Un parcheggio di vetture aziendali

Valore, il fatturato batte i volumi: un
indicatore migliore della salute del business

di Nicola Desiderio
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​Il mercato dell’auto non va visto solo per i volumi, ma soprattutto per il denaro che fa circolare. Ne è convinto da anni l’Istituto Sperimentale di Marketing che dal 2006 svolge la ricerca “Mercato Auto a valore” che pesa la piazza attraverso il fatturato generato piuttosto che sul numero di targhe.

E i risultati sono sempre interessanti, anche per le auto aziendali e per misurare il loro crescente apporto nella creazione di valore. Una tendenza che trova conferma anche nei primi 9 mesi del 2015 dove, a fronte di una crescita dei volumi complessivi del 15,2%, quella del valore è sostanzialmente allineata raggiungendo un volume di affari pari a 22,281 miliardi di euro, non troppo distante dai disastrosi 23,683 miliardi di euro del 2013.

E questo vuol dire che, proseguendo con questo ritmo, sarà bastato solo la metà del mese di ottobre per pareggiare con 9 mesi e mezzo quello che due anni fa era stato movimentato nei 12 mesi, con molta fatica in meno visto che la bilancia segnava 200 mila auto in meno. Da parte sua, il noleggio mette a segno un aumento del 18,2%, pari a quello delle immatricolazioni, ma comunque superiore ai privati (+17,6%) e soprattutto alle società (+5%), dato comunque positivo se raffrontato al +4,3% nel targato.

Fatti i conti, vuol dire che l’auto aziendale avanza nel suo complesso dell’11,8% confermando la minore incidenza delle company car nei numeri di vendita nei primi tre quarti del 2015, complici la fine della grande infornata innescata dall’Expo, la concomitante ripresa del mercato privato e la sempre maggiore propensione da parte di quest’ultimo tipo di clientela verso auto a valore unitario più elevato.

Nei primi 9 mesi tuttavia il dato medio generale cresce in modo impercettibile: per ogni auto in Italia vengono spesi effettivamente - al netto degli sconti - 18.536 euro contro i 18.527 euro registrati nell’intero 2014 che aveva mostrato un incremento più robusto (+2,7%). Questo rallentamento è dovuto ancora una volta alla qualità dell’immatricolato e al canale: una grande quantità di flotte per il noleggio a breve termine ha alzato lo sconto praticato dalle case abbassando il prezzo unitario di ogni unità.

Per questo, se confrontiamo ancora una volta i valori medi per canale di vendita si vede che la spesa dei privati è cresciuta da 17.880 a 17.938 euro (+58), le società passano da 20.489 a 20.576 euro (+87) mentre il noleggio si mantiene a 18.750 contro 18.760 euro (+10), ma solo perché nella prima fase dell’anno c’è stato un ampio ricambio di vetture innescato da nuovi prodotti, in particolare nella fascia media e compatta, una tendenza che dovrebbe proseguire anche verso la fine dell’anno, caratterizzata dal crollo delle immatricolazioni per il noleggio a breve termine contro quello a lungo termine: nel mese di settembre il primo ha segnato -21,2% contro il +28,9% del secondo.

A far crescere il valore del mercato ci penseranno soprattutto i privati: +24,6% con un dato tendenziale annuo del +17,4%. A crescere di più inoltre tra gennaio e settembre sono auto a marginalità superiore come crossover (+40,8%), multispazio (+21,3%) e fuoristrada (+20,9%). Nel 2013 il dato medio era di 17.291 euro, dunque 505 euro in meno dei primi 9 mesi del 2015 che diventano ben 647 per i privati, 660 per le società e solo 54 euro per il noleggio.

Questo significa che i privati spendono di più, acquistano con meno sconto e i concessionari guadagnano meglio, ma fa emergere ancora una volta il ruolo regolatore del noleggio che, nonostante le oscillazioni a cui il mercato è andato incontro in termini di volumi, mantiene più salda degli altri canali di vendita la propria linea di galleggiamento. Curioso è il contrasto che si registra per le società: i volumi crescono molto al di sotto del mercato (+4,3% contro -3.8% di settembre), ma cresce più che negli altri canali il valore.

Si tratta di un fenomeno solo apparentemente contraddittorio, perché riguarda comunque la fascia a maggior spesa e guarda al mondo dei professionisti e delle aziende, che stanno evidentemente beneficiando di una ripresa degli affari oltre al fatto che una parte non marginale dell’immatricolato a società riguarda vetture premium e di lusso. Tuttavia la ricerca rivela che l’inversione delle quote tra il valore e i volumi avviene già nel segmento C che nel 2014 ha assorbito il 26% dei volumi contro il 30% del valore, sale già a 19% contro 11% nel segmento D e raggiunge 7% contro 2% in quelli successivi.

Diversa anche la situazione per alimentazione: il diesel assorbe il 55% dei volumi contro il 66% del giro di affari, mentre il vantaggio si inverte per benzina (29% contro 21%), GPL (9% contro 7%) e Metano (4% contro 5%). Torna a prevalere il valore per le elettriche e le ibride (1,6% contro 1%). Decisamente interessanti gli indici relativi ai brand.

Il cliente che spende di più è quello Land Rover (51.507 euro medie per unità), seguite da BMW (43.514 euro), Mercedes (38.755 euro), Audi (36.685 euro) e Volkswagen (22.421 euro) che è l’unico tra i marchi non premium a pareggiare perfettamente all’8,1% la quota di mercato con quella del valore. Dati che influenzano ovviamente il valore residuo, fondamentale per l’equazione di business delle auto aziendali e la formulazione del canone da parte delle società di noleggio.


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Sabato 21 Novembre 2015 - Ultimo aggiornamento: 30-11-2015 14:01 | © RIPRODUZIONE RISERVATA