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Vendite, nel 2012 Toyota torna prima:
9,7 milioni di veicoli precede GM e VW

di Giampiero Bottino
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MILANO - Più forte degli tsunami finanziari e naturali, del problema dei maxi richiami che ne aveva scalfito l'immagine, dell'alluvione che ne aveva messo alle corde la cospicua capacità produttiva in Thailandia. Dalle avversità e dalla calamità che l'hanno colpita in serie la Toyota è riemersa più forte di prima. Lo dicono i dati, che vedono il gigante nipponico - del quale fanno parte anche i marchi Lexus, Daihatsu e Hino - riconquistare saldamente, con un clamoroso controsorpasso nei confronti di General Motors e Volkswagen che l'avevano preceduta nel 2011, il primo posto nella classifica mondiale dei costruttori.

I numeri della riscossa.
A sancire il primato provvedono le vendite che quest'anno sono arrivate a quota 9,7 milioni, con una crescita del 22% rispetto all'anno precedente. Si tratta del miglior risultato dal 2000, anno d'oro in cui la corsa di Toyota sembrava senza freni e delle crisi di fine decennio non si avvertivano neppure i sintomi. A propiziarlo hanno provveduto soprattutto l'America e l'Asia, con l'eccezione del mercato interno che paga una prolungata recessione aggravata dal venir meno dei sussidi governativi a favore delle vetture a ridotto impatto ambientale.

Le prospettive.
Nonostante un bilancio da incorniciare, il management preferisce la cautela al momento di elaborare le stime per il 2013: la previsione è di aumentare del 2%, portandoli a 9,91 milioni, i veicoli consegnati. Una crescita contenuta, ma comunque sufficiente a stabilire il nuovo record assoluto nella storia del gruppo. La prudenza, oltre che dalle brucianti lezioni di un recente passato, è suggerita anche dalle difficoltà di decifrare l'andamento di alcuni mercati chiave, a parte l'Europa dove le aspettative non possono che essere contenute.

Frenata domestica.
La situazione appare problematica soprattutto sul mercato domestico, dove il gruppo vanta una leadership indiscussa ma che nel 2013 è atteso a un calo del 15%, che significherebbe superare di poco il muro dei 2 milioni di unità consegnate a fronte di una crescita dell'8% a 7,87 milioni sui mercati esteri.

Incognita cinese.
A rendere particolarmente aleatorie le previsioni contribuisce poi il caso Cina, che ha addirittura suggerito di non fare proiezioni relative a quello che ormai è il primo mercato del mondo, per motivazione squisitamente socio-politiche. A pesare sulle prospettive Toyota nel Paese concorre la forte ondata di nazionalismo anti-giapponese suscitato dalla controversia sulle isole (o scogli?) contese Senkaku/Diaoyu, che ha innescato un radicale boicottaggio, condito anche azioni vandaliche, nei confronti dei prodotti nipponici. Pur essendo scoppiata a fine agosto, e quindi con effetti solo sull'ultimo quadrimestre, la crisi ha determinato un crollo delle vendite cinesi del gruppo, ben superiore al 3% su base annua. Quanto basta per far sfumare l'obiettivo di un milione di vendite inizialmente pianificato per quest'anno.

Se cambia il vento.
A dar credito alla convinzione che nelle crisi si nascondano sempre grandi opportunità, proprio dalla Cina potrebbe forse arrivare - se il clima politico dovesse rasserenarsi - la spinta necessaria per recuperare le 90.000 unità che separano le aspettative Toyota dal fatidico muro dei 10 milioni di consegne. Intanto, a trainare le vendite in Asia sarà l'Indonesia, un mercato emergente potenzialmente enorme del quale poco si sente parlare nelle analisi e nei programmi dei costruttori europei.

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Mercoledì 2 Gennaio 2013 - Ultimo aggiornamento: 09-02-2013 11:26 | © RIPRODUZIONE RISERVATA