Un'Aventador davanti a Castel Sant'Angelo nella tappa romana del grande raduno Lamborghini

Il Toro ha 50 anni: una parata
di 350 Lamborghini attraversa l'Italia

di Sergio Troise
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ROMA - Un maxi raduno, il più grande di sempre, è stato organizzato dalla Lamborghini per festeggiare i 50 anni dalla fondazione. 350 auto e 700 aficionados del marchio sono arrivati in Italia da tutto il mondo per celebrare degnamente l’anniversario. Primo incontro a Milano, il 7 maggio, dove le Lambo prodotte dal 1963 al 2013 sono state esposte in Piazza Castello. Il colpo d’occhio ha levato il fiato: un trionfo di stile, aggressività, lusso, potenza. Poi le supercar si sono avviate lungo le strade della Penisola, formando un convoglio lungo 4,5 chilometri e mettendo insieme una potenza di circa 190.000 cavalli! Tappe a Forte dei Marmi e Viareggio, poi giù verso l’Argentario, sosta a Roma, passaggi a Orvieto e ad Arezzo, e approdo a Bologna, dove la carovana è stata accolta, dopo 1200 chilometri, con tutti gli onori, prima del gran finale a Sant’Agata Bolognese, sede storica della fabbrica dei tori.

Dell’Inghilterra la rappresentanza più corposa,
con 71 equipaggi. A seguire Italia, Germania e Svizzera, con 30 ciascuna; 21 le auto provenienti dagli Usa, 17 dalla Cina. Tra gli altri paesi rappresentati, anche Australia, Nuova Zelanda, Giappone, Indonesia, Singapore. Di età compresa tra i 22 ed i 75 anni i cultori del marchio venuti a festeggiare. Del 35% la rappresentanza femminile, all’interno della quale s’è fatta notare una coppia di donne svizzere presentatasi con una Diablo rosa shocking. Orribile. Il più giovane degli aficionados, 22 anni, è arrivato dal Kuwait con una Gallardo appena ritirata. Francese il più anziano, 75 anni.

Della Gallardo il record di presenze,
con 123 esemplari. La categoria delle storiche è stata la più ammirata, in testa le mitiche Miura, presenti con 17 esemplari. Ma hanno fatto furore anche la prima 350 GT, la 400, l’Espada, la Jarama, la Urraco, la Countach e le più recenti Murcielago e Diablo. Non è mancato un esemplare di LM, primo Suv ad alte prestazioni della storia. Rarissima la Calà, una delle poche Lambo che non portano il nome di un toro (Calà è una sorta di traduzione dal dialetto piemontese di “guarda là”), prototipo realizzato in un unico esemplare e visto a Ginevra nel ‘95: l’ha portata al raduno Fabrizio Giugiaro.

La produzione attuale è stata rappresentata dalla Aventador
LP720-4 50° Anniversario, serie limitata di cento unità, e dalla ipercar Veneno, realizzata in soli tre esemplari, venduti all’astronomico prezzo di tre milioni di euro (più Iva). Tutte auto che trasmettono emozione anche da ferme, come consuetudine di questa marca che fa dell’estremo il marchio di fabbrica: una scelta consapevole, che riguarda il design e l’aerodinamica di ispirazione aeronautica, la scelta dei materiali (domina il carbonio), la potenza di sofisticati motori a 10 e 12 cilindri. Qualità che hanno fatto di queste auto autentiche eccellenze del made in Italy, anche se la proprietà di Lamborghini – come è noto – è del gruppo Volkswagen, che controlla l’azienda emiliana attraverso l’Audi.

La difesa dell’italianità è una delle priorità dell’azienda.
E’ vero che i capitali sono tedeschi e che a disposizione c’è la banca organi del Gruppo VW, tuttavia lo stile è saldamente in mani italiane, così come il settore ricerca e sviluppo, affidati alla guida di Filippo Perini e Maurizio Reggiani. Forse non tutti sanno, inoltre, che per specifica disposizione aziendale sulle Lambo sono bandite scritte non italiane (impossibile, tanto per dire, impostare il programma di guida Racing, semmai Corsa), mentre le gomme sono sempre e solo Pirelli e qua e là, sulla carrozzeria e negli interni, spunta una decorazione tricolore.

Quando nacque la Lamborghini, nel 1963, l’industria dell’auto aveva
già scritto un bel pezzo di storia. In Occidente la produzione era in costante crescita e il made in Italy furoreggiava. Le corse esaltavano il boom della motorizzazione e del progresso, e alcuni marchi, come Ferrari e Maserati, avevano già guadagnato fama e prestigio planetari, sfruttando anche l’eco di manifestazioni di grande fascino popolare, come la Mille Miglia, rimasta nel cuore della gente nonostante la sua cancellazione già dal 1957. “Ma noi rappresentiamo cento anni di progresso in metà tempo” ha dichiarato, orgoglioso, Stephan Winkelmann, presidente e amministratore delegato dell’azienda dal 2005. “Abbiamo bruciato le tappe, creando consenso e passione attorno a un marchio giovane, che ha sempre avuto le stesse motivazioni del suo fondatore. Ferruccio Lamborghini sembrava un sognatore, e invece seppe trasformare i sogni in realtà. Noi abbiamo seguito quella strada”.

In 50 anni la Lamborghini ha sestuplicato le dimensioni dell’azienda,
passata da 10.000 a 60.000 metri quadri, in buona parte occupati da capannoni all’avanguardia, sia dal punto di vista strutturale (hanno resistito alle recenti scosse di terremoto) sia del rispetto ambientale. I dipendenti sono arrivati a quota 1000 (erano 400 appena otto anni fa), mentre le concessionarie sparse nel mondo sono triplicate negli ultimi dieci anni, essendo passate da 40 a 120. Negli ultimi due anni si è passati da 1602 a 2083 auto consegnate (più 30%) e il fatturato del 2012 è stato di 469 milioni di euro, contro i 322 del 2011. E’ cominciato bene anche il 2013, con il 70% della produzione esportato fuori dall’Europa, la maggioranza negli Usa e nell’area Asia-Pacifico, Cina in testa. Unico cruccio, la crisi del mercato italiano, dove le supercar non fanno più proseliti come ai bei tempi del boom economico. Ma di questo non si può fare certo una colpa alla Lamborghini.

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Sabato 11 Maggio 2013 - Ultimo aggiornamento: 17-05-2013 08:13 | © RIPRODUZIONE RISERVATA