Il Lingotto, la sede centrale della Fiat a Torino

Fiat-Chrysler: dopo il matrimonio
parte la caccia al nuovo partner

di Giorgio Ursicino
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ROMA - Il grande risultato è centrato, ma non ci si può certo riposare. Incassato l’acquisto di Chrysler a condizioni senza dubbio favorevoli, nei prossimi giorni al salone casalingo di Detroit Sergio Marchionne anticiperà le future mosse. Alcuni passaggi sono scontati, altri un po’ meno.

Ma tutti sono di fondamentale importanza. Archiviato l’imminente closing dell’accordo con Veba, si lavorerà per l’ambita fusione e poi per la quotazione a Wall Street. Come ha dimostrato l’operazione CNH, modellare l’azienda sullo scenario globale può accrescere il valore e questo è un obiettivo strategico non solo degli azionisti. È sicuramente questo il lavoro più rilevante fatto da Marchionne. Prima dello scoppio dell’ultima grande crisi in America (era il 2008) che poi ha avuto le ripercussioni peggiori in Europa e, soprattutto, in Italia, il valore dell’azione Fiat con tutte le attività di CNH già in pancia era sceso ad appena 3,5 euro.

Oggi, dopo 5 anni in cui quasi tutto nel nostro paese è precipitato, il titolo vale circa il doppio senza contare la scorporata Industrial (prima si chiamava Fiat ora CNH) che a New York capitalizza oltre 20 miliardi di dollari (circa 15 miliardi di euro). Marchionne non potrà certo sottrarsi al nuovo piano industriale triennale, con tanto di ennesimo programma di rilancio Alfa. Il timoniere del Lingotto ha dimostrato che quasi sempre centra gli obiettivi dichiarati, ma dove con più frequenza non è stato preciso è nel rispetto dei target produttivi (le famose 300 mila Alfa e 100 mila Lancia l’anno).

Ogni volta, però, è riuscito abilmente a spostare i riflettori, cambiando le carte in tavola o, addirittura, lo scenario: gettandosi sulla Chrysler nella primavera del 2009 è chiaro che il futuro sarebbe stato diverso da quello ipotizzato. E anche questa volta il manager potrebbe tirare fuori una mossa a sorpresa. Con l’incorporazione di Auburn Hills il Lingotto è diventato il settimo costruttore del mondo. I 4 milioni di veicoli l’anno è un target ormai alle spalle, il prossimo ipotizzato per competere con gli altri giganti del settore è di 6 milioni.

Un’asticella difficile da raggiungere con l’assetto attuale, come sarebbe stato impossibile far diventare Fiat un player globale senza Chrysler, un’avventura che pochi altri avrebbero avuto il coraggio di affrontare. Ecco quindi che torna in ballo l’ipotesi di una nuova alleanza o, più difficile, di un’acquisizione. Anche perché rivali ben più grandi si sono mossi in questa direzione per potenziare le sinergie e coprire nel modo migliore lo scacchiere globale e non dipendere dalle fasi down dei singoli mercati (nell’ultimo periodo hanno volato Cina e America, che ha spinto Chrysler, e ha pianto l’Europa).

Nell’assemblea degli azionisti in occasione dei risultati finanziari 2012, Marchionne aveva ipotizzato la probabile conquista di Chrysler entro l’anno spiegando come sarebbe avvenuta e accennando alle mosse successive. Per mettere le mani su Auburn Hills l’investimento non sarebbe stato ingente ed era sufficiente la liquidità disponibile. Poi però nella ristrutturazione dell’azienda non aveva affatto escluso, forse per ridurre il debito che ora appare consistente, un eventuale aumento di capitale o la dismissione di asset non strategici (aveva blindato la Ferrari).

Fiat ha abbastanza le mani libere poiché non ha complessi accordi di collaborazione in atto. C’è quello con Ford per la produzione della Ka in Polonia che probabilmente si concluderà e quello per i commerciali con PSA che è stato ridimensionato con l’uscita da Sevel Nord. Potrebbe crescere l’intesa con Mazda che è da sola, ha una buona presenza in Oriente e con la quale c’è l’accordo per produrre ad Hiroshima la futura spider. Fra le signore libere c’è anche la più grande Suzuki (è leader in India) dopo il fallimento delle nozze con Volkswagen. Ma Marchionne parla spesso con i cinesi per recuperare il tempo perduto nel grande paese e, come dimostrano le trattative di Dongfeng con PSA, i cinesi sono ormai pronti ad uscire dal loro mercato per diventare protagonisti sul palcoscenico globale.

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Sabato 4 Gennaio 2014 - Ultimo aggiornamento: 08-01-2014 10:25 | © RIPRODUZIONE RISERVATA