utile.

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Giovedì 4 Maggio 2017 - Ultimo aggiornamento: 00:57 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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