Le Fiat 500L appena scese dalla nave Grimaldi al porto di Baltimora

Le Fiat europee ritornano in America:
a Baltimora sbarcano le prime 500L

di Diodato Pirone
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BALTIMORA - Passare dalle parole ai fatti, si sa, non è mai facile o scontato. Un proverbio che trova mille conferme in un comparto economico altamente globalizzato come quello automobilistico.
E, ancora di più, nell’ambito di un’azienda in profonda trasformazione come l’italiana, o italo-americana, Fiat. Per questo anche l’incontro di oggi fra il ministro dell’Industria, Flavio Zanonato, e l’amministratore delegato di Fiat e Chrysler, Sergio Marchionne, è ruotato intorno ad una domanda di fondo: a che punto è il progetto di Marchionne di far uscire l’auto italiana dalla crisi esportando Fiat, Maserati e Alfa Romeo in America? Davvero Fiat è in grado di i giapponesi che da più di trent’anni sbarcano, a migliaia, automobili nei porti americani?

Marchionne per rassicurare un preoccupato Zanonato (figlio di un operaio Fiat) ha ribadito che prevede nei prossimi anni di la rete dei suoi concessionari americani (Chrysler ne ha 2.200 e Fiat 203) con auto prodotte in Europa. La ragione di fondo è semplice: le fabbriche Chrysler viaggiano ormai quasi al massimo dei loro livelli produttivi. E’ un fatto che quest’estate tre stabilimenti Chrysler (a partire da quello di Jefferson North dove viene prodotta la regina delle sue vetture: la Jeep Grand Cherokee) non solo continueranno a lavorare anche di notte ma non chiuderanno neanche un giorno per le ferie estive. Differenza enorme rispetto alle fabbriche italiane. Che languono (Mirafiori è aperta tre giorni al mese) oppure al massimo operano su due turni (Pomigliano) oppure ancora si leccano le ferite prodotte da 1.450 licenziamenti (Tychy, in Polonia). Ma c’è un altro evento (immortalato in questo video di 100 secondi) che proprio in queste ore contribuisce a rendere meno fumosa la prospettiva indicata da Marchionne. Venerdì scorso una italianissima nave-bisarca della Grimaldi ha sbarcato nei porti di Baltimora (Usa) e Halifax (Canada) i primi 3.200 esemplari della 500L.

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Nel suo genere un fatto epocale: erano quasi 30 anni che le auto a marchio italiano non si vedevano sulle sterminate banchine dei porti Usa. Attenzione, però: la 500L non è un’auto made in Italy. Per quanto contenga molti componenti tecnologici fabbricati in Italia (a partire da motori e cambi) la vettura viene prodotta in Serbia, in una fabbrica nuova di zecca inaugurata nel luglio 2012 che ha appena assunto altri 600 operai in vista della sfida americana. E allora perché questo sbarco è una buona notizia per l’auto ? Perché nei piani di Marchionne la 500L è destinata a fare da apripista. Dall’autunno di quest’anno le navi della Grimaldi inizieranno a trasportare verso gli Usa la nuova Maserati Ghibli che sarà costruita a Grugliasco, dall’inizio del 2014 il coupé Alfa Romeo 4C che sarà prodotto dalla fabbrica Maserati di Modena, e poi dalla fine dell’anno prossimo prenderà la via dell’America anche buona parte della produzione dei due piccoli Suv, il 500X a marchio Fiat e uno a marchio Jeep, che saranno prodotti a Melfi in circa 100 mila esemplari l’anno ognuno.

Infine, dal 2015/2016 il Lingotto dovrebbe alimentare il traffico marittimo Italia-Usa con un Suv Maserati da produrre a Torino e con un Suv e due berline a marchio Alfa Romeo. Uno scenario a tutti gli effetti napoleonico anche se Marchionne – dopo aver ammainato Fabbrica Italia – non vuole neanche sentir pronunciare la parola e preferisce attendere la risposta del mercato Usa alla 500L prima di assumere un profilo meno low profile. Ma sul crinale dei rapporti industriali Torino/Detroit non è tutto oro quel che luccica. Nei giorni scorsi il Lingotto ha deciso di trasferire alle fabbriche degli Stati Uniti la produzione di un gioiello tecnologico tutto italiano come il cambio automatico a secco (c635 in termini tecnici) che, secondo i piani presentati da Fiat nel 2009, avrebbe dovuto portare al raddoppio (da 550 a 1.100) dei lavoratori dello stabilimento Fiat Powertrain di Verrone, in Piemonte. Morale: non tutti i sogni si trasformano in realtà.

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Venerdì 31 Maggio 2013 - Ultimo aggiornamento: 06-06-2013 20:13 | © RIPRODUZIONE RISERVATA