Maurizio Flammini a Vallelunga

Flammini e Vallelunga, un amore a prima vista: dalla vittoria in Coppa Agip al titolo in F2

di Franco Carmignani
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Pilota vincente, assoluto beniamino degli sportivi romani, e organizzatore auto e moto, che ha sempre fatto molto per Vallelunga. Dopo l’esordio con le Formula 850 e le Formula Ford nel 1971, Maurizio Flammini ha colto la prima vittoria a Vallelunga nella Coppa Agip 1973 con una March F3. Ma grandissime sono state le sue prestazioni nei Gran Premi Roma F2, ruota a ruota con i futuri grandi campioni della F1: terzo nel 1975 e ancora terzo nel 1979. Poi ha continuato a correre alternando la sua nuova professione di organizzatore, e ha continuato ad entusiasmare con la Chevron Sport, con la Ford Sierra e con qualsiasi altro tipo di vettura.

«Io ho vissuto Vallelunga a partire dalla prima grande ristrutturazione a inizio anni Settanta. La mia prima gara della Formula 850 è stata assieme al Formula 2 in occasione del Gran Premio Madunina del 1971, quella bella apertura importante. L’Autodromo da allora è cambiato molto soprattutto per ciò che attiene alla struttura tecnologica, per esempio il Centro Guida Sicura, che indubbiamente ha qualificato molto Vallelunga e gli ha dato una funzione ed una funzionalità estremamente importante».

«Obiettivamente parlando, io non vedo una grande differenza, dal 1970 a oggi, da appassionato e da pilota. Il circuito era stupendo prima, come disegno e come conformazione ed è assolutamente stupendo oggi. Debbo dire che dal punto di vista dell’emozione era molto più emozionante prima perché passare a 240 km/h sfiorando il guard-rail del Salto ogni volta, all’uscita con il cerchio anteriore destro, beh era molto bello… Oggi in quel punto ci sono cinquanta metri… e addirittura con il nuovo tracciato quel punto non esiste più, mi hanno cancellato quella curva che era per me “la più”! anche perché era la più selettiva. Eravamo soltanto io, e il grande amico Vittorio Brambilla, a farla in pieno… nessun altro pilota, né Laffite, né Jabouille, né Tambay facevano la Curva del Salto in pieno».

«Da questo punto di vista, ovviamente, l’Autodromo si è aggiornato con i tempi: spazi di fuga ecc, però secondo me è sempre stato in pectore un autodromo molto bello, molto appassionante. Oggi è un autodromo più tecnico, si è evoluto. La grande differenza è proprio questa: si è aggiornato con i tempi non solo e non tanto nel discorso racing, quanto anche nelle altre attività che si possono svolgere in un circuito, che sono proprio quelle di un Centro Motori. Se lo guardiamo da un punto di vista professionale in senso lato ne vediamo una funzionalità completamente nuova e diversa. Se lo guardiamo come appassionati di corse non ci vedo una grande differenza rispetto al passato. E’ molto meno pericoloso, forse meno appassionante…»

«Un giorno dicevo ad Agostini: “Giacomo, secondo te qual è l’autodromo più sicuro che c’è? Voi correvate in posti allucinanti, Imatra, Brno, Rijeka ecc.” Mi rispose “Guarda, l’autodromo più sicuro è un autodromo in cui ci siano i muri vicino alle curve e dei serpenti sull’asfalto! Lì non cade nessuno…”»

«Il ricordo più bello a Vallelunga è quando ho vinto il Campionato Italiano di F2, perché nonostante potessi vincere la gara e invece non l’ho vinta perché a quattro giri dalla fine il cambio si è rotto e andavo in quinta e in quarta e ho perso pian piano terreno e sono arrivato terzo, il fatto di vincere questo titolo alla fine del 1975, quando avevo saltato le prime sei gare perché non avevo mezzi e budget, indubbiamente è stato un fatto eccezionale. Arrivando terzo in quella gara che vinse Vittorio Brambilla davanti a Jacques Laffite, è stato il momento più bello».

 

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Domenica 29 Aprile 2018 - Ultimo aggiornamento: 17:18 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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