Suzuki ha individuato interessanti prospettive di crescita per le trasmissioni automatiche, nelle quali è in grado di proporre un'offerta articolata, convincente e conveniente

Suzuki punta sul cambio automatico: tanta tecnologia contro lo stress della guida

di Giampiero Bottino
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TORINO – Rinunciare a un pedale per guidare senza stress. In genere, chi lo prova non torna più indietro. Ma chi non ha fatto questa esperienza esprime spesso una timorosa diffidenza nei confronti del cambio automatico e delle sue declinazioni robotizzate. Una cultura che ha contribuito a mantenere al di sotto del 15% il peso delle immatricolazioni di vetture con pedaliera “ridotta”. Una situazione del tutto opposta a quella di Usa e Giappone, dove l'eccezione – in genere riservata alle supercar sportive più estreme – è rappresentata dal cambio manuale. Nel Paese del Sol Levante esiste addirittura una patente “semplificata”, che autorizza alla guida delle sole vetture con cambio automatico.

Non è un caso che sia un brand nipponico, Suzuki, a lanciare la sfida del cambiamento soprattutto nei segmenti A, B e C, quelli in cui il marchio è presente e che in Italia valgono l'86% del mercato. Vi sono comprese le vetture a prevalente uso urbano, reso particolarmente stressante dal traffico “stop & go” che impone il continuo ricorso alla leva del cambio. Proprio in questa fascia di mercato Suzuki ha individuato interessanti prospettive di crescita per le trasmissioni automatiche, nelle quali è in grado di proporre un'offerta articolata, convincente e conveniente.

Perché, come ricorda Massimo Nalli, direttore generale di Suzuki Automobili Italia, «il nostro è uno dei tre marchi non premium a proporre il cambio automatico su tutta la gamma». Ovviamente, non si tratta di un unico cambio, ma di una serie di soluzioni tecnologiche diverse da modello a modello, adeguate per prestazioni e livelli di prezzo alle varie vetture. Un'offerta completa che abbiamo potuto provare in tutte le sue articolazioni sulle strade del capoluogo piemontese e dei suoi immediati dintorni.

Alla base della gamma troviamo la piccola ed economica Celerio con il cambio meccanico robotizzato Ags, efficiente ed economico, funzionale anche se non immune dalla limitata fluidità nei passaggi di marcia caratteristica di questo tipo di trasmissioni. Sensazione del tutto opposta all'astra estremità dell'offerta, rappresentata dal doppia frizione Dct a 6 rapporti che, abbinato al turbodiesel 1.6 da 120 cv, regala alla nuova Vitara – l'ultima nata del marchio nipponico – cambiate dolci e rapidissime che esaltano il piacere della guida.

La medesima trasmissione è disponibile anche per la S-Cross che condivide il turbodiesel della Vitara, mentre nel caso delle versioni a benzina di entrambi i modelli l'addio alla benzina è garantito da un cambio Cvt a variazione continua per la S-Cross e da un automatico convenzionale a 6 marce con convertitore di coppia per Vitara. I due modelli ancora mancanti all'appello, la piccola Swift e l'altrettanto compatto fuoristrada Jimny, condividono l'automatico con convertitore di coppia a 4 marce.

Con questa agguerrita batteria di automatici Suzuki punta a anche a sfatare alcuni luoghi comuni come quello che la rinuncia al terzo pedale sia molto costosa (la differenza di prezzo rispetto alle versioni con cambio meccanico è compresa tra i 700 euro della Celerio e i 1.700 della Vitara con il Dct) e sul piano del rispetto ambientale. In realtà non c'è nessuna variazione per Celerio e S.Cross a benzina, mentre si registrano aumenti contenuti nel caso degli altri modelli: +12% per Swift, +2,8% per Jimny, +4,6% per la S-Cross diesel. La Vitara, dal canto suo, registra un +1,8% per la versione a benzina e un +7,1% (da 4,2 a 4,5 litri/100 km) per quella a gasolio.
 

 

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Domenica 17 Luglio 2016 - Ultimo aggiornamento: 21:00 | © RIPRODUZIONE RISERVATA