Spese aeroporto di Frosinone:
assolto il senatore Scalia
D'Amico e Picano a processo

Il senatore Francesco Scalia
di Pierfederico Pernarella
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Giovedì 22 Giugno 2017, 13:53
Il senatore Francesco Scalia, giudicato con rito abbreviato, assolto perché il fatto non costituisce reato, Giacomo D’Amico e Gabriele Picano, che hanno scelto il rito ordinario, rinviati a giudizio con rito ordinario.
Queste le decisioni prese ieri dal gup del tribunale di Frosinone Bracaglia Morante in merito al procedimento penale riguardante il progetto, mai realizzato, dell’ aeroporto del capoluogo. A tutti, in qualità di ex presidenti dell’Adf spa, il reato contestato è quello di peculato. Per tutti la procura ha contestato il reato di peculato, ossia l’appropriazione di denaro pubblico da parte di un pubblico ufficiale o di un incaricato di pubblico servizio.
LE CONTESTAZIONI
La tesi della procura formulata in base agli accertamenti condotti dalla Digos, si fonda sul presupposto che la Adf spa (la società creata appositamente per la realizzazione dell’ aeroporto), sia stata mandata avanti nonostante il progetto dello scalo aeroportuale fosse irrealizzabile. Questo almeno, scrive il sostituto procuratore Adolfo Coletta nell’avviso di chiusa inchiesta, dei pareri negativi espressi tra il 2006 e il 2007 sia dal Ministero dei Trasporti che dall’Enac. Nonostante questo, secondo la tesi la procura, gli indagati, nella veste di presidenti della spa, «si appropriavano di denaro pubblico erogato dalla Provincia di Frosinone e lo destinavano ad alimentare la improduttiva operatività della società sostenendo rilevanti costi afferenti, fra l’altro, all’aumento del capitale sociale della stessa Adf spa, alle remunerazione di sé medesimi, dei membri dei consigli di amministrazione, dei membri dei collegi sindacali, dei dipendenti, di inutili consulenti, di progettisti». E poi viaggi, cene, gadget. La somma complessiva contestata è pari a 3.253.842 euro.
LA POSIZIONE DEL SENATORE
Una tesi, quella della Procura, che non ha retto per ciò che riguarda la posizione di Scalia, che ha ricoperto il ruolo di presidente dell’ax Adf spa per il periodo più lungo (dal 2003 al 2009). Il senatore, difeso dall’avvocato Gianrico Ranaldi, ha scelto di farsi giudicare con rito abbreviato, rito in cui la decisione viene presa direttamente dal giudice della fase preliminare. La pronuncia del Gup Bracaglia Morante è arrivata ieri: assoluzione perché il fatto non costituisce reato. Bisognerà ora attendere tre mesi per conoscere le motivazioni della sentenza. È probabile che il giudice si sia basato su l’elemento psicologico e non abbia riconosciuto il dolo. Gli indagati hanno anche contestato la sussistenza del reato di peculato sostenendo di non aver rivestito, in qualità di presidenti di una società partecipata, il ruolo di pubblici ufficiali.
GLI ALTRI DUE IMPUTATI
In base alle motivazioni della sentenza si capirà anche quali potrebbero essere le sorti giudiziarie degli altri due imputati che rispondono delle stesse identiche accuse: Giacomo D’Amico e Gabriele Picano, rispettivamente difesi dagli avvocati Calogero Nobile e Mario Di Sora. Entrambi hanno scelto il rito ordinario e per loro il Gup ha deciso il rinvio a giudizio. La prima udienza del processo è stata fissata per il 6 ottobre. Nel procedimento la Provincia di Frosinone si è costituita parte civile con l’avvocato Giorgio Pongelli.
Era indagato anche l’ex direttore generale di Adf spa, Alessandro Minotti (difeso dall’avvocato Pierpaolo Dell’Anno), ma per lui è stato lo stesso pm Coletta a chiedere l’archiviazione. Richiesta accolta dal Gup.
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