La fabbrica Sevel di Fca di Atessa dove nasce il Ducato

Il Ducato oltre i 5.000.000 di esemplari,
battistrada del futuro del "made in Abruzzo"

di Diodato Pirone
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ROMA Il «caso Sevel», che ieri ha festeggiato la ptoduzione del furgone Ducato numero 5.000.000, ha un merito indiscusso: offre un'occasione per riflettere senza pregiudizi sul futuro industriale sia abruzzese che italiano. Nel nostro Paese si fatica a percepire quanto la Fabbrica, quella con la "f" maiuscola, sia tornata di moda nel mondo.
Un dato su tutti: in America negli ultimi tre anni l'occupazione operaia è aumentata di oltre 700mila unità dopo vent'anni di crollo verticale.
Il successo e il radicamento di Sevel nel territorio garantiscono quindi all'Abruzzo un legame col resto del mondo e un ruolo nella globalizzazione.


Non si tratta solo di mettere in fila i numeri straordinari di questa fabbrica come i 10,5 milioni di euro in stipendi che ogni mese irrigano il territorio e neppure l’immensa catena logistica e di posti di lavoro collaterali assicurata dai 350 camion che ogni giorno scaricano materiali nel plant di Atessa da cui escono quotidianamente 200 bisarche e 4 treni carichi di Ducato e dei suoi cugini a marchio Peugeot e Citroen. Sevel poi collega l’Abruzzo all’Europa (è fatto qui un furgone medio-grande su tre fra quelli che circolano in Ue) e al mondo con i componenti dei Ducato fabbricati in Messico inviati oltre-Atlantico.

Se trent’anni fa questo plant fu paracadutato in un territorio noto come «Valle della morte» per l’alto tasso di emigrazione dei suoi giovani, oggi il Ducato numero 5 milioni celebra una nuova fase del rapporto fra fabbrica e regione. «Qui non si sfornano solo prodotti di qualità ma anche una complessa esperienza umana, capacità di fare squadra, lavoro qualificato, futuro per i figli dei dipendenti. Sotto i capannoni c’è una infrastruttura culturale oltre che economica di un territorio», spiega Enzo Risso, direttore della società d’analisi Swg.

Da questo punto di vista il racconto di Sevel è emblematico. La competitività di questa fabbrica dove si lavora anche di notte e spesso in straordinario di sabato, ha garantito due traguardi strategici: il prolungamento al 2027 dell'accordo fra Fiat e Peugeot e l’innalzamento del livello delle buste paga poichè ogni sabato di lavoro vale circa 100 euro in più.

La fabbrica inoltre garantisce lavoro a una cinquantina di ingegneri (uno dei massimi dirigenti Fca, l’ingegner Luigi Galante, è di Atessa e si è fatto le ossa come direttore di questa fabbrica) affiancati da oltre 300 team leader, cioè operai-micromanager che, senza lavorare con le mani, organizzano il lavoro dei sei colleghi delle loro squadre. Il rapporto fecondo con il territorio è infine scandito anche da borse di studio per i figli dei dipendenti e da una convenzione con l’Università dell’Aquila.

«La fabbrica è cambiata - spiega Domenico Bologna, segretario regionale Fim Cisl- ora è piena di robot anche se l’applicazione del nuovo sistema di misurazione della fatica, l’Ergo-Uas, si è rivelata più complessa che in altri stabilimenti Fiat». Per Bologna uno dei frutti più dolci del radicamento di Sevel sul territorio è il decollo dell’indotto meccanico: «Fornitori di Sevel come Robotec, Tiberina, Irna e anche la Marelli di Sulmona hanno allargato orizzonti e valore aggiunto e e ora lavorano anche per la Jeep a Melfi e l’Alfa di Cassino».

Tuttavia per l’espansione del «made in Abruzzo» resta una parte ancora vuota del bicchiere. Oltre al difficile decollo del porto di Ortona, Sevel soffre di un tasso di assenteismo del 5-6%, più alto di altre fabbriche Fiat. I sindacati però rilanciano. «Siamo pronti a risolvere il problema trattando - assicura Bologna- Questa fabbrica ha sempre prodotto utili. E’ un dato importante per l’azienda e per i dipendenti. Per questo va assegnata ai lavoratori una quota dell’ulteriore valore aggiunto che riusciremo a produrre».

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Venerdì 27 Marzo 2015 - Ultimo aggiornamento: 30-03-2015 01:09 | © RIPRODUZIONE RISERVATA