Due Jeep Wrangler impegnate in un passaggio offroad durante il raduno spagnolo

Jeep Camp, un raduno show per festeggiare 75 anni con tante novità in arrivo

di Sergio Troise
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BASSELLA - «Una Jeep non si guida, si vive». Sembrerebbe una delle tante trovate dei creativi della pubblicità. E invece questa frase che sembra uno slogan racchiude in sé lo spirito del marchio americano di proprietà di FCA che dal 2 al 5 giugno ha festeggiato i 75 anni di vita, regalandosi un mega raduno in Spagna: circa 500 auto e 2.000 partecipanti si sono ritrovati a Bassella, nel cuore della Catalogna, con le loro Jeep d'ogni tipo e d'ogni epoca, nell'impareggiabile scenario della provincia di Lleida, un territorio di struggente bellezza bagnato dai fiumi Segre e Salade, tra rocce, pietre, sterrati e sentieri fangosi.

Terzo della giovane serie europea, dopo gli happening del 2014 in Italia e del 2015 in Francia, anche il Camp Jeep 2016 ha ricalcato la formula dei raduni americani, il primo dei quali si svolse nel 1953 a Georgetown, in California. Ma se i primi raduni yankee nacquero spontaneamente, gli attuali meeting della passione vengono organizzati invece dalla casa madre attraverso Jeep Owners Group, maxi club fondato nel 2014 e attivo in 24 nazioni della regione Emea (Europa, Medio Oriente, Africa) con oltre 64.000 iscritti. In Spagna sono arrivati dunque jeepers da tutto il continente, una cinquantina dall'Italia, e per un intero weekend si sono cimentati in prove di fuoristrada e non solo

Non sono mancati giochi e spettacoli all'aperto, escursioni in kayak, sfide di beach volley e tiro alla fune (anzi, alla Jeep, con una Wrangler al centro), prove di cambio gomme, cinema all'aperto e grandi abbuffate. Gran finale con il concerto della band svedese The Hives. Ad impreziosire la scena, sono stati portati per la prima volta in Europa due straordinari concept reduci dall'anteprima all'Easter Jeep Safari in Moab (Utah): la Jeep Trailcat, Suv estremo ad altissime prestazioni, con motore V8 da 700 cv, e la Jeep Comanche, che prefigura un pick-up su base Renegade. In mostra, inoltre, i modelli della gamma attuale in edizione speciale 75th Anniversary (Wrangler, Renegade, Cherokee e Grand Cherokee) e le varianti personalizzate Mopar.

In questi tempi di boom del car sharing (guido un'auto qualunque, purché mi porti rapidamente dal punto A al punto B) e di progetti mirati alla guida autonoma, tutto ciò acquista un valore particolare, quasi fosse un atto d'amore verso l'auto del cuore. È questo, del resto, lo spirito dei jeepers, un modo di sentire con radici profonde, datate 1941, l'anno di nascita della Willys, la madre di tutti i fuoristrada. Per noi italiani un'auto speciale: la Willys fu infatti la fedelissima compagna degli Alleati che ci riportarono la libertà, la voglia di ricominciare con spirito nuovo, di conquista e d'avventura. Radici profonde, dunque, da cui sono nati progetti sempre più ambiziosi, in certi casi imprevedibili: come lo stesso accordo Fiat-Chrysler e la decisione di produrre le Jeep in Italia, come insegna l'esempio della Renegade costruita a Melfi.

E invece l'escalation di Jeep da quest'altra parte dell'oceano ha prodotto un business che ha fatto scuola, portando le vendite del marchio a un milione e 200 mila unità nel 2015, con gli ultimi trenta mesi di crescita consecutiva sul mercato globale e l'esplosione della Cina, secondo mercato nel mondo dopo gli Usa. Quanto basta per spingere Steve Zanlunghi, numero 1 di Jeep per l'area Emea, a dichiarare che «il prossimo obiettivo è raggiungere i due milioni di unità nel 2018». In questa ottica s'inquadrano gli annunciati arrivi di due novità importanti: nel 2017 la nuova Compass (Patriot negli Usa), nel 2018 la nuova Wrangler.
 

 

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Mercoledì 6 Luglio 2016 - Ultimo aggiornamento: 20:46 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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