Il dispositivo messo a punto dalla Volvo che individua automaticamente i ciclisti, avvisa e frena se necessario

Gli automobilisti non vedono i ciclisti:
rischiano più di motociclisti e pedoni

di Sergio Troise
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NAPOLI - Quando siamo al volante concentriamo la massima attenzione sulle altre automobili, mentre nel 22% dei casi non vediamo i ciclisti, pur avendoli nel nostro raggio visivo; la percentuale si riduce al 15% per i motociclisti e al 4% per i pedoni. I dati, allarmanti, emergono da uno studio commissionato da Direct Line, la più grande compagnia di assicurazioni on line. Considerando che il numero di italiani che vanno in bicicletta è stimato in circa 25 milioni, emerge che sono cinque milioni e mezzo i ciclisti “invisibili” sulle nostre strade.

Una tecnica scientifica e infallibile. Gli esperti che hanno lavorato alla ricerca, monitorando il comportamento di cento automobilisti cavie, hanno utilizzato l’innovativa tecnologia Eye Tracking, in grado di tracciare l’orientamento del cristallino dei guidatori. I partecipanti hanno dovuto inforcare occhiali speciali, in grado di individuare e segnalare l’esatto punto su cui si focalizza lo sguardo attraverso il tracciamento dei micromovimenti impressi sulla cornea. Tali movimenti vengono registrati su una pellicola, permettendo a ricercatori specializzati di stabilire con precisione dove i guidatori focalizzino il proprio sguardo mentre sono al volante.

Non solo imprudenza e disattenzione. Dai dati emersi affiora uno scenario differente dal solito, che sfugge alle consuete generalizzazioni tendenti a ripartire non meglio precisate colpe tra ciclisti e automobilisti. Certo, imprudenza e distrazione potranno sempre incidere sulle cause di un sinistro, tuttavia questo studio rivela che certi incidenti possono essere provocati da una vera e propria “attitudine psico-fisica”. In pratica, dal momento in cui ci si mette al volante si assume più o meno inconsapevolmente una prospettiva sbilanciata, molto focalizzata sulle altre automobili, che – spiegano gli autori della ricerca – “diventano l’unità di misura dello spazio circostante a discapito degli altri attori della scena”. E i ciclisti diventano dunque, improvvisamente, “invisibili e a rischio incidente”.

L’influenza dell’età e del sesso. Le donne che hanno preso parte allo studio hanno avvistato un minor numero di ciclisti rispetto ai loro colleghi maschi. Anche in questo caso il dato è allarmante: 26% di “ciclisti invisibili” per le donne, 17% per gli uomini. Discorso simile tra giovani e anziani: il 31% dei ciclisti è stato perso di vista da automobilisti di età compresa tra i 20 ed i 29 anni; il 21% è sfuggito a quelli di età compresa tra 50 e 59.

Le colpe del navigatore satellitare. Lo studio ha evidenziato che gli automobilisti che utilizzano il navigatore hanno meno probabilità di individuare un ciclista rispetto a quelli che si affidano al proprio senso dell’orientamento: chi guida “all’antica”, senza i supporti della moderna tecnologia satellitare, può farsi sfuggire il 19% dei ciclisti incrociati sulla propria strada, mentre la percentuale dei ciclisti “invisibili” sale al 24% quando si utilizza un navigatore. In questo caso alla Direct Line parlano di “dato scioccante”. E hanno ragione: è la prova di come, in certi casi, gli effetti collaterali dell’innovazione tecnologica possano risultare terribilmente nocivi.

Rimedi allo studio dei produttori.
Al netto della distrazione provocata dal navigatore (ma in verità, e senza necessità di conferme da parte degli studiosi, nel discorso rientrano anche l’autoradio, il condizionatore manuale, tasti e manopole sparsi qua e là per avviare dispositivi più o meno necessari), l’industria sta facendo grandi sforzi per migliorare la sicurezza attiva: sempre più frequentemente le auto sono dotate di dispositivi in grado di provvedere in automatico a risolvere situazioni di pericolo, come il mantenimento della corsia di marcia e della distanza di sicurezza, gli avvisatori di stanchezza, gli abbaglianti “intelligenti” e tanto altro.

Volvo in prima linea. La casa svedese è stata la prima a scendere in campo con un dispositivo specifico salva ciclisti (e pedoni). Si chiama Pedestrian & Cyclist Detection, è stato presentato nel marzo scorso a Ginevra ed è disponibile su V40, S60, V60, XC60, V70, XC70 e S80. La rivoluzionaria funzionalità è una estensione del sistema di rilevamento dei pedoni introdotto nel 2010: in pratica il sistema rileva, attraverso radar, sensori e telecamera, la presenza di ciclisti che si spostano all’improvviso davanti all’auto e, in caso d’emergenza, attiva la frenata automatica completa. Secondo Volvo “operare su questo versante è fondamentale in quanto circa il 50% degli incidenti in cui muore un ciclista in Europa vede coinvolta un’automobile. Una cifra spropositata che ci proponiamo di ridurre drasticamente”. Chissà se nelle polizze di Direct Line se ne terrà conto.

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Mercoledì 5 Giugno 2013 - Ultimo aggiornamento: 13-06-2013 08:52 | © RIPRODUZIONE RISERVATA