Vetture Volkswagen sullo stand di un salone

Volkswagen, 11 milioni i veicoli truccati.
Il titolo crolla ancora in Borsa: -20%

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Fino a 11 milioni di auto truccate. I timori per una multa da 18 miliardi di dollari, il titolo in borsa in picchiata e 24 miliardi di euro bruciati in due giorni. Ma aldilà dei numeri, che tentano di dare la portata dello scandalo Volkswagen, il danno effettivo è per ora semplicemente incalcolabile.
Il gruppo è il marchio simbolo dell'affidabilità tedesca: in gioco c'è il buon nome del made in Germany, e quindi le prestazioni dell'export della locomotiva d'Europa in tutto il mondo. Anche la cancelliera Angela Merkel è intervenuta, chiedendo che sia chiarito tutto nella «massima trasparenza».

Berlino si muove: il ministero dei Trasporti ha istituito una commissione di inchiesta che sarà nella sede legale di Vw già in settimana, e giovedì il caso approderà nel Bundestag. Ma potrebbero esserci risvolti anche politici, dal momento che secondo die Welt on line una risposta parlamentare del dicastero di Alexander Dobrindt ai Verdi del 28 luglio scorso dimostra che l'esecutivo tedesco fosse al corrente delle tecniche per truccare i dati sull'antismog. E anche Bruxelles, stando alla stessa fonte, ne era a conoscenza.

Gli interventi sull'operato di Volkswagen si moltiplicano: la Ue ha affermato di star seguendo la questione in modo serio; nei singoli paesi si avviano inchieste - anche in Italia il ministero dei Trasporti ne ha avviata una, e ha chiesto spiegazioni - i consumatori sono ovunque sul piede di guerra e perfino l'Onu si è detto preoccupato. «I nuovi veicoli Euro6 diesel attualmente distribuiti in Europa «sono conformi alle leggi e agli standard di inquinamento», ha intanto assicurato Volkswagen spiegando che il gruppo «sta lavorando il più velocemente possibile» per chiarire quanto accaduto.

Gli occhi di tutti sono puntati sulla seduta del consiglio di sorveglianza di domani. E sul ceo, Martin Winterkorn, che ha chiesto ancora una volta oggi scusa. Facendo capire che - desolazione a parte - non intende rinunciare al suo posto. Lo scenario è disastroso: le azioni ordinarie della Volkswagen hanno perso il 16,8% nel listino di Francoforte. L'azienda ha annunciato un maxi accantonamento da 6,5 miliardi per fronteggiare l'inchiesta negli Usa, annunciando un allarme sugli utili 2015. Angela Merkel ha sollecitato «che i fatti vengano messi sul tavolo in piena trasparenza» mentre un giornale ha annunciato che il numero uno del gruppo si dimetterà domani.

«Non ho ancora tutte le risposte alle domande, ma stiamo mettendo tutti i fatti sul tavolo e si lavora intensamente», per fare chiarezza ha replicato Winterkorn apparso nuovamente oggi, visibilmente contrito, in un videomessaggio sul sito della Volkswagen, dove ha ribadito: «Mi dispiace infinitamente per questa rottura della fiducia. Le irregolarità sui motori diesel sono il contrario di tutto ciò per cui sta Volkswagen». E ancora «mai più manipolazioni del genere», ha detto, chiamando per nome il reato di cui si è macchiata l'azienda che ha aggirato le norme antismog facendo ricorso ad un sofisticato software in grado di alterare i risultati dei test sulle auto.

L'accusa per la quale negli Usa si è aperta una inchiesta penale ed è stato chiesto di ritirare 500 mila veicoli dal mercato. Ma Winterkorn ha anche tentato di difendere l'azienda sana: «Molto viene messo in dubbio in questo momento, lo capisco. Ma sarebbe sbagliato che per i brutti errori di pochi finisse nel sospetto generale il lavoro duro e onesto di 600 mila persone. Questo la nostra squadra non lo ha meritato. Perciò vi chiedo e vi chiediamo di continuare a riporre fiducia nel nostro percorso».

È chiaro il tentativo di non mollare in un momento in cui diverse persone hanno fatto capire che dovrebbe, invece, dimettersi. Secondo il Tagesspiegel, l'ad non avrebbe più sostegno da parte del consiglio di sorveglianza, e questo sarebbe pronto a metterlo alla porta - dopo averlo difeso appena qualche mese fa nella guerra con Ferdinand Piech - sostituendolo col capo di Porsche Matthias Mueller.

L'azienda ha subito smentito: «sciocchezze». Ma intanto sono diversi gli analisti che in giornata hanno fatto notare che la fiducia non può essere ripristinata se nessuno pagherà ai vertici.

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Martedì 22 Settembre 2015 - Ultimo aggiornamento: 23-09-2015 10:43 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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