La Citroen C3 WRC che partetiperà al prossimo mondiale rally

L'auto riprende a correre, al salone di Parigi sfilano le “belve” da competizione

di Nicola Desiderio
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PARIGI - «Le corse migliorano la razza», lo disse Louis Hervé Coatalen, ingegnere-pilota francese naturalizzato britannico, passato alla storia, più che per le vittorie a bordo delle Sunbeam che progettò e costruì nei primi anni del secolo scorso, per la celebre frase «racing improves the breed». Un concetto che hanno fatto proprio tutti i grandi uomini dello sport motoristico e anche i marchi che nelle corse hanno trovato la loro consacrazione: Enzo Ferrari scelse il cavallino rampante, Ferdinand Porsche la cavallina di Stoccarda, la Ford Mustang ha un purosangue selvaggio al galoppo sulla calandra, Sir Peter Lyons volle per sé il Giaguaro e Peugeot ha il Leone, senza contare la Lamborghini che ha nel toro il proprio simbolo mentre Carrol Shelby mise il proprio sigillo sulle più famose sportive americane marchiandole e battezzandole con rettili velenosi come cobra e vipera.

Oggi l’automobilismo è cambiato e viviamo un paradosso: sono le auto che guidiamo tutti i giorni ad aver offerto a quelle da corsa i temi tecnici fondamentali da sviluppare, come l’elettrificazione, con l’obiettivo di ridurre consumi ed emissioni. Le competizioni sono, prima ancora del mercato, un inappellabile meccanismo di selezione darwiniana per le tecnologie migliori irradiando un’aura di ammirazione intorno chi ha saputo svilupparle per vincere. Lo sa bene anche Akio Toyoda che, quale ceo di una casa automobilistica che non ha mai scomodato alcun animale per rappresentarsi, è venuto a Parigi, per la prima volta ad un Salone dell’Automobile europeo, per presentare tutte le novità di Toyota e Lexus. E la sua conferenza non è iniziata con la C-HR, la Prius plug-in che fa 100 km con un litro di benzina o la fascinosa Lexus LC, ma con la Yaris WRC, l’arma con la quale il costruttore delle Tre Ellissi ritornerà nel 2017 nel campionato mondiale rally con i colori della Gazoo Racing per sfidare la Volkswagen Polo R WRC, autentico assopigliatutto dal 2013, ma anche la Hyundai i20 WRC e la nuovissima Citroën C3 WRC, al debutto sulla passerella di casa in contemporanea al modello di serie.

Ad accompagnare “Il principe” – così viene chiamato Toyoda in Giappone – c’era il “finlandese volante” Tommi Mäkinen, vincitore di 4 titoli mondiali consecutivi tra il 1996 e 1999 e che sta curando personalmente lo sviluppo della Yaris WRC con l’obiettivo di rimpolpare il bottino di 4 titoli piloti e 2 costruttori ottenuti con la leggendaria Celica. Certo, mancano ancora la 24 Ore di Le Mans e la Dakar, ma la competitività dimostrata dalla TS050 (che lo scorso giugno ha mancato la vittoria all’ultimo giro) e lo strapotere dell’Hilux Evo e di Nasser Al-Attiyah nel campionato mondiale Cross Country fanno ben sperare.

Il prossimo anno si annuncia quindi grande battaglia, anche grazie al nuovo regolamento che permetterà ai motori 1,6 litri turbo di passare da 300 cv a quasi 400 cv, di avere un’aerodinamica più sofisticata e infine di poter applicare di nuovo i differenziali a controllo elettronico. Toyota inoltre si avvarrà della collaborazione di Microsoft per raccogliere dati nella fasi di sviluppo e in gara, oltre a stabilire una piattaforma di comunicazione con i fan mettendo in pratica la Yaris WRC nella cosiddetta “Internet delle cose”. Qualcuno dice che così i rally saranno meno spettacolari, con meno salti e intraversate, ma anche che i tempi nelle prove speciali avvicineranno quelli delle Gruppo B, le super auto da rally da 600 cv degli anni ’80. La cosa più importante è che queste auto avranno i nomi e la veste di modelli di serie di grande diffusione, sottolineando anche visivamente quella continuità tra sport e strada che tanto sta a cuore sia agli ingegneri sia agli uomini di marketing. Toyoda ama le battute – «Quella camicia è rosso Toyota o Mitsubishi?» ha detto a Mäkinen di fronte ai giornalisti – e va subito al punto: «Voglio vincere, ma in ogni caso correre aiuta a fare macchine sempre migliori, per handling, prestazioni e affidabilità».

Torna dunque, con altre parole, il discorso della razza che può sembrare anacronistico in tempi in cui si parla di auto elettrica, connessa e a guida autonoma, ma se questo curioso mezzo a 4 ruote vuole avere ancora un’anima e rappresentare una passione, le competizioni rimangono l’unico modo per alimentarle. E i costruttori sembrano esserne pienamente consapevoli perché quest’anno Port de Versailles sembrava una via di mezzo tra una pitlane e un villaggio assistenza, tra auto da rally, protototipi Le Mans e monoposto di Formula E, senza contare la Porsche 911 GT3, magnifico giocattolo da gentleman driver per i campionati monomarca di tutto il mondo, e la Abarth 124 Rally. Anche per lei è pronto un trofeo dedicato e l’omologazione nella categoria R-GT. Fermento anche in casa Audi dove, accanto alla R18 impegnata nel WEC e alla R8 LMS, l’auto più vincente nei campionati GT di tutto il mondo, ha pronta un’altra leccornia: la RS3 LMS che debutta in contemporanea con la nuova RS3 4 porte, pronta a gettare il proprio guanto di sfida per il 2017 nei campionati TCR alle varie Alfa Romeo Giulietta, Ford Focus, Honda Civic, Opel Astra, Peugeot 308 e Seat Leon. Per regolamento, nel cofano le è concesso di avere un 2 litri da 330 cv e non il formidabile 5 cilindri 2.5 da 400 cv della versione stradale, ma se il pilota è di razza anche lui, se li farà bastare di sicuro.
 

 

 

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Sabato 22 Ottobre 2016 - Ultimo aggiornamento: 23-10-2016 11:00 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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