La Rolls Royce Vision next 100 concept

Rolls Royce licenzia l'autista con la RR Vision next 100 concept a guida autonoma

di Giampiero Bottino
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LONDRA - Altro che Brexit. La vera rivoluzione inglese del 2016 l’abbiamo vissuta personalmente in due tappe. La prima alla Rondhouse, leggendaria sede londinese di concerti e spettacoli famosi, la seconda nella fabbrica Rolls Royce di Goodwood, incastonata tra le dolci colline del West Sussex, a ridosso dell’immensa proprietà in cui Lord March organizza il leggendario “Festival of Speed” e altri appuntamenti imperdibili per gli appassionati dei motori e della velocità di ieri e di oggi. In entrambe le location abbiamo assistito alle “prove generali” della fine di un’epoca.

Nelle Rolls del futuro non c’è posto per il compagno quasi inseparabile dell’automobile più sontuosa e carismatica del mondo: lo chaffeur. L’addio all’autista è stato anticipato dalla monumentale concept car con cui il brand inglese ha svolto il compito assegnato da Bmw a tutte le stelle della sua galassia: festeggiare il primo secolo di vita del gruppo con una show car capace di interpretare la visione della mobilità dei prossimi cent’anni nell’ottica e secondo la filosofia di ciascun marchio.

Una sorta di finestra itinerante sul futuro visto da Monaco e dai suoi satelliti, visto che la parata delle concept car – tutte accomunate del medesimo nome, Vision Next 100, preceduto da quello del relativo marchio – ha preso il via, ovviamente con la proposta della casa madre, dalla capitale della Baviera per poi spostarsi a Shanghai. A Londra è stata la volta dei due brand britannici, penultima tappa di un tour destinato a concludersi in ottobre a Los Angeles.
Per quanto riguarda la Rolls Royce Vision Next 100, siamo di fronte a un vero monumento su ruote, di un’imponenza persino inquietante nel suo abbinamento tra dettagli ispirati alle Rolls più famose degli anni 30 e 50 e scelte stilistiche che regalano quasi la sensazione di trovarsi di fronte a una vettura protetta, se non blindata. Cosa peraltro, visti i tempi che stiamo vivendo, che molti clienti di un’auto che esaspera il concetto di status potrebbero gradire.

Dal punto di vista filosofico, la visione Rolls Royce sposa senza se e senza ma la guida autonoma nella sua interpretazione più estrema: il licenziamento dell’autista non è il frutto di un pregiudizio sindacale, ma è scritto nei fatti, nell’abitacolo grande come un monolocale, ma ovviamente arredato in modo più lussuoso e con materiali di gran pregio, non c’è infatti il sedile di guida ma solo un comodo e smisurato divano. Non una dimenticanza, ma una scelta precisa: quasi a dire che nel “secolo secondo” dell’era Bmw ogni Rolls Royce sarà in grado di fare tutto da sola, portando a destinazione i fortunati occupanti nel comfort più totale e in assoluta sicurezza, senza le titubanze e i rischi connessi con l’umana fallibilità.


A guidare, ma anche a soddisfare tutte le esigenze dei viaggiatori con la solerzia di una premurosa hostess, provvede Eleanor, la sofisticata assistente virtuale che è la perfetta padrona di casa di questo salone viaggiante che il direttore del design Giles Taylor definisce un “Grande santuario” e che, una volta a destinazione, porge delicatamente ai viaggiatori le valigie che fuoriescono da una paratia laterale scorrevole che sembra ispirata al mondo dei maxi yacht.

Più che sulle caratteristiche tecniche che – salvo un fugace accenno alla propulsione elettrica – non sono state specificate (dettaglio quasi inutile per un’auto che non vedremo mai in strada) l’accenno è stato posto sul legame tra questa vettura ipertecnologica e il passato leggendario del marchio inglese: grazie alla piattaforma modulare, le Rolls Royce di dopodomani consentiranno a ogni cliente di scegliere la configurazione preferita, in una sorta di ritorno alle auto su misura e ai servizi di carrozzeria di cent’anni fa.

Lo stesso filo rosso che collega passato e futuro si ritrova nella fabbrica di Goodwood dove, perfettamente inserita nell’ambiente circostante e in linea con le più recenti tendenze di produzione pulita, nascono le Rolls Royce di oggi e si pensano quelle di domani. Una struttura moderna e razionale, linda come una corsia d’ospedale, intrisa del Dna del marchio: i pochissimi robot servono solo a ridurre il peso della fatica fisica, ma per il resto tutte le lavorazioni sono rigorosamente effettuate a mano, da operai super specializzati e orgogliosi della loro artigianalità, da falegnami che realizzano le finiture con 50 strati di legno, da schiere di sarte che cuciono gli interni realizzati con i pellami pregiati e con i materiali innovativi studiati e sviluppati nei contigui laboratori.

Dai reparti interni di ricerca e sviluppo, dove si utilizzano le tecnologie più sofisticate ma sempre sotto l’occhio vigile dell’uomo, sono nate alcune delle soluzioni più caratterizzanti dell’esclusività Rolls Royce come lo Starlight, procedimento unico che consente di personalizzare il soffitto del tetto con disegni e colori affidati a cavi in fibra ottica.

A proposito di esclusività, la scelta tra 40.000 possibili colori (occorrono 12 ore per stendere due stadi di lacca) consente a chi lo vuole persino di intonare la carrozzeria alla tinta dello smalto per unghie della moglie. Una volta ultimata, ogni singola vettura viene sottoposta a un’approfondita prova su strada: non a caso, dall’inizio del collaudo alla spedizione trascorrono quattro giorni.
 

 

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Mercoledì 27 Luglio 2016 - Ultimo aggiornamento: 27-09-2016 13:49 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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