La nuova generazione di Toyota Aygo durante la prima prova su strada

Toyota City, arriva la nuova Aygo:
efficienza e funzionalità sposano il design

di Giorgio Ursicino
  • condividi l'articolo

MADRID - Chi fa da sé fa per tre» diceva il vecchio adagio. Con i tempi che cambiano in fretta, chiaramente non vale più. Anzi, facendo per tre si possono centrare obiettivi impossibili da raggiungere per solisti o lupi solitari.

A dimostrarlo è la solida partnership Toyota-PSA nel settore europeo delle citycar, un’alleanza che ora vede nascere una seconda generazione di vetture sempre più diverse fra loro, ma accomunate da caratteristiche decisamente vincenti. La Toyota, si sa, è uno dei costruttori più globali. L’azienda del settore automotive più grande e anche quella di maggior valore (nella classifica della capitalizzazione i rivali restano staccatissimi). Potrebbe sorgere un dubbio. Perché un colosso in grado di vendere in così tanti mercati collabora con altre aziende per realizzare un modello? La risposta è facile facile. L’Europa è la vera patria delle vetture piccole e gli automobilisti del nostro continente restano i più esperti ed esigenti, quelli che meno amano i prodotti troppo globali.

Così, per sviluppare un modello ad hoc è meglio coalizzarsi poiché da soli difficilmente si riuscirebbero a raggiungere i volumi necessari per ammortizzare l’ingente investimento. Della prima Aygo la Toyota è andata molto orgogliosa: un’auto perfettamente in linea con il Dna dell’azienda, un testimonial quasi perfetto dei valori del marchio. Patti chiari amicizia lunga: pur collaborando in grande armonia, giapponesi e francesi si sono divisi i compiti. Certo, entrambi hanno espresso i loro pareri e messo sul tavolo le proprie opinioni, ognuno ha pennellato il proprio design.

Ma l’accordo prevede che Toyota abbia la responsabilità dello sviluppo e della progettazione, PSA quella degli acquisti e del rapporto con i fornitori. Si era intuito già all’epoca, ma ora che sta per andare in pensione è ancora più netta la sensazione che la prima Aygo abbia lasciato un segno profondo nel suo segmento di mercato. Ha introdotto innovazioni concettuali alle quali si sono poi ispirati i più qualificati avversari e che tuttora restano un riferimento assoluto: grande efficienza, dimensioni compatte, magistrale sfruttamento dello spazio, affidabilità elevata, manutenzione al minimo, costi di gestione contenuti.

Tre cilindri da favola. Per non parlare della rivoluzione motoristica introdotta. La city Toyota è stata la prima vettura di produzione elevata con un’architettura del propulsore (3 cilindri) fino all’epoca considerata “povera” e adesso simbolo della tecnologia più avanzata e, soprattutto, adottata da tutti anche per cilindrate più elevate (oggi un 4 cilindri di un litro è archeologia motoristica). Certo, i meno esperti e i conservatori non capirono al volo, ma era evidente che si trattava di una svolta. Partendo da una base tanto qualificata bisognava fare la nuova Aygo. E non era mica facile La casa delle tre ellissi ha affidato la responsabilità del progetto ad uno dei suoi ingegneri più “internazionali”.

Un giapponese di nome David (Tarai è il suo cognome), nato in Australia e vissuto in giro per il mondo, avendo lavorato a lungo (sempre per Toyota dove è entrato nel 1981) sia negli Stati Uniti che in Europa. Un jap che conosce a fondo gli occidentali e che in Nord America ha gestito la collaborazione con General Motors. Tarai si è messo al lavoro già nel 2008 con dei target molto chiari: conservare intatto il concetto, migliorare efficienza, sicurezza e piacere di guida e conferire alla piccolina una personalità forte e giovanile.

Sotto il segno della X. Questo infatti prevede il nuovo corso dell’azienda voluto dal numero uno Akio Toyoda, un manager che non considera le auto dei semplici mezzi di trasporto, ma anche oggetti in grado di emozionare, un numero uno che adora guidare (ha partecipato alla 24 Ore del Nurburgring) e ha riportato Toyota alle corse (quest’anno punta a vincere la 24 Ore di Le Mans e il prossimo dovrebbe tornare nel Mondiale Rally). Toyoda ha aggiunto pepe al vecchio pallino Toyota: produrre le auto migliori. Ora devono avere anche uno stile intrigante ed essere molto piacevoli (addirittura divertenti) da guidare. I primi chilometri al volante confermano che Aygo 2 è tutto questo e, per chi conosce le Toyota, dà l’impressione di sentirsi a casa. New Aygo nasce nel segno della X.

Il design è caratterizzato dalla X con un originalissimo incrocio nel frontale che parte dal logo al centro della mascherina per tagliare in basso lo scudo paracolpi. In alto prosegue invece in una linea continua che ingloba i gruppi ottici anteriori (molti allungati e con la sofisticata tecnologia poliellissoidale) e la vetratura laterale, andando a ricongiugersi con i gruppi ottici posteriori verticali e il generoso lunotto esagonale (sempre tutto in vetro) proiettato verso il basso per facilitare le operazioni di carico. Ma hanno la X anche il nuovo cambio robotizzato (x-shift) e il raffinato sistema multimediale (x-touch). L’input non era solo di fare un’auto funzionale, doveva essere anche emozionale (Tarai e, soprattutto, Akio non avevano dubbi in proposito), una vettura che non passa inosservata e rende orgoglioso chi la sceglie.

Il capo designer Nobuo Nakamura ha seguito il tema stilistico “J-Playful” ispirato alla cultura contemporanea dei giovani giapponesi che pare adorino linee e forme molto audaci (il riferimento di Tarai è stato Astroboy, un robot fumetto con l’animo umano). Veramente d’impatto l’edizione Pop Orange con “dettagli” in Piano Black (quindi neri) e cerchi ruota della stessa tinta lucida. Eh sì, uno dei punti forti di Aygo è l’estrema possibilità di personalizzazione: alcune componenti estetiche (compresa la famosa X), sia esterne che interne, possono essere sostituite anche dopo l’acquisto, facendo sembrare l’auto come una novità.

Migliorare un gioiello. Se sull’estetica è una bella rivoluzione, Tarai ha lavorato di bisturi sulla meccanica: per intervenire su un’eccellenza bisogna andarci cauti. Millimetro qui, millimetro là, una coerente evoluzione senza strappi. Il passo è rimasto lo stesso (2.340 mm), la lunghezza è cresciuta di appena 25 mm (a 3.445 mm), l’altezza è diminuita di 5 mm (a 1.460 mm), le carreggiare sono state entrambe allargate di 8 mm. Migliorata anche l’aerodinamica (cx da 0,30 a 0,28 sulla Eco), l’abitabilità e la capacità di carico (di 29 litri, ora è di 168). Gli ingegneri a Toyota City hanno riprogettato la scocca, irrigidendola e alleggerendola grazie all’ampio utilizzo di acciai ad alta resistenza.

Rivisti pure l’assale torcente delle sospensioni posteriori e gli ammortizzatori per ridurre il rollio senza penalizzare il comfort. Anche sul propulsore si è lavorato con impegno e con l’attenzione che richiede un gioiello. Senza variare la potenza, i tecnici jap sono riusciti a spingere un po’ in alto la curva di coppia, rendendo quindi più immediata la risposta ai comandi dell’acceleratore e più piacevole il sound. Rapporto di combustione aumentato, camera di combustione rivista, peso ulteriormente ridotto per uno dei “cuori” più compatti e leggeri della categoria, il primo in questa classe ad adottare la fasatura variabile delle valvole.

I cavalli sono 69, i Nm di coppia 95, ma 85 spingono già a duemila giri (roba da turbo). Il cambio è stato migliorato, in particolare il l’automatico-robotizzato x-shift che consente di variare rapporto anche manualmente in maniera sequenziale, sia con la classica leva che con le paddle, senza quindi staccare le mani dal volante. Lo sterzo è più rapido e preciso (più diretto del 14%): confortevole in manovra, reattivo se si aumenta l’andatura e si guida in modo brillante. Al volante si apprezza subito l’agilità (da primato il raggio di sterzata) e la tenuta di strada, la silenziosità e la capacità di assorbire le asperità del fondo stradale. La velocità massima raggiunge i 160 km/h, le emissioni di CO2 sono di 95 gr/km, il consumo di 4,1 litri per 100 km (quasi 25 km con un litro) che scendono rispettivamente a 88 gr/km e 3,9 l/100 km nella speciale versione Eco.

  • condividi l'articolo
Lunedì 24 Marzo 2014 - Ultimo aggiornamento: 20-06-2017 10:25 | © RIPRODUZIONE RISERVATA