La Maserati A6 GCS Berlinetta del 1954 vincitrice del Best of Show dell'edizione 2016

A Villa d’Este la “Grande Bellezza” dell’auto, premiate Maserati A6 GCS e Lancia Astura

di Sergio Troise
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CERNOBBIO - La Grande Bellezza dell’auto classica ha vissuto, come ogni anno, un weekend di gloria tra Villa d’Este e Villa Erba, le splendide dimore storiche adagiate sulle rive del Lago di Como, dove si è svolta l’edizione 2016 del Concorso d’eleganza riservato alle auto d’epoca.

Una passerella scintillante, riservata a facoltosi collezionisti di marchi di gran pregio (Rolls Royce, Bentley, Bugatti, Aston Martin, Jaguar, Alfa Romeo, Ferrari, Maserati, BMW…) e impreziosita da presenze intriganti, come la Ferrari 330 del 1966 appartenuta a Marcello Mastroianni, la Testa Rossa Spider che fu di Gianni Agnelli, con tanto di targa personalizzata (TO 00000G), o la Rolls Phantom IV del 1952 guidata personalmente dall’ex campione di tennis Ion Tiriac.

Un trionfo di glamour e di passione che non ha pari nel mondo: il meglio del collezionismo si raduna qui, in questo splendido angolo d’Italia dove nessuno osa pensare che il concorso americano di Pebble Beach possa risultare migliore. Forse laggiù, in California, potrà girare qualche dollaro in più, ma il fascino di Villa d’Este e delle auto in concorso sulla passerella italiana non ha pari nel mondo.

Geniale l’intuizione di BMW Group Classic (co-organizzatore e protagonista della manifestazione) di caratterizzare l’evento come anello di congiunzione tre le auto di ieri e quelle di domani: non per niente lo slogan della manifestazione era “Ritorno al futuro – il viaggio continua”. Ed è stato interessante, dunque, vedere schierati, accanto ai gioielli del tempo che fu, alcuni concept avveniristici, ma indissolubilmente legati ai classici del passato da un fil rouge fatto di coerenza stilistica e di evoluzione tecnica.

Best of show dell’edizione 2016 è stata eletta un’auto italiana da competizione: la Maserati A6 GCS Berlinetta del 1954 appartenente alla Destriero Collection del Principato di Monaco. Firmata Pininfarina, verniciata in rosso con banda longitudinale bianca, targa rigorosamente nera (MI 266345) monta sotto al cofano anteriore un motore 6 cilindri 2.0 litri da 190 cv derivato dalla Formula 2. Particolare curioso, sul baule posteriore è fissata la dicitura cromata “Guglielmo Dei – Roma”. Per tutti Mimmo, Dei – scomparso nel 1985 - fu concessionario Maserati a Roma e, soprattutto, fu il fondatore della scuderia Centro-Sud e grande scopritore di talenti (tra i tanti Lorenzo Bandini).

Quanto alla A6 GCS premiata dalla giuria, è – secondo quanto dichiarato dal proprietario – “una delle quattro superstiti, con le migliori credenziali di autenticità”. Secondo i giurati ha meritato il riconoscimento di Best of Show anche per la particolare storia del modello: in origine infatti la carrozzeria berlinetta due posti, dalla linea bassa e affusolata, era stata concepita da Aldo Brovarone per la Cisitalia, ma dopo il fallimento di quest’ultima il designer piemontese girò il progetto a Giovan Battista Farina (Pinin Farina) che lo assegnò a un telaio Maserati. L’auto venne esposta al Salone di Parigi del ’54, dove incantò un facoltoso appassionato, il conte Alberto Magi Diligenti, primo proprietario, che avrebbe voluto utilizzarla nella Mille Miglia del ‘55.

Nella categoria di appartenenza della Maserati premiata (“Attraenti Piccoli Bolidi”) hanno fatto la loro figura anche altri pezzi di grande importanza storica. Tra questi il primo prototipo della Giulietta SZ coda tronca esibita da Corrado Lo Presto, noto collezionista di “pezzi unici”. Per metà lasciata intatta, per un’altra metà sottoposta ad un delicato restauro conservativo, l’auto ha incantato gli intenditori per l’assoluta originalità. Datata 1962, la SZ coda tronca nacque per volontà dell’Alfa Romeo e di Elio Zagato, che sperimentò le nuove soluzioni aerodinamiche con la collaborazione di Ercole Spada (designer all’epoca appena 23enne). I due, armati di cronometro e di fili di lana applicati alla carrozzeria, collaudarono personalmente la vettura in autostrada, riscontrando, grazie alla coda tronca, un aumento della velocità massima di 20 km/h.

Ammiratissime sono state anche altre sportive italiane ad alte prestazioni, come la Siata 208 S del ‘54 e la Fiat 8V Supersonic firmata da Ghia nel ‘53: un’auto di ispirazione aeronautica per la quale si spese Giovanni Savonuzzi, ingegnere esperto d’aerei, che volle introdurre alcuni elementi stilistici tipici di razzi e jet, attribuendo un carattere unico alle forme dell’auto. Se a ciò s’aggiungono i paraurti “all’americana” si comprenderà meglio l’assoluta originalità di questo autentico monumento allo stile che ha fatto girare la testa a tutti.

Tra tanti capolavori di gran pregio (e di gran lusso) non ha sfigurato la piccola 850 SS di Moretti: una sportivetta che negli anni 60 veniva guardata con il sospetto riservato ai clienti del “voglio ma non posso”. Molto simile alla magnifica Dino (nata appena 9 mesi prima) l’auto venne concepita, per conto di Moretti, dal designer italo-svizzero Dany Brawand. Il quale – secondo gli storici più accreditati – ha avuto comunque il merito di trasformare una piccola utilitaria Fiat con motore di appena 850 cc in una sportiva di aspetto accattivante e in grado di piazzarsi terza di categoria alla Targa Florio.

Il premio di best of show è stato assegnato da una giuria internazionale di esperti presieduta da Lorenzo Ramaciotti, 40 anni di esperienza ai massimi vertici del design, dal ‘98 al 2005 a capo della Pininfarina, dal 2007 al 2015 al vertice dello stile del Gruppo Fiat, tuttora consulente speciale di Marchionne per FCA Group. Con lui, l’inglese Ian Cameron, fino al 2012 responsabile dello stile di Rolls Royce; l’olandese Harm Lagaaij, negli anni capo design prima di Ford, poi di BMW, infine di Porsche; il francese Patrick le Quement, già al vertice dello stile Renault; lord March, organizzatore del Goodwood Revival; il tedesco J. Philip Rathgen di ClassicDriver.com; Adolfo Orsi, esperto di Maserati e di vetture storiche italiane; Stefano Pasini, scrittore e giornalista freelance; Carlo Otto Brambilla, giornalista specializzato in trasporti.

La giuria popolare, composta dal pubblico che nella giornata di sabato 21 maggio ha affollato Villa d’Este, ha invece assegnato la Coppa d’Oro del concorso a una Lancia Astura Seconda Serie del 1933 appartenente al collezionista olandese Antonius Meijer e appartenuta, in passato, a Vittorio Mussolini. Proprio per scelta del figlio del duce alla macchina venne sostituito il motore originale da 2600 cc con un più potente V8 3.000 a carter secco dell’Astura Terza Serie, capace di erogare 82 cv. Quanto allo stile, l’auto fu “vestita” dalla carrozzeria Castagna, che anticipò i tempi con soluzioni avveniristiche per l’epoca, caratterizzate dalla mancanza di pedane e da linee aerodinamiche che – notano alcuni dei massimi esperti di auto storiche – avrebbero poi ispirato anche la Bugatti.

L’auto partecipò alla 24 Ore di Pescara nell’agosto del 1935 e cinque settimane dopo venne presentata al Concorso d’eleganza di Villa d’Este. Circostanza, questa, che a detta degli esperti “testimonia la capacità della Lancia di realizzare auto in grado di soddisfare sportività, sofisticazione tecnica ed eleganza”. L’esemplare che ha trionfato a Villa d’Este 2016 ha incantato per l’aspetto suggestivo e decisamente affascinante, tuttavia alcuni tra gli storici dell’auto più rigorosi, come Elvio Deganello, hanno avuto da ridire su “qualche licenza del restauro”.

Nella categoria della Lancia Astura (“Supercar ante 1945 – Veloci e Sgargianti”) si son viste altre auto interessanti. Tra queste l’Alfa 6C 2500 Sport del 1944 appartenente al collezionista italiano Federico Vitto. Un’autentica rarità, per due motivi: primo, perché in pieno periodo bellico l’Alfa Romeo era dedita prevalentemente a veicoli per l’esercito, e dunque questo è uno dei soli tre esemplari costruiti nel ’44 per soddisfare la richiesta di Luigi Fallai, importatore Alfa Romeo in Svezia, paese neutrale. Secondo, perché la carrozzeria non è firmata, come le altre 6C 2500, con la dicitura Touring Superleggera, ma Turinga, come imposto dal regime fascista, che non tollerava termini anglofoni su prodotti italiani.

Una Lamborghini Miura SV del 1971 è la supercar del passato che ha vinto il premio assegnato tramite referendum popolare tra i visitatori dell’esposizione bis allestita a Villa Erba nella giornata conclusiva del Concorso. Esposta dal collezionista americano Adrien Labi e restaurata dal Polo Storico Lamborghini, l’auto è proprio quella che venne presentata al Salone di Ginevra del ‘71 in occasione del lancio della versione SV: una Miura ancor più sofisticata e prestazionale della supercar nata nel 1966 per volontà di Ferruccio Lamborghini dalla matita di Marcello Gandini e dotata di un poderoso motore 12 cilindri da 385 cv sistemato in posizione trasversale dietro all’abitacolo.

Dal passato al futuro, il Design Award ai concept è andato infine all’Alfa Romeo Disco Volante Spyder by Touring: in pratica la versione scoperta del concept coupé già premiato nel 2013. La giuria popolare ne ha decretato la vittoria dopo aver visto sfilare in passerella le realizzazioni più belle ed affascinanti del panorama automobilistico internazionale, firmate Alpine, Aston Martin, BMW, Bugatti, Mazda, Pininfarina.
 

 

 

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Mercoledì 25 Maggio 2016 - Ultimo aggiornamento: 26-05-2016 03:11 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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