La Ferrari SF15-T di Sebastian Vettel sulla pista di Jerez

Ferrari, a Jerez Vettel fa il record e poi frena:
«Troppo presto per giudicare la SF15-T»

di Gianluigi Giannetti
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Jerez, patria delle più famose distillerie di Sherry. Il vino più dolce per ora è rosso. La seconda giornata di test sul circuito Andaluso comincia e finisce nel segno della Ferrari SF15-T di Sebastian Vettel. Sono 89 i giri compiuti, senza nessuna noia meccanica ed elettronica, a conferma di una affidabilità al livello dei migliori. Poi ci sono le prestazioni, convincenti, con il tempo di 1’20″984, che rappresenta il miglior crono di questi test precampionato, oltre che il record per uan vettura ibrida su questo cirtuito.

Maranello sorride. La SF15-T ha girato, molto, mentre il motore Ferrari ha dato una prova perfino superiore alle attese, con il secondo tempo della giornata intestato a Felipe Nasr, su Sauber, a sua volta capace di 88 tornate senza guasti. L'analisi porta Maranello al sorriso per il mix già raggiunto tra affidabilità e velocità, salvo restando i problemi tecnici che hanno afflitto la Mercedes di Lewis Hamilton: per lui quarto tempo e ancora 88 giri. «È troppo presto per sbilanciarsi sul valore reale di questa monoposto - quasi si nasconde Vettel - soprattutto considerando il fatto che non si possono fare paragoni con le altre squadre, impegnate in programmi diversi. Direi però che c'è una buona base su cui lavorare».

Paragoni utili. Per provare a interpretare davvero la prestazione di Vettel serve comunque il paragone con i tempi dei test di Jerez targati 2014, quando Alonso a bordo della F14T segnò un crono di 1'29''145, dunque oltre 8 secondi più lento di Sebastian 12 mesi dopo. Per la cronaca Kimi Raikkonen, che domani debutterà con la SF15-T, con la F14-T fu il più rapido dei ferraristi in 1’24’’812. Lewis Hamilton? Nel 2014 segno' un deludente 1'30''822. Cosa sta succedendo in realtà? Ferrari già all'altezza di Mercedes?

I frutti della rivoluzione. Le prime serie considerazioni su questi test a Jerez portano ad un giudizio pesantissimo sulla passata stagione, la prima delle motorizzazioni turbo a benzina abbinate alla trazione ibrida e al recupero dell'energia in frenata, da indirizzare ad un secondo propulsore elettrico, utile come catapulta in accelerazione. Niente di straordinario per chi conosce il funzionamento di una vettura ibrida, dal 1997 sul mercato. Diciassette anni dopo è sembrato però difficile svegliare la Formula Uno da un letargo antistorico che la manteneva ad un livello tecnologico lontano dalla realtà.

Incognita Mclaren. Nel 2014 ha vinto Mercedes per il metodo da costruttore automobilistico moderno mutuato dalla produzione in serie. Ha messo su un pacchetto funzionale di meccanica ed elettronica. La stagione 2015 ha portato inevitabilmente tutte le scuderie a questo metodo, la qualità media sale e si apre spazio per un veloce recupero anche per i team come Mclaren, passate ad una nuova motorizzazione.

A Jerez, la Mp-4 30 Honda, con Alonso o Button al volante ha faticato molto più del previsto, ma resta l'incognita in positivo della seconda parte della stagione. Il costruttore giapponese ha una familiarità con circuiti ed elettronica per nulla da sottovalutare, e Ron Dennis, boss del team di Woking, sa bene quali frasi usare. «I nostri motori da corsa sono ancora due o tre passi indietro rispetto a dove dovremmo essere, perciò stiamo ancora lavorando sullo sviluppo di queste Power Unit e continueremo a farlo fino all’ultimo giorno di test. Il motore è parte integrante della nostra politica delle ‘dimensioni zero’, l’auto nel retrotreno aderisce alla perfezione al motore e Il livello di dettaglio raggiunto nella progettazione di questa auto ha superato qualsiasi standard che la McLaren abbia mai conseguito in passato» . Sia chiaro, un passato da scuderie e non da costruttori automobilistici sportivi moderni, e che non esiste più.

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Lunedì 2 Febbraio 2015 - Ultimo aggiornamento: 03-02-2015 19:07 | © RIPRODUZIONE RISERVATA