Shiro Nakamura (a destra) e Roberto Giolito (al centro) hanno composto un duetto d'archi

Maestri di design, la musica dell'auto: i “principi della matita” salgono sul palco

di Giampiero Bottino
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MILANO - Il designer dell’auto. Un personaggio chiave per l’industria del settore, capace di legare il proprio nome a successi clamorosi e ad altrettanto fragorosi flop. Una professione affascinante e impegnativa che alle doti di estro, sensibilità e fantasia immancabili quando si è chiamati a confrontarsi quotidianamente con i gusti dei clienti, deve affiancare le solide competenze necessarie per operare su un oggetto come l’automobile che alla complessità tecnica, e ai limiti che questa può porre alla creatività, abbina una forte valenza emozionale, nonostante il suo fascino sembri essersi un pochino appannato, almeno tra i giovani. Un “calo del desiderio” (speriamo temporaneo) che, come suggerisce l’esperienza professionale, non impedisce agli appassionati di avvicinare i protagonisti del settore con il reverente e timoroso rispetto che si deve a un maestro. O meglio, tanto per citare la definizione cara a noi giornalisti, al papà di questa o di quella vettura che ci intriga o ci fa sognare.

L’immagine autorevole di un professionista serio, competente e distaccato disegnerebbe un quadro fuorviante, almeno se raffrontato a una grigia e piovosa serata tipicamente milanese durante la quale abbiamo scoperto che anche i designer (o almeno, alcuni dei più noti tra loro) hanno un cuore e coltivano passioni che vanno ben al di là della matita alla quale si affidano per buttare giù il primo schizzo di un nuovo modello e del Cad con cui ne affinano le caratteristiche.

Teatro del piacevole e sorprendente evento un ristorante semi periferico che rappresenta uno dei più importanti punti di riferimento per i milanesi appassionati di jazz. Tema della serata, “Il sound del design”. L’idea è di Carlo Cavicchi, responsabile della Quattroruote Academy nonché ex direttore della più prestigiosa rivista motoristica italiana, che ha approfittato della presenza in Italia – in occasione della manifestazione “Meet the masters of international Car Design” – di alcuni esponenti di primo livello della categoria, accomunati non solo dalla professione, ma anche dalla passione: quella per la musica.

Praticata, come abbiamo sentito con le nostre orecchie, come si conviene a dei maestri del design: con estro e fantasia abbinati a una capacità tecnica degna di professionisti dello swing o del jazz. Emozionante e coinvolgente, per esempio, l’apertura di questo insolito concerto affidata a Flavio Manzoni, responsabile del design Ferrari, che ha sostituito il rombo degli 8 e dei 12 cilindri di Maranello con le note fluenti del pianoforte con il quale ha reso un rispettoso omaggio a un mito del jazz come Keith Jarrett, gran maestro dell’improvvisazione di cui ha riproposto, con una tecnica sorprendentemente sicura, alcuni dei brani più popolari. Poiché è difficile ipotizzare una serata jazz senza una Jam session, ecco un trio di professionisti fornire il necessario supporto strumentale a due insospettabili virtuosi del contrabbasso acustico: Shiro Nakamura, vice president e responsabile del design di Nissan Corporation appena arrivato dal Giappone, e Roberto Giolito, oggi responsabile dell’heritage FCA Emea ma in passato autore di alcuni modelli strategici della Fiat come 500 (anche nella versione monovolume L) e Panda.

La strana e inedita coppia ha funzionato alla grandissima, strappando con alcuni assolo travolgenti gli applausi a scena aperta di un pubblico nel quale figuravano numerosi i frequentatori abituali del locale. Terminato il duetto, e lasciato sul palco assieme al suo trio dal partner giapponese, Giolito ha riconfermato la propria vena musicale, testimoniata dalla partecipazione a una manifestazione importante come Umbria Jazz, con alcuni brani classici e qualche escursione in generi diversi, a partire dal blues.

Altro genere musicale e altra non meno importante professionalità per la conclusione della serata affidata a Roberto Fedeli, ex progettista delle Ferrari stradali oggi responsabile tecnico di Maserati e Alfa Romeo, che per l’occasione ha riunito a tre anni dall’ultima esibizione la sua vecchia band di (oggi ex) dipendenti di Maranello con la quale ha dato vita a una travolgente sequenza di musica rock e moderna. Una sarabanda di brani firmati da clienti Vip del Cavallino come Eric Clapton o attinenti al mondo del viaggio e dei motori, come l’indimenticabile “Sì, viaggiare” di Lucio Battisti o il tributo alla Ferrari California composto a suo tempo dalla stessa band che in certi momenti ha potuto contare sull’armonica a bocca acrobaticamente suonata da Riccardo Balbo, vulcanico direttore della sede torinese dello Ied (Istituto europeo di Design) che si è imposto come il protagonista più dinamico della serata.
 

 

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Martedì 29 Novembre 2016 - Ultimo aggiornamento: 30-11-2016 20:45 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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