A sinistra, la Willys MB del 1943, a destra l'attuale Wrangler nella fabbrica di Toledo

Settantenne d'assalto: da Roma agli Usa
una Jeep del 1943 torna dove è nata

di Sergio Troise
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ROMA - Da veicolo militare a fuoristrada di successo in tutto il mondo. E’ la storia della Jeep, inseparabile “arma” dell’esercito americano durante la seconda guerra mondiale, ma anche la più amata dagli italiani negli anni del dopoguerra: poveri ma belli, ce ne facemmo regalare migliaia di esemplari, rimasti da noi al servizio delle forze militari e di polizia, e poi finite, in gran parte, nei garage di fuoristradisti della prima ora. Oggi una Willys dell’epoca è un pezzo da collezione ben quotato, che l’ASI (Automotoclub Storico Italiano) cerca di preservare dall’oblio e dall’incuria. Un’opera meritoria, che il 3 giugno scorso ha vissuto un momento di grande visibilità sull’asse Italia-Usa, quello che unisce – vale la pena ricordarlo – la Fiat alla Chrysler, che del marchio Jeep è titolare.

Viaggio nel tempo.
Una Jeep Willys MB del 1943 ha dunque compiuto un viaggio da Roma a Toledo (Ohio), dove viene prodotta oggi la Wrangler, discendente della piccola grande protagonista della seconda guerra mondiale. Dopo aver attraversato l’Atlantico e aver viaggiato attraverso i tre stati americani del New Jersey, della Pennsylvania e dell’Ohio, la progenitrice dell’attuale Wrangler ha raggiunto lo stabilimento Toledo Assembly Complex di Chrysler Group e lo storico sito produttivo dove venne costruita giusto 70 anni fa, il 3 giugno 1943, un mese prima dello sbarco in Sicilia. Al volante c’era il giornalista della Rai Vittorio Argento (proprietario dell’auto dal 1984), sostenuto nell’impresa dall’ASI, che alla protagonista del “ritorno alle origini” ha assegnato la Targa Oro, riconoscimento attribuito alle migliori auto storiche. Il raid è stato inserito tra gli eventi dell’Anno della cultura italiana negli Usa e per questo ha avuto anche il supporto della nostra ambasciata a Washington.

Affidabilità straordinaria.
Considerano l’età e l’epoca della progettazione, la progenitrice delle moderne fuoristrada 4x4 ha dimostrato una efficienza stupefacente. L’auto ha infatti percorso oltre 800 miglia in cinque giorni senza accusare gravi problemi. Ciò conferma la straordinaria qualità del veicolo, ma anche il buon lavoro di restauro e di manutenzione svolto dal proprietario e dai consulenti dell’ASI, da sempre in prima linea per salvaguardare il patrimonio motoristico storico, nel rispetto delle caratteristiche d’origine.

Accoglienza trionfale.
La Jeep del ’43 ha ricevuto a Toledo accoglienze trionfali da parte della dirigenza, delle maestranze dello stabilimento produttivo e delle autorità cittadine. All’ingresso – ha raccontato Vittorio Argento – tutti i dipendenti si sono fatti trovare schierati e muniti di cellulari e fotocamere per salutare la “nonnetta” che tornava a casa dopo 70 anni. Quando l’auto è passata tra le linee di montaggio dell’attuale Wrangler gli operai hanno sospeso il lavoro, poi la Willys è stata messa di muso contro una Rubicon bianca per la cerimonia di saluto. Tutti chiedevano informazioni, la toccavano e si facevano fotografare.

Da Overland a Jeep Parkway.
La Willys con le stellette è passata alla Jeep Parkway, dove una volta c'era lo stabilimento Overland, dal quale l’auto uscì finita giusto 70 anni fa. Pur essendo oggi una landa desolata, al centro svetta una grande ciminiera con la scritta Overland, monumento cittadino. Numerosi i rappresentanti della Toledo Port Authority presenti, seguiti per l’occasione da un codazzo di giornalisti. Non sono mancati i discorsi ufficiali, gli scambi di omaggi, gli applausi. In serata, la nonnetta settantenne è stata accolta con applausi a scena aperta e immagini in diretta su mega schermo nel campo dei Mud Hens, la locale squadra di baseball. Il sindaco di Toledo, Michael P. Bell, ha anche lanciato l’idea di aprire un museo della Jeep, e per questo gli è stata offerta la consulenza dell’ASI.

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Giovedì 6 Giugno 2013 - Ultimo aggiornamento: 06-04-2016 11:42 | © RIPRODUZIONE RISERVATA