La presentazione del nuovo Cherokee della Jeep al salone di New York

Sarà l'anno della Jeep: arrivano
i nuovi modelli, anche made in Italy

di Giorgio Ursicino
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ROMA - botto di Capodanno rafforza la sensazione, il 2014 sarà l’anno della Jeep. Con Fiat-Chryser ormai pronte a diventare un’azienda unica, sarà proprio il marchio più globale del gigante italo-americano il primo a sfruttare i vantaggi della totale integrazione.

In realtà, il marchio di Toledo non è che avesse molto bisogno di spinte aggiuntive poiché le sue performance nell’ultimo periodo e, soprattutto, i suoi obiettivi del futuro prossimo sono già di grande rilevo. Jeep è un marchio unico. Originale. Definito. Un’azienda che con gli anni ha progressivamente allargato i suoi orizzonti restando però fedelissima al proprio Dna e ai valori di una tradizione che l’hanno resa grande. Un feeling forte con i propri clienti, totale. Acquistare una Jeep non è semplicemente scegliere una vettura, è sposare uno stile di vita, un approccio, un’immagine.

Secondo i guru del marketing dell’azienda americana chi sceglie Jeep ha scolpito nel cuore valori come l’avventura, la libertà, l’autenticità e la passione. Anche se poi utilizza l’auto in modo normalissimo, per andare al lavoro o portare i bambini a scuola. Sia come sia, i fatti hanno sempre dato ragione agli ingegneri dell’azienda simbolo del 4x4, una delle poche dall’altra parte dell’Atlantico ad essere cresciuta in modo progressivo e costante. Il prossimo obiettivo dichiarato da Sergio Marchionne per Jeep sono le 800 mila unità l’anno, ma nel piano triennale del nuovo grande Gruppo che lo stesso manager annuncerà a primavera è prevedibile che l’asticella sarà alzata all’impressionante barriera psicologica del milione.

I dati di vendita consolidati sono ancora quelli del 2012, ma proprio ieri Auburn Hills ha divulgato quelli del 2013 negli Stati Uniti che, oltre ad essere positivi, mostrano un trend fortemente in crescita dovuto al sostanzioso rinnovamento della gamma, un andamento che nei prossimi mesi si estenderà al resto del mondo. Nel 2012 Jeep ha stabilito il suo record storico consegnando ai clienti 701.626 vetture (il precedente primato risaliva al 1999 con 675.494 unità), una crescita del 19% rispetto al 2011.

l principale mercato restano gli Stati Uniti, ma Jeep è appunto la punta di diamante dell’internazionalizzazione del Chrysler Group e di tutta Fiat-Chrysler, un’apripista formidabile anche per l’atteso rilancio dell’Alfa Romeo, l’arma globale da parte europea del matrimonio Torino-Detroit. Jeep, infatti, vende attualmente per il 73,5% in patria e per il 26,5% all’estero con la Cina che da sola già rappresenta il 9% delle vendite (un’auto su dieci) e più di un terzo del totale delle esportazioni. Tenendo sempre ben presente che nel grande paese orientale è fondamentale produrre sul posto, emerge il valore e il peso che ha il marchio Usa nel più grande mercato del pianeta.

Ed ecco quindi i primi elementi che confermano come il 2014 possa essere l’anno della Jeep. Finora le Jeep sono state sempre tutte prodotte in America, ma presto non sarà più così. E gli americani non sembrano gelosi. Anzi, anche i sindacati hanno manifestato il loro apprezzamento poiché Sergio Marchionne, sfruttando al meglio il magico momento del mercato interno che cresce senza interruzioni da 4 anni, fa viaggiare a pieno regime le linee degli impianti di Toledo e Jefferson North a Detroit dove nascono le Jeep. Nel 2014, questo è certo, per la prima volta vedranno la luce delle Jeep non made in Usa, ma la produzione all’estero potrebbe diventare addirittura travolgente e spingere rapidamente verso il traguardo del milione.

Nell’italianissima fabbrica di Melfi, infatti, in autunno usciranno i primi esemplari della nuova baby di Toledo, la Jeep più piccola mai realizzata che condividerà linee di assemblaggio, pianale e componenti con la 500X, pur avendo un design e una personalità profondamente diversi. Un modello che non c’era, che porterà nuovi clienti e che dal Mediterraneo ripercorrerà le vie dei grandi esploratori, sbarcando in America e nel lontano Oriente. Proprio da quest’ultima area dovrebbero arrivare le novità più sostanziose. Raggiunto l’accordo con Veba, uno dei dossier più caldi sul tavolo di Marchionne è la seconda fabbrica in Cina proprio per Jeep e la scelta dell’eventuale secondo partner dopo la Guangzhou con cui, attraverso la joint venture Gac, vengono prodotte le Fiat Viaggio e Ottimo.

Le vendite degli ultimi mesi confermano quanto i nuovi modelli possono spingere in alto Jeep. Le consegne della rinnovata Grand Cherokee arrivata nel 2013 in Europa sono aumentate del 38% nella regione Emea e del 17% in Italia nonostante la pesante crisi soprattutto dei brand premium. Negli States a dicembre le consegne di Compass sono aumentate del 32%, quelle di Patriot del 22%, quelle di Grand Cherokee del 13% e di Wrangler del 10%. Per non parlare della nuova Cherokee che ha superato le 15 mila consegne (in Canada tutta Jeep è cresciuta del 56%). Piccoli particolari che possono rendere un po’ orgogliosi anche noi italiani: oltre alla baby di Melfi che sarà chiaramente molto made in Italy, c’è da dire che ben il 17% delle Grand Cherokee vendute in Canada a dicembre hanno il turbodiesel fatto a Cento (gli americani non amano il gasolio) e che anche la Cherokee ha i propulsori diesel italiani oltre alla piattaforma derivata da quella della Giulietta.

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Sabato 4 Gennaio 2014 - Ultimo aggiornamento: 13-01-2014 11:38 | © RIPRODUZIONE RISERVATA