Il manichino di Marchionne

Manichino di Marchionne impiccato:
il Tribunale respinge appello licenziati

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NAPOLI - Il Tribunale del Lavoro di Nola (Napoli) da ragione alla Fiat Chrysler, e rigetta il ricorso di cinque ex operai dello stabilimento di Pomigliano d'Arco e del reparto logistico nolano, ritenendo che la manifestazione messa in atto lo scorso giugno dagli allora dipendenti del Lingotto, che inscenarono il suicidio di Marchionne, ha leso «l'immagine della società e del suo amministratore delegato».

Intanto Fca annulla l'appuntamento previsto oggi all'Unione Industriale di Torino dopo gli scioperi contro gli straordinari nei giorni festivi proclamati nei giorni scorsi dai metalmeccanici Cgil alla Sevel, a Termoli e a Melfi (secondo l'azienda l'adesione è stato intorno all'1%). La delegazione della Fiom, guidata dal coordinatore Auto Michele De Palma, ha incontrato quindi solo la direzione aziendale della Cnh, a cui ha illustrato la richiesta di aumento in paga base per 76 euro mensili.

E il sindacato parla di «alibi». La sentenza depositata oggi è destinata a fare storia e cambiare radicalmente le modalità di protesta davanti alle fabbriche italiane, a partire da quelle di Fca, ma che non arresta la lotta dei licenziati del Lingotto, i quali annunciano nuove proteste, a cominciare da domani con un'assemblea a Villa Medusa a Bagnoli, e poi a Roma, in occasione dell'assemblea per la costituzione della 'coalizione socialè lanciata dal segretario generale della Fiom, Maurizio Landini.

«La sentenza - hanno commentato i licenziati - cerca di fermare qualsiasi opposizione sindacale e di lotta all'interno ed all'esterno dello stabilimento di Pomigliano. Non possiamo certo protestare portando rose rosse a Marchionne. In questo modo si cerca di mettere fine alle manifestazioni, e viste le ultime notizie sulle modalità di sciopero in Fiat, l'azienda cerca anche di imporre dove, come e quando fare iniziative all'interno ed all'esterno delle fabbriche, e chi si oppone viene sbattuto fuori come accaduto a noi».

La vicenda ha inizio esattamente un anno fa, quando i cinque operai, insieme ad altri manifestanti, inscenarono il finto suicidio dell'amministratore delegato Sergio Marchionne davanti ai cancelli del reparto logistico di Nola (dove quasi la totalità dei circa 300 dipendenti era in cassa integrazione), nel giorno dei funerali di Maria Baratto, 47enne cassaintegrata del polo, che si era tolta la vita qualche giorno prima. Una settimana dopo i manifestanti inscenarono anche i funerali dell'Ad Fca, questa volta ai cancelli dello stabilimento di Pomigliano. Le manifestazioni furono ritenute lesive d'immagine dall'azienda, che quindi dispose i cinque licenziamenti.


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Giovedì 4 Giugno 2015 - Ultimo aggiornamento: 24-06-2015 13:43 | © RIPRODUZIONE RISERVATA