Sonia Bergamasco: «Io, felice di fare la madrina a Venezia nell’anno della mia svolta pop»

Sonia Bergamasco: «Io, felice di fare la madrina a Venezia nell’anno della mia svolta pop»
di Gloria Satta
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Mercoledì 31 Agosto 2016, 00:02 - Ultimo aggiornamento: 6 Settembre, 17:33
VENEZIA - Sottile, elegante, sofisticata, pelle di madreperla e grande ironia, stasera Sonia Bergamasco presenterà, vestita Armani, la cerimonia d’inaugurazione della 73ma Mostra e il 10 settembre tornerà sul palco per la premiazione. «Avevo scritto un discorso sul cinema, ma la tragedia del terremoto mi ha spinto a rimetterci le mani», racconta. 

E’ una madrina speciale, l’attrice, e porta in dote una carriera prestigiosa iniziata in teatro con giganti come Strehler, Ronconi, Bene e proseguita nel cinema con Soldini, Bertolucci, Cavani, Giordana. Milanese, 50 anni, musicista e poetessa, due figlie preadolescenti, con il marito Fabrizio Gifuni forma una delle coppie più ammirate dello spettacolo italiano. Proprio quest’anno la raffinata carriera di Sonia ha avuto una virata nazional-popolare: l’attrice ha avuto un grande successo nei panni della sadica capufficio di Checco Zalone nel blockbuster Quo vado? e, in tv, nella parte di Livia, l’eterna fidanzata di Montalbano. A Venezia, sorridentissima, comincia a prendere gusto ai rituali del festival mentre i capelli biondissimi brillano al sole. 

 

Si aspettava di fare gli onori di casa alla Mostra? 
«No, ed è stata una bella sorpresa: non mi avrei mai pensato che chiamassero un’attrice come me. Ho accettato senza pensarci due volte». 

Che tipo di madrina intende essere? 
«Barbera e Baratta mi hanno lasciato carta bianca. Spero di vedere più film che posso e incontrare tante persone». 

Cosa la lega a Venezia? 
«Un bel po’ di ricordi. Venni per la prima volta vent’anni fa con il corto di Silvio Soldini D’estate, il mio esordio cinematografico. Poi sono tornata con i film di Giuseppe Bertolucci, ma negli anni ho vissuto la Mostra soprattutto come spettatrice». 

E’ contenta della svolta pop che ha preso la sua carriera? 
«A dire la verità, la svolta pop è iniziata quando ho interpretato “Tutti pazzi per amore” e la serie “Una grande famiglia”». 

Perché ha accettato di interpretare Quo vado? 
«Amo essere sorpresa e quando Luca Medici (il vero nome di Zalone, ndr) mi ha chiesto di fare la cattiva, l’ho trovato molto divertente. Mi sono sentita inclusa in un gioco più aperto nel quale ho portato le mie peculiarità di attrice».

Che effetto le ha fatto essere accostata alla comicità intelligente di Franca Valeri? 
«Il paragone mi ha onorata. Da attrice, e da donna lombarda, ho sempre considerato Franca un punto di riferimento. Incarna una femminilità in cui mi ritrovo». 

E cosa l’attirava nell’idea di interpretare Livia? 
«La possibilità di dare più spessore al personaggio con il pieno accordo di Camilleri, Zingaretti, Sironi, gli sceneggiatori. Non vedo l’ora che vadano in onda le nuove puntate che ho girato». 

Si ritrova nella battaglia per la parità di genere che coinvolge le protagoniste del cinema? 
«Totalmente. E’ fondata e doverosa. In America, dove il cinema è positivamente sindacalizzato, gli attori lottano insieme. In Italia servirebbe un’aggregazione più forte». 

E’ vero che il cinema non sa o non vuole raccontare le donne over 40? 
«Verissimo, per questo le donne dovrebbero prendere in mano la situazione, scrivendo ruoli e soggetti. Io ci sto pensando...E dire che le brave registe non mancano: ammiro Valeria Golino, Alice Rohrwacher, Valeria Bruni Tedeschi per la sua libertà espressiva e travolgente. Mi piacerebbe lavorare con lei».

Cosa farà? 
«Tornerò al teatro: a novembre riporto in scena come regista e protagonista “Il trentesimo anno” un racconto di scena liberamente tratto dal Trentesimo anno di Ingeborg Bachmann e a marzo curerò la regia di “Luisa e Renée”». 

Se le sue figlie Valeria e Maria volessero fare le attrici come reagirebbe? 
«Per il momento solo Maria ha manifestato, in modo giocoso, questo desiderio. Comunque spiego sempre alle ragazze che questo mestiere è meraviglioso e complicato. Si può fare solo se porta tanta gioia. E se si è forti». 


 
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