Il team indonesiano che ha vinto: il Bumi Siliwangi dell’università Pendidkan

Maratona ecologica a casa della Ferrari, la Shell Eco-Marathon ospite del Cavallino

di Nicola Desiderio
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MARANELLO - Maranello, capitale mondiale dei consumi. Almeno per un giorno. È quello che è successo nella patria della Ferrari che ha ospitato un evento molto speciale: la Shell Eco-Marathon o, per meglio dire, un fuori programma rispetto all’ultratrentennale competizione che mette separatamente a confronto in 3 diversi Continenti (Asia, Americhe ed Europa) le auto più efficienti, sviluppate, costruite e guidate da oltre 400 team e 4.000 studenti di università e istituti superiori. Quest’anno a vincere la Shell Eco Marathon Driver World Championship è stato il Team 4 Bumi Siliwangi dell’Università di Pendidikan in Indonesia che, oltre alla gloria e al simbolico premio in denaro, ha conquistato il diritto a trascorrere una settimana a Maranello, ospite della Scuderia Ferrari, a contatto diretto con i tecnici che lavorano alle monoposto di Vettel e Raikkonen.

E allora – qualcuno ha pensato – perché non organizzare una sfida con i migliori equipaggi europei, magari sfruttando la vicina pista di Fiorano? Nessun altro veicolo, oltre quelli del Cavallino e del gruppo FCA, aveva mai varcato i cancelli che portano ai 2.976 metri di asfalto dove si sono fatte le ossa ed i muscoli tutte le Rosse sin dall’alba dei tempi. Potenza dello sponsor, ma anche di una relazione tra le più lunghe nel campo del motorsport visto che nel 1929 fu proprio la Shell a mettere la propria Conchiglia sulle carrozzerie delle Alfa Romeo 6C schierate dal team di un ex pilota modenese: Enzo Anselmo Ferrari.

Potenza anche dei tempi nei quali l’attenzione ai consumi e al rispetto per l’ambiente, volenti o nolenti, ha contagiato anche le competizioni e i costruttori più orientati alle prestazioni come la Ferrari ricordando però che la nozione di efficienza è sempre stata data dal rapporto tra risorse impiegate e prestazioni finali. Non a caso le Formula 1 hanno tagliato negli ultimi anni i consumi di circa il 50% e le loro power unit ibride, che oramai sfiorano i 1.000 cv, hanno un’efficienza di oltre il 50%, convertono cioè in movimento la metà dell’energia contenuta nel carburante, mentre solo poche auto di serie superano il 40%. Per questo, per quanto possa apparire incredibile all’uomo della strada, le auto più veloci sono quelle che usano meglio di tutte quello che hanno nel serbatoio, anche le Ferrari e le Formula 1.

Ma anche il modo di essere piloti è cambiato e lo sa bene anche Marc Genè, collaudatore a Maranello e che nella sua carriera ha vinto sempre con auto da corsa “anomale” come l’Audi R18 ibrida con la quale ha fatto secondo alla 24 Ore di Le Mans del 2014 e la Peugeot 908 spinta da un V12 Diesel con la quale ha vinto sia la corsa francese nel 2009 sia la 12 ore di Sebring dell’anno successivo. «Il modo di guidare è un po’ cambiato – confessa il catalano – per recuperare più energia possibile in frenata, ma l’obiettivo rimane lo stesso: andare più forte degli altri». C’era anche lui a dare consigli ai driver dei 5 team insieme a Norman Koch, general manager della Shell Eco Marathon, Mattia Binotto, direttore tecnico della Scuderia Ferrari e Nick Collett,. «Questi ragazzi – afferma il responsabile per Sviluppo e Innovazione a Maranello – hanno una passione incredibile e sanno inventare: ho visto soluzioni apparentemente strampalate applicate in modo geniale. Anche noi che lavoriamo con il massimo della tecnologia automobilistica abbiamo da imparare». E se lo dice lui…

Oltre al team indonesiano c’era anche quello italiano H2Polit0 del Politecnico di Torino, che ha schierato la XAM ibrida con telaio in alluminio e carrozzeria in fibra di lino, capace di fare 132 km/litro a Londra in occasione della Eco Marathon Europe. Interessante anche la carrozzeria in legno rinforzato in fibra di vetro spesso solo un millimetro dell’altra urban concept portata dagli svizzeri dell’Haute-Ecole ARC Ingénierie di Saint-Imier mentre i tedeschi del TUFast Eco Team portavano un prototipo elettrico capace di fare 863,1 km con un kWh di energia: fatte le debite proporzioni, è come se una Nissan Leaf potesse fare oltre 26mila km con la propria batteria.

E poi c’era il team francese Microjoule, studenti del Lycee la Joliverie St Sebastien sur Loire, che da 30 anni partecipa alla Shell Eco Marathon e a Fiorano ha vinto con un prototipo in fibra di carbonio a metano capace di fa registrare un consumo equivalente di 1.497 km/litro. Facendo di nuovo le proporzioni, vuol dire poter fare con l’energia di un solo litro di benzina 503 giri del circuito dove Michael Schumacher, per fermare il cronometro nel giro secco su 55’999 con la F2004 di Formula 1, ebbe bisogno di due litri. E allora viene da pensare: al traguardo arriverà prima la lepre o la tartaruga?
 

 

 

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Giovedì 2 Febbraio 2017 - Ultimo aggiornamento: 17:14 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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