Un manager della Volkswagen

Volkswagen, un software sofisticato per
ingannare i controlli Usa sull'inquinamento

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Un fatto molto grave che mette sul banco degli imputati la Volkswagen, ma anche il motore diesel sul quale hanno investito molto numerosi costruttori, non solo tedeschi. In Italia e in molti paesi d'Europa la quota di mercato delle vetture a gasolio supera il 50%. Il diesel ha un rendimento più elevato del benzina (il rapporto di compressione è più alto) consuma meno ed emette meno CO2. Vantaggi non di poco visto che i limiti imposti ai costruttori anche dalla Ue riguardano proprio l'anidride carbonica.

A suo svantaggio ci sono le emissioni di particolato (polvere sottili) e ossidi di azoto (NOX) che sono stati man mano trattati con interventi alla combustione e, soprattutto, allo scarico. Ci sono delle normative di omologazione che stabiliscono i limiti delle varie sostanze, ma i risultati di questi test differiscono in modo sostanziale dai valori nel normale utilizzo. Differenze tollerate (arrivano anche al 40-50%) che pure i consumatori conoscono.

Se le accuse dell'Epa sono vere è profondamente diverso quanto accaduto nel caso Volkswagen. L'azienda di Wolfsburg, che per rafforzarsi in Nord America aveva puntato proprio sul diesel, era stata messa in guardia: i suoi TDi andavano molte volte oltre i limiti consentiti e, a quanto pare ma tutto dovrà essere dimostrato, per risolvere il problema avrebbe studiato il software proibito che si accorgeva se erano in atto misurazioni di inquinamento e tagliava le emissioni per poi ridare potenza (e veleni nell'aria) nel normale utilizzo.

Oltre alle accuse circostanziate contenute nell'atto ufficiale dell'Epa (per il momento non ha ordinato richiami e ipotizzato sanzioni) i media Usa hanno cercato di ricostruire l'accaduto. Tutto sarebbe partito un anno fa, nell'ottobre del 2014, quando Peter Moch e John German, due specialisti dell'Icct avevano iniziato delle misurazioni sulle emissioni di alcune vetture a gasolio (due Volkswagen e una di un altro costruttore) nel normale utilizzo su strada. I valori riscontrati, non solo non erano in linea con la direttiva Euro 6 europea, ma nemmeno con la vecchia Euro 5.

Appurata l'enormità delle differenza gli esperti decidono di approfondire ed elaborano una nuova tecnica di misurazione in collaborazione con la West Virginia University. I modelli in questione effettuano test sulle highway americane attraversando gli States da Sud a Nord, da San Diego a Seattle, i risultati vengono poi confrontati con i test in laboratorio delle stesse auto.

Evidente che qualcosa non quadra, i valori sono superiori da 15 a 35 volte. Vale la pena di ricordare quanto le autorità Usa siano dure con i costruttori poco trasparenti. General Motors ha recentemente pagato 900 milioni per il problema al blocchetto di accensione, Toyota 1,2 miliardi qualche tempo fa per problemi all'acceleratore (in entrambi i casi ci sono state vittime). Nulla in confronto ai 18 miliardi che rischierebbe Volkswagen.
G.Urs.


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Martedì 22 Settembre 2015 - Ultimo aggiornamento: 10:23
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