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Audi cresce anche nel 2015 con 1,8 milioni di vendite (+3,6%), profitti in leggero calo

di Mattia Eccheli
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INGOLSTADT – Più auto, ma profitti in leggera flessione. Audi archivia il 2015 con un nuovo primato di vendite, di 300.000 unità superiore alla previsione del 2015, 1,8 milioni (+3,6% rispetto al 2014), con una crescita in 60 mercati e 72 mesi contrassegnati da volumi record. Sul fronte della commercializzazione, la casa dei Quattro Anelli, assieme a Porsche la “cassaforte” di Volkswagen Group, non conosce crisi malgrado non abbia potuto sfilarsi dal dieselgate. “Deploriamo che sia successo. Garantiamo piena trasparenza e assicuriamo che risolveremo tutto”, ha ribadito una volta ancora Ruper Stadler, CEO di Audi.


Il giro d'affari è aumentato dell'8,6%, passando da 53,8 a 58,42 miliardi di euro, mentre il margine lordo è schizzato del 21,4%, sfiorando gli 11,4 miliardi contro i quasi 9,4 dell'esercizio precedente. Solo che nel frattempo sono aumentati anche i costi e per effetto di alcune “partite” straordinarie – il dieselgate e le fluttuazioni valutarie – il risultato operativo è sceso rispetto al 2014: -6,1% a 4,8 miliardi (erano 5,15). L'utile dopo le imposte è calato del 3% (4,3 miliardi). Il ROS è sceso dal 9,6 all'8,3% (8,8% senza gli effetti straordinari ed in linea con gli obiettivi aziendali che lo vogliono tra l'8 ed il 10%).


Lo scorso anno audi ha lanciato 12 modelli, tra novità e aggiornamenti. A4, con 12 milioni di unità il modello più venduto della storia di Ingolstadt (120.000 ordini per la nuova generazione) e Q7 sono tra quelli che hanno contribuito maggiormente alla crescita del brand. Negli Stati Uniti dove anche Audi ha offerto una compensazione economica ai clienti (mille dollari circa), il marchio è cresciuto dell'11%, superando per la prima volta la soglia delle duecentomila unità. In Cina, mercato fondamentale per il gruppo, i Quattro Anelli hanno sostanzialmente mantenuto le posizioni: 570.000 unità vendute nel 2015 contro le 578.000 del 2014.


Durante l'annuale incontro sul bilancio, il numero uno Rupert Stadler ha inevitabilmente confermato la linea del gruppo di non commentare il dieselgate e di rimandare all'incontro di fine aprile. Naturalmente Stadler ha confermato le contromisure tecniche: “Un pioniere della produzione automobilistica – ha dichiarato – diceva 'non cercare il problema, trova il rimedio'. Noi stiamo facendo le due cose: fare chiarezza e individuare le soluzioni”. In questo bilancio, Audi ha indicato costi per 228 milioni di euro legati allo scandalo sulle emissioni.


I dipendenti del gruppo a livello mondiale sono 85.000 e solo nel 2015 le nuove assunzioni sono state 7.500. Per il terzo anno consecutivo i lavoratori che ne hanno diritto devono fare i conti con una contrazione della compartecipazione agli utili: in busta paga si troveranno 5.420 euro lordi. Una somma importante, inferiore di oltre mille euro a quella riconosciuta per il 2014 (nel 2013 erano addirittura 6.900 euro). La ragione, ha spiegato Audi, è legata anche all'aumento del numero degli avanti diritto: in Germania i dipendenti sono 4.000 in più.
 

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Sabato 2 Luglio 2016 - Ultimo aggiornamento: 17:48 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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