Fabrizio Longo numero uno di Audi in Italia

Fabrizio Longo, direttore Audi Italia:
«Investire anche quando c'è la crisi»

di Giorgio Ursicino
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ROMA - Premium da premio. Quattro Anelli di lusso. Di eleganza ed esclusività. Soprattutto di tecnologia. È l’Audi, uno dei brand di prestigio del Volkswagen Group, quello che più di ogni altro spinge la corsa del gigante di Wolfsburg verso la leadership mondiale del settore automotive. Il successo planetario dell’azienda di Ingolstadt è storia recente. Una crescita vertiginosa. Ma le radici del brand sono antiche e gloriose. Nonostante esistano vetture Audi da oltre un secolo, l’attuale filosofia nasce negli anni Settanta e decolla il decennio successivo quando al timone dell’azienda arriva Ferdinand Piech, il nipote di Ferdinand Porsche, l’ingegnere che ha accompagnato Volkswagen sull’olimpo e che tuttora presiede il Consiglio di Sorveglianza. Forse l’uomo che più di ogni altro ha inciso sul mondo dell’auto nei decenni a cavallo del Millennio. Fabrizio Longo, numero uno di Audi Italia, ci racconta le ultime vicende della casa bavarese, nel nostro paese e negli altri continenti.

Dottor Longo, si è chiuso da poco il semestre, come è andato?
«Bene direi, nel mondo continuiamo crescere. E abbiamo stabilito un altro record, mai avevamo venduto tante vetture nei primi sei mesi dell’anno: 869.350, l’11,4% in più rispetto allo stesso periodo del 2013. In metà anno abbiamo già consegnato più auto che nell’intero 2005 e siamo in linea per centrare il target 2014 di 1,7 milioni».

Gli affari vanno bene dappertutto?
«Anche in Europa abbiamo stabilito un nuovo primato nel semestre, nonostante il mercato non sia quello degli anni migliori. In Cina, con un +17,8%, per la prima volta siamo andati oltre le 250 mila unità in sei mesi. Nel solo giugno più di 50 mila consegne, siamo primi fra i premium e quest’anno andremo oltre il mezzo milione di immatricolazioni».

In Nord America non avete ancora un fabbrica operativa, è più difficile contrastare i vostri tradizionali rivali?
«Andiamo bene anche lì, +21,2%, l’area Nafta e quella dove siamo cresciuti di più».
In Italia la ripresa non c’è ancora, siete meno allegri?
«Il mercato non è ripartito, ma si intravede qualche buon segnale. Nel semestre le vendite totali sono aumentate del 3,34%, le nostre sono salite dell’8,25%. Dal 2008 siamo leader fra i premium ed ora la nostra quota è del 3,81%. Siamo ai vertici anche nell’importante settore delle flotte aziendali e dell’utenza professionale».

Avete una formula segreta?
«La qualità delle nostre auto, la globalità del business, l’ampiezza della gamma. Abbiamo sempre continuato ad investire anche in periodi da noi molto difficili. Sia nel prodotto che nel brand, i valori intangibili: è in atto un piano di investimenti da 22 miliardi di euro entro il 2018, il nostro più grande di sempre».

Quale linea vi guida?
«Il nostro posizionamento storico è “avanguardia tecnologica”, un manifesto perfetto per il brand sul quale siamo sempre stati moto credibili».

Quali sono le vostre innovazioni?
«Il simbolo è “quattro”, la trazione integrale introdotta 30 anni fa dall’ingegner Piech. Una rivoluzione poi diventata evoluzione: ora il 44% delle vendite Audi in Italia è quattro, il 100% nell’alto di gamma, tutti i nostri modelli possono essere quattro, dalla 1 alla 8. Ma abbiamo alle spalle anche 25 anni di successi TDI a abbiamo introdotto per primi la scocca in alluminio. E poi, più di recente, e-tron con cui abbiamo dominato la 24 Ore di Le Mans, una vera scossa per il settore delle ibride».

Cosa ha di particolare?
«Rispetta il nostro credo: vogliamo migliorare l’efficienza senza penalizzare prestazioni e piacere di guida. La nuova A3 e-tron Hybrid plug-in è tutto questo: ha oltre 200 cv, supera i 220 km/h, emette appena 35 gr/km di CO2, cioè nel ciclo combinato percorre 100 km con 1,5 litri di benzina. Può viaggiare 50 km zero emission ed entrare in molte zone a traffico limitato. Nessuna rinuncia, nessuna scelta depressiva e mortificante».

La sportività è quindi un tema a cui rimanete fortemente legati?
«Certamente, lo Sport è nel nostro Dna, per noi correre è vivere e gli investimenti fatti nelle gare hanno una ricaduta tecnologica sulla produzione di serie. Alla 24 Ore abbiamo introdotto e sviluppato anche l’iniezione diretta di benzina e i fari al laser, efficienza ma anche sicurezza».

Quale altra novità vi rende particolarmente orgogliosi?
«L’approccio “ultra”, la continua ricerca della leggerezza per incrementare l’efficienza: ogni nuovo modello che abbiamo lanciato pesa 80-100 chili meno del precedente. Poi il metano, abbiamo sdoganato questo tipo di alimentazione, accompagnandola nell’area premium. Anche in questo caso siamo stati credibili, abbiamo dimostrato che su un’Audi il metano può essere una scelta consapevole, matura, moderna. In pochi mesi la A3 Sportback g-tron ha già raccolto oltre mille ordini e il 70% non erano nostri clienti: abbiamo aperto le porte del mondo premium ai “generalisti aspirazionali”».

Nella gamma c’è un modello che vi dà più soddisfazione?
«La nostra offerta è molto ampia e crescerà ancora, dagli attuali 49 modelli saliremo a 60 nel 2020. Ma è anche bilanciata. La A3 è la nostra spina dorsale, rappresenta oltre il 30% delle vendite in Italia e negli ultimi mesi è cresciuta del 60%. Molto bene anche la famiglia Q, con la nuova versione Verve di Q3 siamo riusciti ad attrarre anche il pubblico femminile».

Come siete messi con l’infotainment?
«All’avanguardia. Pensiamo alla connettività dal primo momento, ma non deve essere invasiva e inutile, non è un gadget. Prima legava il cliente all’auto, ora lo fa con l’ambiente. Deve fornire dei reali vantaggi per la vita dell’utilizzatore. A Berlino abbiamo una App che consente di trovare il parcheggio, collaboriamo attivamente con Google e Apple. La nuova generazione di TT che stiamo per lanciare è un’icona stilistica, un sogno. Ma anche un mix perfetto di tradizione sportiva e modernità tecnologica, adotta soluzioni di connettività mai viste in precedenza».

Tutte le reti di vendita in Italia sono sotto pressione. La vostra?
«Anche da noi c’è stata una selezione naturale, ma abbiamo fatto gioco di squadra fra rete e brand ed ora vediamo la fine del tunnel. Non è stata una crisi solo di volumi e ci ha spinto ad indirizzarci in quelle aree del business a più alta redditività. Vogliamo essere all’avanguardia non solo del prodotto, ma anche dell’aspetto commerciale, nel post vendita siamo ai vertici per soddisfazione del cliente. La gestione del brand è fondamentale, il posizionamento si costruisce in decenni e non va sacrificato per i volumi».

Avete qualche nuova iniziativa in questo campo?
«Sta per partire il progetto “Innovative Thinking”, vogliamo affiancarci alle mille persone che in questo periodo difficile si sono dimostrate creative, intraprendendo nuove attività di successo in settori di eccellenza. Vogliamo accompagnare e farci accompagnare da chi sa essere innovatore e visionario e, come noi, trasforma la crisi in opportunità».

Il governo può dare una mano al settore?
«C’è molto da fare. La differenza di trattamento fiscale delle auto aziendali rispetto agli altri paesi è anacronistica e bisognerebbe migliorare rapidamente le infrastrutture che consentono il più facile utilizzo delle vetture elettriche e ibride plug in e di quelle a metano».


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Giovedì 28 Agosto 2014 - Ultimo aggiornamento: 03-09-2014 09:25 | © RIPRODUZIONE RISERVATA