Flavio Zanonato

Fiat, Zanonato a Marchionne:
«Apriamo un tavolo sull’auto»

di Umberto Mancini
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ROMA Una mano tesa alla Fiat. Con l’auspicio che la sentenza della Consulta, dopo le motivazioni rese note dai giudici, non costringa davvero l’azienda a rivedere i piani e ad abbandonare l’Italia. Di più. Un invito esplicito al gruppo guidato da Sergio Marchionne a collaborare, a lavorare insieme, a fare sistema. E a sedersi subito ad un tavolo per rilanciare il settore dell’auto, abbattendo vincoli e ostacoli che ne frenano la crescita. Flavio Zanonato, ministro dello Sviluppo, è pronto a fare la propria parte. Del resto, come tanti nel governo, considera il Lingotto strategico per il nostro Paese. E Marchionne un manager straordinario. E’ indubbio che tra i due ci sia stima reciproca e un certo feeling. Un clima costruttivo, ben diverso da quello precedente quando alla guida del dicastero c’era Corrado Passera, più ostile e freddo nei confronti di Torino.

Nel recente incontro allo stabilimento Fiat di Grugliasco, Zanonato ha parlato a lungo con il top manager del Lingotto, assicurando, tra l’altro, il massimo sostegno e affrontando tutti temi chiavi per dare competitività e sprint ad un’azienda che deve fronteggiare un’agguerrita concorrenza internazionale. Certo ci sono anche dei paletti da rispettare. A cominciare dai solenni impegni assunti in Italia. Che devono scongiurare la tentazione di lasciare il campo. Un rischio concreto. Tant’è che subito dopo l’annuncio del dispositivo della Consulta, Marchionne si è lasciato volutamente sfuggire che la sede legale dell’azienda potrebbe trasferirsi in Olanda, dove fisco e burocrazia sono leggeri e fare impresa è più semplice. Le continue fibrillazioni sindacali non favoriscono certamente un cammino agevole. Anche se la Fiat, proprio per bocca dello stesso manager, è pronta a iniziare un dialogo, partendo ovviamente dalla Fiom. Azienda e organizzazioni sindacali, si sostiene infatti a Torino, devono remare nella stessa direzione, per salvaguardare posti di lavoro e quote di mercato.

Ministro, dopo la sentenza della Consulta, che è scesa nei dettagli e che ha dato ragione alla Fiom, la Fiat ha fatto capire, anzi ha ribadito, che in Italia non è facile continuare ad investire. E che se il quadro delle regole continuerà a cambiare un disimpegno potrebbe diventare inevitabile. Che ne pensa?
«Da quando sono diventato ministro, ho iniziato un intenso dialogo con le maggiori realtà produttive del Paese, tra cui ovviamente la Fiat, il più importante gruppo industriale. Del resto per natura e formazione, penso che il manifatturiero sia centrale per la ripresa del Paese. Solo se il nostro manifatturiero supera questa fase di sofferenza, rafforzando i suoi fattori di competitività, il Pil italiano può fare un salto in avanti».

D’accordo. E’ la stessa posizione del presidente di Confindustria Squinzi e di Sergio Marchionne. Ma oltre alle tasse e alla burocrazia soffocante, le imprese che lavorano nel Bel Paese devono fare i conti anche con delle leggi soggette a interpretazioni diverse. Di fatto la Fiat ha rispettato l’articolo 19 dello Statuto dei lavoratori, ma è stata sanzionata ugualmente, ed è stata accusa di voler limitare le libertà sindacali.
«Non commento le sentenze della Consulta, non spetta a me. Mi sembra però che ora ci sia un punto di partenza da cui iniziare a sbrogliare una matassa che finora si era troppo aggrovigliata».

Ovvero? Si spieghi meglio?
«Trovo giusta l'indicazione, emersa da più parti, che sia il legislatore, e cioè il Parlamento, a farsi carico di innovare in modo positivo il tema della rappresentanza. Servono regole certe su questo fronte, anche e soprattutto per incoraggiare gli investitori esteri».

Ecco, questo è un altro punto centrale. Come può attrarre investimenti esteri e mantenere quelli «interni» un sistema che non dà certezze normative. Non crede sia urgente stringere un patto tra aziende, sindacati e governo per favorire la ripresa e rasserenare il clima? Con un clima diverso potrebbero tornare ad investire in Italia anche i colossi stranieri, invece siamo agli ultimi posti nella classifica mondiale come capacità di attrazione.
«In generale, auspico che, in un momento di così grande difficoltà, fra il mondo dell’impresa e tutte le associazioni dei lavoratori possa ricostituirsi un clima di confronto costruttivo».

E per evitare che la Fiat abbia la tentazione di spostarsi armi e bagagli all’estero?
«Sono d’accordo. Io lavoro per fare in modo che Fiat...

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Giovedì 25 Luglio 2013 - Ultimo aggiornamento: 10-02-2023 07:10 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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