La nuova generazione di Dacia Duster, il Suv low cost più famoso del mondo

Nuovo Duster, si esalta la formula Dacia:
ruote alte, il prezzo resta basso

di Nicola Desiderio
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MARSIGLIA – Dacia Duster, ovvero il Suv del marchio low cost di Renault, arriva ai tre anni di vista e si rinnova per riproporsi sul mercato con una miscela più ricca degli ingredienti che ne hanno decretato il successo ovvero lo stile da 4x4, la praticità e il prezzo che – a sorpresa – rimane identico a prima, con una soglia di accesso di 11.900 euro, ma con contenuti superiori.

Un mezzo globale e vincente. La sfida era proprio questa: cambiare il meno possibile offrendo di più e allo stesso listino per continuare il successo di un modello prodotto in 820mila pezzi in ben 6 diversi stabilimenti sparsi in 4 Continenti, 450mila con il marchio Dacia nei 43 paesi sugli oltre 100 dove la Duster è venduta altrimenti con il marchio Renault. Oltre 48mila unità, dunque più di una su 10, girano per le strade italiane e nell’80% dei casi con l’allestimento di punta Lauréate. Per raggiungere questi obiettivi, i tecnici francesi hanno toccato solo marginalmente il look rendendolo ancora più fuoristradistico o, in ogni caso, avventuroso grazie alle barre sul tetto più massicce, alle protezioni più marcate e al frontale, dotato di calandra più importante e di gruppi ottici con lente tripartita più evidente e luci diurne.

Come andare incontro ai clienti. Per il resto è stato chiesto ai clienti cosa avrebbero voluto e, nel limite del possibile, Dacia li ha ascoltati. La qualità percepita è insufficiente? E allora l’aspetto dei materiali nell’abitacolo migliora, sia per le plastiche sia per i tessuti dei sedili. Manca un sistema infotelematico ormai indispensabile su qualsiasi auto? Ecco il Media Nav della LG con schermo a sfioramento da 7 pollici, Bluetooth e prese frontali per jack e USB, a portata di mano. Per viaggiare ci vorrebbe il cruise control? Ecco allora anche il limitatore di velocità. La visibilità è buona, ma dietro i sensori farebbero comodo? Eccoli pronti con i loro “beeep” ogni volta che si innesta la retromarcia. In più ora anche l’ESP è di serie che, insieme ai 4 airbag e agli attacchi Isofix costituisce la dotazione di sicurezza di serie per tutte le versioni della Duster, inoltre per ospitare tutta la nuova elettronica c’è una rete multiplex che porta dentro l’abitacolo due altre piccole richieste dei clienti: la temperatura esterna e i pulsanti degli alzacristalli posizionati sui braccioli delle portiere.

Quelle serene rinunce... È migliorata anche la plancia e, con essa anche la disponibilità di spazio per i piccoli oggetti che sale di 3,3 litri. Rimane invece identica la capacità del bagagliaio: si va da 475 litri e, abbattendo il sedile posteriore 40/60 si arriva a 1.636. Per la versione 4x4 queste volumetrie scendono solo un po’, rispettivamente a 445 e 1,570 litri. Se poi si reclina in avanti lo schienale del passeggero anteriore, c’è spazio per oggetti lunghi ben 2,7 metri. Niente male per un’auto lunga solo 4,31 metri, ma quel che più piace è l’impostazione della vettura che, per chi è più pretenzioso, vuol dire povertà, per chi invece l’apprezza è sinonimo di praticità. I tappetini interni, ad esempio, sono di robusta gomma, si usa ancora la chiave per il bocchettone del carburante e il portellone al cui interno si trova sì la lamiera nuda, ma anche un grande maniglione per richiuderlo. Certo non mancano le economie come il piantone del volante che si regola solo in altezza mentre certi comandi sono scomodi e lo schermo da 7 pollici non è sempre immediato da leggere, ma la Duster è così e questo suo modo di essere essenziale quanto sincera costituisce la sua personalità.

Il nuovo 1.2 Tce con diesel e Gpl. Le novità interessano anche la meccanica. La principale è il nuovo 1,2 litri Tce a iniezione diretta con turbocompressore che si segnala, oltre che per la potenza di 125 cv, anche per la coppia di 205 Nm erogata a 2.000 giri/min e disponibile al 90% già a 1.500 giri/min. Si tratta di un’unità di ultima generazione, già vista su altri modelli Renault e che per ora è disponibile solo con la trazione anteriore, come del resto la diesel 1.5 da 90 cv che offre i consumi migliori – 4,7 litri/100 km pari a 123 g/km di CO2 – mentre la benzina chiede 6,3 litri/100 km (147 g/km di CO2), ma in cambio dà le prestazioni più apprezzabili della gamma Duster: 175 km/h e 0-100 km/h in 10,4 secondi. Rimane l’1,6 litri a benzina aspirato da 110 cv con cambio a 5 rapporti, disponibile con l’immancabile alimentazione bi-fuel GPL con trazione 4x2 e serbatoio per il gas da 32 litri oltre a quello da 50 per la benzina. Per ridurre i consumi ci sono l’indicatore di cambiata e il pulsante Eco che affievolendo la risposta dell’acceleratore e l’intervento del climatizzatore contribuisce a ridurre i consumi effettivi del 10%.

Quasi una fuoristrada vera. Rimangono anche il diesel 1.5 da 110 cv e il sistema di trazione integrale inseribile con giunto centrale multidisco elettromagnetico di derivazione Nissan. Tre le modalità selezionabili: 4x2 per avere solo la trazione anteriore, Auto per fare in modo che, in caso di mancanza di motricità, la coppia sia trasferita fino al 50% alle ruote posteriori, e infine Lock con la quale il giunto viene bloccato a bassa velocità per superare le situazioni più difficili. Con la trazione solo anteriore le sospensioni posteriori sono ad assale torcente mentre sulle 4x4 c’è lo schema McPherson a ruote indipendenti. In tutti i casi l’altezza da terra è di 210 mm con angoli di attacco di 34,9 gradi e di uscita da 29,3 gradi e il cambio ha la cosiddetta “primina”, ovvero una prima molto corta (5,8 km/h a 1.000 giri/min) per affrontare più facilmente salite e discese in fuoristrada. Ulteriore aiuto sono gli pneumatici M+S di serie. Rimangono l’impianto frenante misto, con dischi autoventilanti anteriori e tamburi posteriori, mentre lo sterzo guadagna la servoassistenza elettroidraulica per la 1.2 e per le altre motorizzazioni se in presenza del climatizzatore.

Più comoda su strada, audace fuori. Quel che si apprezza subito della Duster alla guida è il miglior comfort acustico, tanto che il livello di rumore sarebbe addirittura dimezzato e quello riscontrabile ora a 130 km/h sarebbe pari a quello che la precedente Duster esprimeva a 90 km/h. Merito dei nuovi materiali insonorizzanti, della nuova paratia motore, di modifiche agli acciai nei punti nevralgici per bloccare la propagazione delle onde sonore e di guarnizioni più efficaci. Ora si può parlare di comfort, anche perché le sospensioni hanno una capacità di assorbimento molto buona, ma non la fanno pagare con un rollio esagerato. Anzi, grazie anche alle carreggiate extralarge, al peso contenuto e alla risposta omogenea dello sterzo, la Duster si fa guidare bene anche sul misto e, se si esagera, l’elettronica si fa sentire con interventi piuttosto precoci, ma discreti. La versione 1.2 TCE è più agile e ha meno sottosterzo condita da una gradevole elasticità del propulsore mentre non delude mai l’1.5 dCi, anche se fa sentire qualche rombosità in più. In città si va che un piacere, tanto che farebbe piacere avere un cambio automatico, sullo sterrato non fa paura davvero niente e anche i twist, i piani inclinati, le pendenze e i piccoli guadi vengono superati con facilità e autorevolezza.

Costa lo stesso, anzi di meno. E veniamo al prezzo: rimane di 11.900 euro nonostante la dotazione più ricca e i miglioramenti, anzi è effettivamente inferiore dato che, a parte l’allestimento base, l’Ambiance costa 250 euro in meno e il Lauréate 150 euro in meno. In totale le versioni sono 13, a conferma che un prodotto razionale come questo non si affida alla superstizione, ma al rapporto effettivo tra prezzo e contenuti e ad una robustezza data da un prodotto semplice, robusto e collaudato. Ai 4 milioni di km percorsi per sviluppare la prima Duster, se ne sono sommati altri 1,6 milioni per poter offrire una garanzia di 3 anni o 100mila km. In arrivo un allestimento Adventure ancora più fuoristradistico e anche una versione con omologazione N1 autocarro e questo dovrebbe rendere ancora più appetibile la Duster presso gli artigiani e le partite Iva che per finora hanno costituito solo il 10% delle vendite.

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Giovedì 14 Novembre 2013 - Ultimo aggiornamento: 17-11-2013 00:06 | © RIPRODUZIONE RISERVATA