L equipaggio francese del team Microjoule del Lycée Saint-Joseph La Joliverie from France vincitore della prova

Shell Eco Marathon, sfida a Fiorano alla corte della Ferrari

di Nicola Desiderio
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FIORANO - Una sfida all’ultima goccia di carburante sul circuito di Fiorano, dove finora avevano sfrecciato solo i padroni di casa della Ferrari e auto del gruppo Fiat. E invece c’è voluta la Shell Eco Marathon a portare per la prima volta auto “straniere” sulla storica pista di prova da 2.976 metri del Cavallino per un’insolita gara che, invece di cronometro e bandiera a scacchi, è stata decisa dal contagocce e ha visto vincere l’equipaggio francese del team Microjoule del Lycée Saint-Joseph La Joliverie from France.

Una corsa contro i consumi. Per capire meglio, chiariamo che cosa è la Shell Eco Marathon. È una competizione che dal 1985 chiama a raccolta i mezzi ideati e costruiti da studenti di istituti superiori e università per consumare il meno possibile. Tre le gare – una per l’Europa, una per le Americhe e una per l’Asia – e due le categorie: prototipi e urban concept con tre classi energetiche (motore a combustione interna, elettrico e fuel cell a idrogeno). Proprio tra i concorrenti degli urban concept quest’anno è stato disputato a Londra in luglio, per la prima volta, il Driver World Championship e a vincerlo è stato il il Team 4 Bumi Siliwangi dell’Università di Pendidikan in Indonesia che, così facendo, ha conquistato il diritto a trascorrere una settimana a Maranello, ospiti della Scuderia Ferrari, a stretto contatto con i tecnici che lavorano alle monoposto di Formula 1 più famose del mondo. L’occasione è stata propizia anche per organizzare una sfida con i 4 migliori equipaggi.

L’ibrido italiano e le fuel cell svizzere. Quello italiano è l’H2PolitO del Politecnico di Torino, che ha schierato la XAM, una biposto – unica tra gli Urban Concept – con telaio in alluminio e carrozzeria in fibra epossidica e fibra di lino, spinta da un sistema ibrido parallelo composto da un piccolo monocilindrico a etanolo, un elettrico e un supercondensatore come accumulatore. A Londra è stata capace di percorrere 132 km/litro, ma ancora più impressionanti sono i 737 km percorsi da IDRAkronos con un chilo di idrogeno, il prototipo spinto da celle a combustibile. Anche gli svizzeri dell’ARC Team, dell’Haute-Ecole ARC Ingénierie di Saint-Imier, sono dei veterani della Shell Eco Marathon visto che partecipa dal 2003 e nel 2009 ha colto il terzo posto con un prototipo capace di percorrere 2058 km/litro e nel 2016 ha vinto la categoria urban concept (347 km/litro). A Fiorano ha portato un prototipo con motore a benzina o benzina, telaio in alluminio e acciaio e carrozzeria in pannelli di legno sottili appena un millimetro rinforzati con fibra di vetro.

L’elettrico tedesco e il metano francese. Prototipo, ma elettrico è invece quello tedesco TUFast Eco Team: nel 2015 ha vinto nella propria categoria percorrendo 863,1 km con un kWh. Fatte le debite proporzioni, potrebbe fare quasi 26mila km con la batteria di una Nissan Leaf! Infine c’era il team francese Microjoule, studenti del Lycee la Joliverie St Sebastien sur Loire, che da 30 anni partecipa alla Shell Eco Marathon e ha vinto con un prototipo in fibra di carbonio che a Londra aveva fatto 2.606 km con l’equivalente in metano di un litro di benzina e a Fiorano ha fatto “solo” 1.497 km/litro. Una miseria di fronte al record assoluto della Shell Eco Marathon che è di ben 3.771 km con un litro di benzina (Roma-Londra e ritorno), un’enormità rispetto ai circa 2 litri necessari a Michael Schumacher per fissare in 55'999 con la F2004 di Formula 1 il record assoluto della pista, tutt’ora imbattuto.

Anche gli ingegneri di Formula 1 imparano. Entusiasti i “tutor” del Cavallino, a partire da direttore tecnico della Scuderia Ferrari, Mattia Binotto, Nick Collet, capo della ricerca e sviluppo, e anche il collaudatore Marc Genè incaricati di guidare il team indonesiano all’interno delle segrete stanze di Maranello e, infine, di seguire tutti gli equipaggi direttamente su pista per fornire loro tutti i consigli del caso e completare, in questo modo, un’esperienza unica e assai utile anche per loro. Il tutto sotto lo sguardo attento di Norman Koch, il general manager della Shell Eco Marathon che lodato l’entusiasmo e la passione dimostrati dagli studenti e il livello di preparazione, davvero inaspettato, da parte degli equipaggi e tecnico, con soluzioni giudicate ingegnose quanto interessanti anche dagli ingegneri del Cavallino. E chissà che magari non le vedremo sulle auto di domani, magari progettate da uno di questi ragazzi pronti ad accettare la sfida del futuro.
 

 

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Venerdì 9 Dicembre 2016 - Ultimo aggiornamento: 10-12-2016 17:13 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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