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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
L'automotive europeo in notevole difficoltà

Auto, l'elettrico da segni di vitalità in Italia è in Europa grazie ai molti modelli più piccoli lanciati sul mercato

di Giorgio Ursicino

Sull’automotive europea, nell’ultimo periodo, c’è sempre una nuvola nera. Minaccia pioggia, ma potrebbe essere tempesta. Il consuntivo dell’Acea del primo bimestre è fresco e, dal punto di vista dei volumi, non ci sono segnali di miglioramento. Sia in Italia che in Europa. Nel Belpaese, come nel Continente, le vendite sono scese, prima a gennaio poi a febbraio. E se si confrontano i numeri con quelli del 2019, anno prima della pandemia, manca all’appello un quinto del mercato, più o meno il 20%. La transizione, lo scorso anno, è andata con i freni tirati, mentre dovrebbe rafforzarsi progressivamente: le vendite di vetture elettriche si sono attestate sui livelli dell’esercizio precedente. Iniziato il 2025 il vento è un po’ cambiato.

Per carità, non si tratta di verdetti definitivi, ma prendiamolo come un segnale. A gennaio, nel nostro paese, le consegne di vetture BEV sono aumentate del 125%, salendo da una misera quota del 2,1% al 5%. Anche nel Continente le cose non sono andate male: +37,3%. A febbraio il quadro si è confermato, in un mercato totale sempre negativo: Italia +38,2%, Europa +26,1%. In totale, nei due mesi, i due mercati sono saliti rispettivamente del 70,6% e del 31,4%. Nei 27 paesi dell’UE più i 3 Efta e UK sono state immatricolate 330mila auto full electric, rispetto alle 560mila a benzina e alle appena 170mila diesel. Nella Penisola, nel primo trimestre 2024, furono vendute 13.315 unità totalmente ad elettroni, mentre quest’anno, a marzo ancora in corso, sono già stati superati i 20 mila esemplari.

Se fosse sempre così, ci si potrebbe accontentare: la crescita delle auto zero emission sarebbe superiore alle aspettative della Commissione di Bruxelles che, sul “Green Deal”, ci ha messo la faccia. Cosa è successo, gli automobilisti sono diventati tutti ecologisti? No, lo scenario è rimasto più o meno lo stesso, al pari dei dubbi e delle perplessità. A cambiare è stata l’offerta, con i costruttori di casa che hanno finalmente lanciato i primi modelli compatti e con un prezzo inferiore, anche al di sotto dei 25mila euro. L’aspetto che fa ben sperare è che il trend dovrebbe continuare. Anzi rafforzarsi. Il gruppo Volkswagen, il più grande costruttore continentale (nel bimestre, nell’Unione Europea, ha avuto una quota del 27,3%), sta per iniziare le consegne dell’auto di 4 metri ed ha già fatto vedere quella ancora più piccola che avrà un prezzo di partenza inferiore ai 20mila euro.

Stellantis ha fatto il suo con la C3, la Grande Panda e la Opel Frontera, ma poi arriveranno i prodotti della piattaforma nativa elettrica STLA small che saranno ancora più piccoli e competitivi. I brand cinesi, se volessero, potrebbero fare molto meglio. Già realizzano per gli Occidentali modelli intriganti e alcuni li propongono in prima persona. Oggetti molto appetibili a 17-18 mila euro, con la BYD che annuncia che è pronta a fare ancora meglio. In questo contesto è il caso di tener presente due ulteriori aspetti che alimentano le speranze dei sostenitori ecologici. Per primo il fenomeno dei quadricicli che continuano a crescere. Ebbene, oltre il 60% sono elettrici e la Sicilia sembra sia la regione che li apprezza di più.

Allora dove c’è offerta, i veicoli a batteria sfondano e, per mezzi che è facile ricaricare, anche il meridione tricolore si mostra sensibile. L’altra sfaccettatura è la “crisi” di Tesla, fino allo scorso anno regina incontrastata delle vendite globali a emissioni zero. La “legge del mercato” vale anche per il geniale Elon Musk: con due soli modelli di volume in listino è difficile, se non impossibile, mantenere le quote di un mercato invaso da una grandine di proposte che prima non c’erano. La casa americana, nel bimestre, ha perso il 49% dei suoi volumi nel Continente, passando da 37.311 vetture del 2024 alle 19.046. Per onor del vero c’è da evidenziare due piccoli ostacoli sul cammino.

Per prima cosa Tesla ha completamente rinnovato la sua best seller mondiale, la Model Y, e questo non può non influire sulle dinamiche di produzione. Secondo intoppo è l’attivismo politico del genio nato in Sudafrica che, essendo molto schierato, ha sicuramente influito sull’andamento del business, soprattutto in alcuni paesi. Nel contesto fa eccezione l’Italia che sembra immune all’influenza delle proteste. Nonostante i tanti modelli BEV nuovi, è possibile che, alla fine del trimestre, Tesla confermi più o meno i volumi dell’anno scorso (circa 3.500 pezzi). Come è possibile? Da noi il marchio continua ad essere molto apprezzato e i clienti, per la carenza della Y, hanno spostato le attenzioni sulla 3: la berlina, che nel trimestre 2024 era stata scelta da 1.200 italiani, quest’anno ne ha sedotti circa il doppio.

Sia come sia, le richieste indugianti di auto elettriche lo scorso anno hanno convinto i costruttori, almeno in questo periodo transitorio, a rispolverare i modelli termici che rischiavano la pensione. In realtà, le vetture con solo motore a scoppio hanno le ore contate perché del recupero di energia, ora che è disponibile a costi accessibili, non si può più fare a meno. I veicoli, presto, saranno almeno mild-hybrid e questo è confermato dai numeri. Le ibride senza spina nel bimestre in Europa sono cresciute del 17,6% (da 584mila a 687mila), mentre le benzina pure sono diminuite del 21,9% (da 720mila a 562mila).

Discorso a parte meritano le plug-in. Potrebbero essere la risposta più adeguata a questa fase di transizione durante la quale i punti di ricarica non sono ancora sufficienti. Le plug-in sanno essere ecologiche se utilizzate correttamente: zero emission nell’utilizzo quotidiano, danno la possibilità di non avere l’ansia di ricarica poiché sfoggiano il classico serbatoio. Però i clienti non sembrano convinti, le plug-in pesano e costano di più, anche delle elettriche. Poi, se usate male, inquinano pure se le loro emissioni omologative sono parecchio basse. Benché l’offerta sia ormai capillare, nel bimestre in Europa ne sono state acquistate “solo” 148mila (-3% rispetto al 2024) a fronte delle 330mila “full electric”.

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venerdì 28 marzo 2025 - Ultimo aggiornamento: 08-04-2025 13:18 | © RIPRODUZIONE RISERVATA