Il momento della consegna del casco azzurro a Cosimo Turizio da parte di Corrado Ferlaino

A Turizio il Casco Azzurro alla carriera consegnato da Ferlaino. Scudieri: «Motor Valley, autodromo e Academy per il Sud»

di Sergio Troise
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NAPOLI - Un premio alla carriera, la rievocazione di un’epoca d’oro dell’automobilismo sportivo, la presentazione del progetto di un autodromo per la Campania, la creazione di una Motor Valley e di una Academy per giovani piloti del Mezzogiorno. Sono stati questi gli ingredienti, carichi di suggestioni, che hanno caratterizzato la prima edizione del premio Casco Azzurro, evento svoltosi sabato 29 febbraio a Ottaviano (Napoli) sulla pista privata della Adler (multinazionale leader nella componentistica automotive presente in 23 Paesi, con 64 stabilimenti produttivi) guidata da Paolo Scudieri, imprenditore napoletano noto anche come presidente dell’ANFIA e, nell’ambiente delle corse, come gentleman driver impegnato prima nel Trofeo Abarth, oggi nel Challenge Ferrari, per non dire del legame con la squadra Alfa Romeo di Formula 1, di cui Adler è sponsor.

Il premio Casco Azzurro diventerà operativo dal 2021 e sarà assegnato ai migliori piloti del Sud da una commissione in via di formazione. Nell’anteprima del 2020 è stato assegnato, come premio alla carriera, a Cosimo Turizio, irriducibile 79enne pilota napoletano con un curriculum di tutto rispetto: nel 1977 arrivò a un passo dalla Formula 1, alla quale fu costretto a rinunciare dopo aver interrotto i rapporti con lo sponsor Lloyd Centauro che avrebbe dovuto finanziare un test sulla seconda Arrows, resasi libera dopo la morte di Tom Pryce. Disse di Lui Renato Armaroli: “E’ il miglior pilota non professionista che abbia mai conosciuto, uno dei più forti piloti in attività negli anni settanta. Per grinta e coraggio mi ricordava il Clay Regazzoni del 1970, quello che vinse l’Europeo di Formula 2 con la Tecno”.

Da privato, Turizio si spinse fino ai vertici dell’Europeo di Formula 2 con una March, auto con la quale ha ripreso poi a correre in tempi recenti nei campionati riservati alle auto storiche. Campionati nei quali si è messo in luce guidando anche una Hesketh di Formula 1, monoposto degli anni 70 con la quale ha sfiorato l’exploit nel Grand Prix Historique di Montecarlo del 2012, quando fu costretto al ritiro per una toccata sul bagnato a Santa Devota, mentre era saldamente secondo.

Se è vero che il pilota napoletano si è saputo esprimere ai massimi livelli in monoposto e nella categoria Sport (indimenticabili certe prestazioni a Imola, al Mugello, a Vallelunga), la sua fama di campione è rimasta per sempre legata all’incredibile successo tricolore nel Turismo Classe 1300 del 1972, quando conquistò la Coppa CSAI (in pratica il titolo di campione italiano) con la 128 Coupé preparata da Trivellato, battendo le 128 della Scuderia Filipinetti assistite da Mike Parkes e, soprattutto, le Alfa Romeo GTA.

Quell’anno il pilota napoletano, allora trentunenne, conquistò 5 vittorie, tre secondi posti, stabilì il record sul giro a Monza, Imola e Vallelunga, inanellò una serie di prestazioni eccezionali anche in salita, maturò esperienze all’estero (Brno, Nurburgring, Le Castellet) e – come è stato raccontato nel corso della cerimonia di premiazione del Casco Azzurro – concluse la stagione alla grande, nella Coppa Carri a Monza, ultima prova di campionato, dove conquistò pole position, vittoria, record sul giro e campionato.

Il premio Casco Azzurro alla carriera è stato consegnato a Turizio dalle mani di Corrado Ferlaino (in alto la foto di Pippo by Capri), personaggio noto nel mondo del calcio per aver portato a Napoli il primo scudetto, ma nel corso della cerimonia è stato ricordato che Ferlaino, oggi entusiasta e attivissimo 88enne, aveva già vinto molto tempo prima, nel 1964, uno “scudetto” nell’automobilismo, essendosi imposto nel campionato italiano Gran Turismo al volante di una Ferrari GTO, auto frettolosamente venduta per pochi milioni di lire e recentemente aggiudicata al prezzo record di 48,45 milioni di dollari (circa 41 milioni di euro) in un’asta di Sotheby’s svoltasi a Monterey, in California.

Gli organizzatori del Casco Azzurro hanno colto l’occasione per premiare con una targa celebrativa anche Ferlaino e, con lui, Antonio Maglione, altro ex pilota napoletano entrato nella storia dell’automobilismo per aver sfiorato la Formula 1 negli anni 60. Erano gli anni in cui Napoli ospitava un Gran Premio sul circuito stradale di Posillipo (non valido per il Mondiale, ma di grande prestigio) e proprio nel 1960 Maglione conquistò sul circuito di casa la vittoria nella corsa riservata alle Formula Junior, al volante di una De Sanctis. Nella corsa riservata alle Sport, che in quell’edizione sostituirono le monoposto della massima categoria, s’impose invece, al volante di una WRE Maserati, Mennato Boffa, altro nome entrato nella storia dell’automobilismo per aver vinto tre campionati italiani (uno poi sottrattogli per un intrigo regolamentare) e per essere arrivato fino alla Formula 1 (unico napoletano assieme a Maria Teresa De Filippis) guidando con onore una Cooper Climax.

Scomparso nel 1996, Mennato Boffa era, tra l’altro, zio di Enzo Rivellini, anch’egli cimentatosi nelle corse (Formula Italia e Turismo) ma, soprattutto, noto politico napoletano, fino a qualche tempo fa deputato al Parlamento europeo, al quale – vale la pena sottolinearlo - si deve l’idea di istituire il premio Casco Azzurro. Idea condivisa con Paolo Scudieri, che da parte sua ha colto con entusiasmo il progetto mirato a sostenere l’attività dei giovani non solo campani, ma di tutto il Sud.

“Non abbiamo mai abbandonato il sogno di dare vita ad una vera e propria motor valley nel Mezzogiorno” ha detto l’imprenditore a capo di Adler Group, presentatosi sul palco della premiazione in tuta da pilota, dopo aver fatto alcuni giri di pista alla guida di un kart. E ha aggiunto: “Abbiamo accolto con piacere l’idea di organizzare la prima edizione del Casco Azzurro sulla nostra pista di Ottaviano. Qui si svolgono test per la guida autonoma e l’alimentazione a idrogeno, ma questa può diventare anche la sede di una vera e propria academy per giovani piloti, primo passo per ridare linfa vitale all’automobilismo sportivo in Campania, sostenendo anche la nascita di un vero e proprio autodromo del Mezzogiorno”.

Il progetto autodromo ha rappresentato la vera e propria ciliegina sulla torta della manifestazione svoltasi a Ottaviano. A conclusione delle premiazioni, infatti, è stato presentato nei dettagli, anche con un giro di pista virtuale illustrato attraverso un video, il progetto dell’autodromo di Cellole, piccolo centro casertano del litorale domizio, a 40 km da Napoli, dove un tempo sorgeva un mini impianto di 1200 metri, poi fallito. I nuovi proprietari, Cosimo Turizio e Michele Liguori (altro gentleman driver napoletano ben noto nell’ambiente delle corse per auto storiche) hanno progetto, con la collaborazione dell’architetto De Beaumont, un impianto di altissimo livello, lungo 3.200 metri, che ha già ottenuto – sulla carta – le omologazioni per le corse di tutte le categorie, ad eccezione della Formula 1 e della Motogp.

La mancanza di finanziamenti pubblici e del sostegno della politica, tiene per ora ancorato alle “buone intenzioni” il progetto dell’autodromo di Cellole. Tuttavia hanno dato coraggio le parole di Enzo Rivellini. Il quale – parlando nella doppia veste di appassionato ex pilota della domenica e di politico in prima linea – ha ricordato che “l’amministrazione regionale può fare molto per sostenere un progetto come questo. Quando le idee sono valide, i soldi ci sono sempre, basta credere nella validità dei progetti. E un autodromo a Cellole può rappresentare, oltre che una soluzione ideale per la pratica dell’automobilismo, un attrattore turistico formidabile per il litorale domizio. Basta vedere che cosa rappresenta Misano per la costiera adriatica”.

Musica per le orecchie di Turizio e Liguori, ma anche per i circa 200 convenuti alla cerimonia del Casco Azzurro: un evento tutto nuovo, animato anche da alcuni giri di pista effettuati da giovani piloti al volante di una Dallara di Formula 3 e di un paio di Radical. Tutto ciò ha ridato entusiasmo a un intero ambiente sportivo, ritrovatosi più che mai unito sia nelle ambizioni legate ai progetti futuri, sia nel nostalgico ricordo di un passato glorioso. Proprio in questa ottica, vale la pena sottolineare che nella festa in casa Adler è stato ricordato che il 2020 è anche l’anno del 50° anniversario della Scuderia Vesuvio, e per questo sono state consegnate targhe d’onore ai fondatori del sodalizio, Ciro Nappi e Dario Cusani, e all’attuale, entusiasta presidente Valentino Acampora.

Altre targhe sono state attribuite a Piero Nappi, che ha appena appeso il casco al chiodo dopo una carriera prestigiosissima; a Mimmo Lobello, prima pilota di rally e velocità, poi per moltissimi anni dirigente sportivo; a Francesco De Beaumont, membro della Corte d’Appello della Fia (nonché pilota di auto storiche); ad Antonino Esposito, infaticabile patron della Autosport Sorrento, e a Giovanni Tagliaferri, decano dei preparatori napoletani. Sono stati ricordati anche piloti che non ci sono più, e particolarmente toccante è stato il ricordo di Marco Casillo, prematuramente scomparso qualche mese fa, ad appena 40 anni: ha ritirato una targa “alla memoria” il fratello Peppe, che del Casco Azzurro è stato uno degli artefici, nella duplice veste di ottimo gentleman driver e di cognato vicinissimo a Paolo Scudieri.

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Lunedì 2 Marzo 2020 - Ultimo aggiornamento: 03-03-2020 12:54 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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