Una fabbrica di auto

Leggi e normative, l'Italia
si ostina ad ignorare L'Europa

di Osvaldo De Paolini
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Come spesso capita quando si è presi dall’ansia di far quadrare la contabilità di casa, e perciò si commettono errori per la scarsa lungimiranza delle scelte, allo stesso modo il governo italiano - alle prese con problemi di contabilità indubbiamente gravi - persiste nell’errore di mirare all’uovo oggi sacrificando la gallina di domani.

Il caso del regime fiscale applicato alle auto aziendali è in questo senso esemplare, tanto più che a lungo andare l’uovo rischia di essere sempre più striminzito.

Non è infatti un caso se l’Italia è il Paese tra i cinque big europei (gli altri sono Germania, Gran Bretagna, Francia e Spagna) che vanta la quota di gran lunga minore di auto aziendali (il 36,2%) sul totale dell’immatricolato. Esattamente l’opposto, per esempio, di quanto accade in Germania, dove le auto aziendali rappresentano il 62,1% delle vendite, mentre i privati vantano solo il 37,9%.

Un trend invertito che non ha nulla di misterioso. Per averne contezza basta mettere in fila le condizioni fiscali applicate dai tedeschi a questa voce di bilancio. Si scopre così che per le auto aziendali in Germania la deducibilità è illimitata, la quota ammortizzabile è per l’intero, il costo ammortizzabile è anch’esso illimitato mentre la detraibilità dell’Iva è al 100 per cento.

Ebbene, se si esclude il criterio della deducibilità, dove si incontrano variazioni ma pur sempre di segno favorevole, le condizioni di favore citate valgono per tutti i principali Paesi europei. Salvo che per l’Italia, dove la deducibilità si ferma a 18.076 euro, la quota ammortizzabile è limitata al 20%, il costo ammortizzabile è fermo a 3.615 euro e la detraibilità dell’Iva ridotta al 40%.

Visto il punto di partenza non si fatica a comprendere perché le auto aziendali in Italia abbiano vita stentata. Non bastasse, di recente sul settore è caduta un’altra tegola. Dopo aver sperimentato nel 2013 la riduzione della quota deducibile, di recente il governo italiano è riuscito a ottenere da Bruxelles una speciale deroga sul fronte dell’Iva: invece di tornare alle condizioni del 2007, quando anche le auto aziendali italiane godevano della detraibilità del 100%, resterà il limite del 40% fino al dicembre del 2016.

Perciò reiterando una situazione punitiva che non ha alcuna ragione economica e che contribuisce a distinguerci in modo negativo dal resto d’Europa. Peraltro, se è vero che questo regime serve a fornire un piccolo sollievo immediato sul fronte del gettito erariale, inibisce però la possibilità di un grande gettito in prospettiva, a fronte di un business di settore assai più ampio. Per capirlo, non ci vuole un grande studio.

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Venerdì 28 Novembre 2014 - Ultimo aggiornamento: 11-12-2014 07:13 | © RIPRODUZIONE RISERVATA