Marchionne non ha dato nessuna indicazione sul target delle auto da vendere: nel piano 2014 dovevano essere 7 milioni nel 2018

Marchionne: «Per Fca il 2015 è stato un anno fenomenale»

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TORINO - Sergio Marchionne rilancia e scommette sui risultati finanziari di Fiat Chrysler Automobiles nel 2018, alzando l'asticella rispetto ai target indicati nel 2014. Resta però l'incognita sulle conseguenze che il ritardo di alcuni modelli Alfa Romeo avrà sulla produzione, e quindi sull'occupazione, in Italia. Molte cose sono cambiate in questi due anni: il rallentamento dell'economia cinese e quello del Brasile pesano, c'è stato lo scorporo di Ferrari dal gruppo. L'aggiornamento del piano di Auburn Hills è inevitabile ma l'amministratore delegato è agguerrito. ”Riusciremo ad attraversare il deserto e alla fine di questo viaggio saremo in una situazione migliore”, assicura. E aggiunge che negli ultimi due anni Fca è riuscita ”a creare un'organizzazione più difensiva e una struttura di capitale duratura. Abbiamo preso iniziative decisive per adeguare la produzione a una domanda in più rapido cambiamento”.

Il gruppo che lascerà in eredità al suo successore sarà in buona salute se si guarda agli obiettivi: non avrà debiti, anzi avrà un attivo di cassa tra 4 e 5 miliardi, i ricavi saranno pari a 136 miliardi, l'utile netto tra 4,7 e 5,5 miliardi, l'utile operativo tra 8,7 e 9,8 miliardi. Non c'è nessuna indicazione invece sul target delle auto da vendere: nel piano 2014 dovevano essere 7 milioni nel 2018, Marchionne non dà un nuovo numero. ”Non è importante, contano i target finanziari”, sottolinea, ma aggiunge che quell'obiettivo ”si basava sulla visione del mercato che avevamo nel 2014. Poi abbiamo dovuto adeguare le nostre stime, in Brasile il mercato ha perso un milione di unità in 18 mesi”.  Resta la crescita del brand Jeep con vendite in aumento a 2 milioni al 2018 rispetto agli 1,9 milioni, ma le attese maggiori erano sulla strategia per Alfa Romeo.

L'amministratore delegato di Fca sposta in avanti gli obiettivi: i lanci previsti entro il 2018 avverranno tra il 2017 e la prima metà del 2020. Non si sa se questo peserà sulla produzione negli stabilimenti italiani, in particolare su Mirafiori e Pomigliano, che secondo i sindacati sono quelli più in difficoltà. Sono le due fabbriche che potrebbero essere più penalizzate dal ritardo di Alfa Romeo. Marchionne non dice se l'obiettivo della piena occupazione è confermato al 2018 o slitta alla prima metà del 2020. È una questione che sarà al centro dell'incontro con i sindacati a marzo.
 

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Giovedì 28 Gennaio 2016 - Ultimo aggiornamento: 29-01-2016 16:39 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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