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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
Un sorridente Kimi Antonelli dopo la prestazione maiuscola al Gran Premio del Giappone a Suzuka

Antonelli, la nuova stella della F1: dietro le sue imprese c'è una famiglia che l'ha sempre supportato

di Giorgio Ursicino

Un enfant prodige, ma anche un figlio d’arte. La famiglia conta molto, specialmente quando il destino decide che sei uno dei predestinati della storia della velocità. E, ancora bambino, sei chiamato a vivere passioni intense, emozioni forti e pressioni disumane da mettere in difficoltà una mente matura. Il tutto in un frullatore che ti fa rimbalzare da un circuito all’altro del globo senza nemmeno rifiatare. Kimi Andrea Antonelli è ancora un fenomeno in erba, ma fino adesso di tappe ne ha bruciate parecchie. Alcune di livello assoluto che si sono trasformate in altrettanti record nel pianeta del motorsport. Per fare percorso netto, evitando trabocchetti e bucce di banana, servono indubbiamente doti scritte nei cromosomi.

Al di là della capacità di pennellare con il volante, è necessaria una freddezza glaciale per restare lucidi in situazioni estreme, quando bisogna prendere decisioni strategiche in millesimi di secondo. Tutta questa miscela si amalgama col tempo e quindi con l’esperienza. Averla nel proprio bagaglio quando si è ancora teenager è una cosa fuori dal comune. Difficile riuscirci senza il supporto della famiglia, per darti le indicazioni giuste e, soprattutto, farti sentire sereno perché insieme con te ci sono le persone che ti vogliono bene. E Kimi, come lui stesso dice, non è mai stato lasciato solo neanche per un attimo.

Nell’automobilismo è una cosa molto frequente vedere le famiglie dei piloti schierate ai box. A maggior ragione se il figlio è poco più di un bambino. A Melbourne c’era tutta la famiglia Hamilton per vedere l’esordio di Lewis con la Ferrari. A Suzuka c’erano gli Tsunoda a supportare il debutto di Yuki a fianco di Verstappen al volante della Red Bull sulla difficile pista di casa. Gli Antonelli erano presenti in tutte e due le occasioni per dare serenità, se mai gli fosse servita, al proprio rampollo. Papà Marco e mamma Veronica sono sempre stati la comfort zone di Andrea, ognuno con ruoli diversi. La madre è la madre, basta uno sguardo.

Più ingombrante, in questo caso, la figura di babbo Marco che dal punto di vista della carriera ha seguito il ragazzo passo passo. E poi c’è la sorellina Maggie che ha solo 9 anni e che non era ancora nata quando Kimi già lasciava tutti a bocca aperta per i suoi controsterzi in kart. Le linee guida della famiglia Antonelli sono molto sane e Kimi le sprizza da tutti i pori: rispetto, umiltà, educazione, profilo sempre basso, anche se sei uno dei giovani più inseguiti del pianeta, uno che vive a 300 all’ora. Su questo molto ha vegliato con discrezione Veronica, mentre Marco gli ha aperto le porte dei motori.

Lui è un ex pilota sessantenne ed attuale stimato team manager dell’AKM Motorsport impegnato nelle corse GT. Marco mise Kimi nel kart a soli 5 anni e intuì subito la naturale predisposizione. Facile capire quanto intenso il rapporto sia stato fra i due, il figlio è cresciuto con i consigli del padre. Marco ha raccontato più volte: «A 10 anni, per andare ad Adria, gli feci guidare la Lamborghini sulle mie gambe. Ebbi la sensazione che aveva qualcosa di speciale...».

Molto speciale visto che due anni dopo ricevette la telefonata dal principe dei team principal, Toto Wolff della Mercedes: «Mi chiedeva se poteva inserire Kimi nella loro Academy. Certo che gli dissi di sì, ma non mi montai la testa. Sapevo bene quanto fosse impegnativo e difficile il percorso». Kimi, quando è capitata l’occasione, ha corso anche con le macchine di papà: «Nel 2023 ha guidato una volta in GT, ha fatto la pole e vinto la gara. La capacità di adattarsi è una delle sue doti migliori». Papà Antonelli ha raccontato che, da quando è in Mercedes, non è mai stato contattato dalla Ferrari. Un abboccamento, però, ci fu prima.

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martedì 8 aprile 2025 - Ultimo aggiornamento: 09-04-2025 10:01 | © RIPRODUZIONE RISERVATA