MONACO - Piccole e agili, potenti quanto basta per garantire divertimento ed emozioni, meglio se a trazione posteriore per assaporare fino in fondo il piacere della guida, del sapiente controllo della spinta che arriva da dietro. Delle classiche spider protagoniste dei ruggenti Anni 60 e dei sogni di molti giovani dell'epoca si è quasi persa la traccia. Una tradizione che pareva estinta si è risvegliata nel 1989, quando Mazda diede corpo a una felice intuizione con la MX5, ancor oggi tra le interpreti più apprezzate di un panorama più ampio, ma non troppo.

Icona bavarese. A dare alla rinascente categoria il prestigio e il lustro consentiti dall'etichetta premium ha pensato la BMW, dapprima con la Z3 e successiva con la Z4, ancora sulla cresta dell'onda come interprete della sportività interpretata dalla casa bavarese e finalizzata a privilegiare il piacere della guida senza necessariamente ricorrere alle potenze esagerate che pure non mancano nel suo arsenale tecnologico. Adesso per la Z4 è tempo di cambiare, di aggiornare - ma non stravolgere - la gamma con un oculato restyling.

Cambiamenti. Dal punto di vista estetico, ha prevalso il concetto «squadra che vince non si tocca». Le dimensioni sono rimaste le stesse, come pure le proporzioni inconfondibili caratterizzate dal passo generoso, il lungo che culmina nell'aggressivo frontale che presenta i doppi proiettori circolari circondati dall'inconfondibile corona delle luci diurne a Led e racchiusi in una fluida calotta che si prolunga nella fiancata fino al livello dei passaruota anteriori. Le tipiche «branchie» laterali si caratterizzano per il nuovo disegno della cornice cromata nella quale sono integrati gli indicatori di direzione. L'hard top metallico si apre automaticamente in 19 secondi, anche in movimento fino a 40 km orari, andando a collocarsi nel vano bagagli e riducendone drasticamente la capienza, da 310 a 180 litri. La novità più significativa è comunque nascosta nel cofano: si tratta del motore 2.0 da 156 cv della Z4 sDrive18i che va a collocarsi alla base di una gamma ora composta di 5 modelli.

La meccanica. Restano infatti a listino tutti i preesistenti propulsori, e cioè i 4 cilindri 2.0 della sDrive20i da 184 cv e della sDrive28i da 245 cv, oltre al 6 cilindri 3.0 declinato nel livelli di potenza di 306 e 340 cv che danno vita alla sDrive35i e all'ancor più sportiva is. Tutti i motori sono Turbo TwinPower, mentre il terzetto dei 4 cilindri già rispetta le norme antinquinamento Euro 6 ed è offerto con il cambio manuale a 6 marce (e in tal caso c'è lo start/stop automatico) o in opzione con un automatico a 8 rapporti. Per quanto riguarda i 6 cilindri, l'automatico doppia frizione a 7 marce è standard sul modello più potente e opzionale per la 35i che di serie ha il manuale.

Su strada. Per la prima presa di contatto con la rinnovata Z4 sulle strade attorno a Monaco, l'unica versione disponibile era proprio quella al top della gamma. E non c'è stato neppure bisogno di mettere alla frusta i 340 cv (ipotesi sconsigliabile, visto il limitato senso dell'umorismo della polizia tedesca) per verificare che la Z4 non ha perso un briciolo del suo appeal. Precisa nelle curve, pronta a scattare rabbiosamente, di una stabilità a tutta prova, ha regalato l'emozionante (e consolante) sensazione che a decidere le traiettorie e la condotta di guida sia chi impugna il volante e non l'ormai onnipresente e onnisciente elettronica. Che è presente, è sempre pronta a correggere eventuali errori ma senza essere mai risultare troppo invasiva.

La gamma. Con l'arrivo della nuova motorizzazione d'ingresso è stato ridefinito il ventaglio dei prezzi della Z4, che da 2009 - debutto dell'attuale generazione - è stata venduta in Italia in 4.069 unità. Il listino parte ora dai 36.950 euro della new entry 18i per arrivare ai 61.280 della top di gamma da 340 cv.