Sebastian Vettel sul podo con Alons, Webbere e Horner

Magnifico Vettel, meglio di Schumi:
il poker di Fangio ormai è a un passo

di Giorgio Ursicino
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ROMA - Sicuramente non molleranno. C’è da difendere i secondi posti nelle classiche piloti e costruttori. Soprattutto c’è da salvaguardare l’onore. Certo, Alonso e la Ferrari daranno l’anima fino al 24 novembre a San Paolo (mancano ancora 6 gare) ma, senza il verificarsi di eventi straordinari, come avevano dichiarato gli stessi uomini del Cavallino dopo la sconfitta di Monza, c’è da prendere atto che le residue speranze di riportare il Mondiale a Maranello nel 2013 sono svanite nella tiepida notte di Singapore. Troppo veloce la Red Bull. Soprattutto esageratamente forte Sebastian Vettel. Un fenomeno ancora giovane e rapido come un fulmine che non sbaglia più nulla e guida con la freddezza e la lucidità tipiche dei mostri sacri a fine carriera.

Più forte di Schumi. Seb doveva essere l’erede di Schumacher, ma ormai sembra migliore di Michael. Ha cancellato tutti i suoi record (alla stessa età) e ne ha stabiliti di altri (per trovare un poker irdidato di fila come ha ormai in mano Vettel bisogna tornare agli albori e scomodare il mitico Fangio). Un cannibale dal volto gentile. Uno che non si accontenta di vincere, vive per stravincere. Ieri nella città dei Leoni ha spazzato via tutti. Avrebbe potuto controllare, invece non ha lasciato nemmeno le briciole: pole, giro veloce, corsa sempre in testa e primo posto finale. I numeri non dicono tutto. Come Merckx e Ali, Sebastian toglie l’aria ai rivali, gli fa passare la voglia di combattere. Anche un toro come Alonso sul podio aveva lo sguardo triste: negli ultimi tre gran premi ha lottato come un giaguaro, ma tre volte si è dovuto inchinare e il ritardo in classifica è aumentato di 24 punti, arrivando a quota 60.

L'aiuto della safety car. Eppure Fernando ha corso bene e gli uomini del muretto Rosso hanno azzeccato le strategie. Sono stati pure fortunati per l’immancabile ingresso della safety car. Niente da fare, il tedesco ricostruiva con più autorità il vantaggio che svaniva. Al via Seb veniva infastidito da Rosberg che si infilava nella prima curva, mentre il ferrarista, con la solita partenza da brivido (da 7° a 3°) metteva una pezza alle solite qualifiche disastrose. Gli altri lottavano fra di loro, Vettel volava: al secondo passaggio giro veloce da paura, poi guadagnava oltre un secondo a tornata (e forse nemmeno spingeva). Quanta birra avesse in corpo la diabolica astronave di Newey si è visto quando la safety car ha spento le luci. Con una mossa scaltra la Rossa dello spagnolo aveva effettuato in anticipato la seconda sosta ed aveva gomma sufficiente per non fermarsi più.

Un ritmo impressionante. In pochi giri Seb ha accumulato mezzo minuto di margine per fare il pit stop in tranquillità e, una volta ripresa la testa, ha staccato Fernando di ulteriori 30”. Raikkonen ha chiuso 3° davanti alle due Mercedes (forse avevano un passo migliore della Ferrari), Massa 6°, mentre Webber è stato tradito dal motore. «Nelle prossime gare potrebbe accadere all’altra Red Bull», ha dichiarato Domenicali confermando di non voler mollare. Ma prima di Singapore quest’anno le vetture campioni si erano ritirate solo in due occasioni, mentre per rimettere le cose in paro Vettel dovrebbe fermarsi almeno 3 volte.

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Lunedì 23 Settembre 2013 - Ultimo aggiornamento: 16-02-2016 00:07 | © RIPRODUZIONE RISERVATA