Il Fiat Freemont nell'affascinante habitat del Nord Africa

Fiat Freemont, la nave del deserto:
il Suv affronta le dune del Sahara

di Matteo Morichini
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MARRAKESH - Le strade del Marocco sono altamente scenografiche con asfalti infinitamente migliori di quanto si possa immaginare. Quindi attraversarlo in macchina è consigliatissimo. Per andare sul sicuro però, è sempre meglio scegliere un auto con quattro ruote motrici. Come la Fiat Freemont per esempio, con la quale siamo partiti da Casablanca, fatto tappa a Marrakesh, esplorato la via delle Kasbah che va da Ait Ben-Addou a Kelaat M’Gouna passando per Ouarzazte. Poi bussola a sud verso Merzouga, la porta del Sahara, e da lì a nord in direzione Fez e quindi riconsegna auto a Casablanca. Tutto in sei giorni, per un totale di 2500 chilometri s’un percorso complesso e completo sia dal punto di vista paesaggistico-culturale che in ottica test-drive con guida in autostrada, nei centri urbani, sui valichi di montagna, su piste asfaltate, piste di sabbia, mulattiere e quelle lunghe e ipnotiche strisce di tarmac sugli altipiani dell’alto Atlante.

In tutto il nostro viaggio abbiamo registrato un consumo combinato di 7,1 litri per 100km. Un ottimo risultato considerando gli almeno 800 km di continui sali-scendi e curve tra i passi dell’Atlante. Per due persone la Freemont è ovviamente un filino sovradimensionata; nel senso che al’interno c’è spazio per cinque adulti alti e robusti ed il bagagliaio è molto molto capiente tanto da poter ospitare altri due sedili portando il totale a sette persone. L’abitabilità è dunque un punto di forza, così come la seduta alta e comoda, che consente di osservare meglio i panorami e di non stancarsi eccessivamente nelle lunghe distanze.

Ma la cosa che più ci ha colpito del Suv by Fiat è stato l’assetto: morbido e ben molleggiato senza penalizzare la tenuta, ed in grado di assorbire buche e asperità ogni qualvolta il terreno lo richiedeva. In pratica si riesce a guidare sopra dei piccoli crateri senza accorgersi di nulla. E quando la carreggiata si restringe, come nella via verso Ait Ben-Addou, millenaria fortificazione di argilla dove hanno anche girato scene del Gladiatore, e bisogna mettere due ruote su sterrati pieni di sassi, la Freemont ha dimostrato di avere una buona attitudine per l’off-road. Nessun problema anche nei 35 chilometri di pista sterrata al cospetto dell’Erg Chebbi, la famosa “Carrer des Fossils” che apre il Rally di Merzouga. La Freemont non ha le ridotte ma nel viaggio non c’è stata necessità di affrontare fuoristrada duri e puri. Nei percorsi a bassa aderenza però, quando c’era da guadare torrenti, o inerpicarsi su qualche duna, non abbiamo registrato alcun problema di grip, tenuta e trazione. Sociologicamente parlando poi, in paesi come il Marocco, quindi non esattamente ricchi, la Freemont ha il pregio di essere understated nonostante architettura e dimensioni.

La sensazione è che il progetto Freemont si basi sopratutto su robustezza e praticità offerta a prezzi contenuti. Buona anche la visibilità con interni spaziosi e completi d’interfaccia multimediali, prese Usb e Aux per ascoltare la vostra musica preferita e numerosi vani portaoggetti utili per mappe, monete, macchine fotografiche, smartphone ed i vari ed eterogenei gadget di viaggio. Il modello utilizzato in Marocco aveva la trazione integrale permanente ed un cambio automatico collegato al motore turbodiesel Multijet da 2.0 litri e 170 cavalli. Modello che a seconda dell’allestimento (Urban, Lounge o Park Avenue) ha un listino dai 33.450 ai 36.450 euro.

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Sabato 24 Agosto 2013 - Ultimo aggiornamento: 01-10-2013 16:53 | © RIPRODUZIONE RISERVATA