La 124 Spider di prima generazione, alla quale si ispira l’auto presentata da poco a Los Angeles, era una sportiva di classe media

Fiat 124 spider, l'icona del Lingotto che è diventata un simbolo degli anni '60

di Sergio Troise
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ROMA - Il fascino d’una linea elegante e sportiva e il piacere del viaggiare en plein air. Sono queste le immagini che evoca un’auto spider, due posti nel vento e nel sole. Direte: roba da supercar, auto esclusive, riservate a ricchi paperoni sparsi tra Miami e la Costa Azzurra. E invece no. La storia ci insegna che mamma Fiat ha costruito anche spider accessibili, e grazie al suo dna generalista ha saputo industriarsi sia con le piccole scoperte per tutti (fulgidi esempi a 850 Spider del 1965 disegnata da Giugiaro per conto di Bertone sulla base della utilitaria 850, e la Barchetta del 1994, disegnata su base Punto dal talento greco Zapatinas), sia con la poderosa Fiat Dino Spider del 1966, in pratica una Ferrari marchiata Fiat grazie ad un accordo con il Grande Vecchio di Maranello.

La 124 Spider di prima generazione, alla quale si ispira l’auto appena presentata a Los Angeles, era invece una sportiva di classe media, forse la scoperta più bella e interessante di tutte, non a caso anche la più longeva. Presentata nel novembre del 1966 al Salone di Torino, fu prodotta fino al 1985, prima con marchio Fiat, poi come Spider Europa Pininfarina, ed esportata a grande richiesta negli Usa. Derivata dalla Fiat 124 berlina, una anonima compatta tre volumi, la versione Spider (per la precisione Sport Spider) si segnalava invece per una linea sportiva ed elegante, opera della carrozzeria Pininfarina, ma da attribuire al designer americano Tom Tjaarda, che riuscì bene anche nell’arduo compito di ricavare due posticini posteriori.

Dotata, come la sua erede, di motore anteriore e trazione posteriore, la 124 Spider di prima generazione montava inizialmente un motore della medesima cilindrata del Multiair attuale (1.4), ma con potenza di appena 90 cv (contro 140). Nel tempo sarebbero arrivati un 1600, un 1800 e un 2000 via via più potenti, fino ai 135 cv della versione Volumex/Pininfarina. Tra il 1972 e il 1975 venne prodotta anche una versione Abarth: in allestimento stradale montava il motore 1.8 da 128 cv e si distingueva per l’hard-top rigido, la verniciatura nera di cofano e baule, le sospensioni rivisitate, l’adozione del differenziale autobloccante; l’allestimento corsa prevedeva invece la cilindrata portata a 2.0 litri, con potenza oltre i 200 cv. Tanto bastò per vincere due Europei rally e aggiudicarsi 4 secondi posti nel Mondiale.

I grandi meriti acquisiti nelle competizioni hanno fatto della 124 Spider un’auto poliedrica, capace di offrire il meglio sia nelle prestazioni, sia nel piacere del viaggiare capelli al vento. Una qualità, questa, che è stata comunque al centro dell’offerta Fiat anche in anni precedenti. Basti ricordare le “trasformabili” derivate dalla 1100/103 e dalla 1200 Gran Luce, prodotte tra la fine degli anni 50 e l’inizio dei 60, quando la motorizzazione di massa era ormai avviata e c’era chi voleva dimenticare gli orrori della guerra e godersi la vita anche guidando una bella spider made in Italy. Dal ’59 al ’63 furono prodotte 15.000 Fiat 1200 Cabriolet, ultime derivate della storica 1100, poi sostituite dalle 1500 e 1600 (di derivazione Osca), auto più raffinate e potenti (fino a 100 cv), firmate Pininfarina e prodotte fino alla metà degli Anni 60. Gli anni della mai tanto rimpianta Dolce Vita…


 

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Sabato 2 Aprile 2016 - Ultimo aggiornamento: 04-04-2016 07:17 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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