L’auto globale non attraversa un buon periodo. Quasi tutte le semestrali dei grandi gruppi automotive hanno chiuso con vistosi segni negativi rispetto al 2023, un anno d’oro che aveva un po’ illuso anche gli analisti e i manager più preparati. Nel 2024 l’atmosfera è cambiata. La capitalizzazione dei due principali gruppi europei ha ripiegato fortemente. A fine marzo il titolo Stellantis valeva quasi 30 euro, solo ad inizio agosto poco più di 15. Andamento simile per Volkswagen: quasi 130 euro ad inizio di aprile, poco più di 90 ad inizio d’agosto. La situazione, oltre agli imprenditori, preoccupa anche i sindacati che chiedono un tavolo al governo. Dove sono le paludi che hanno imbrigliato la locomotiva? Ostacoli e imprevisti sono sparsi qua e là.
Ma la cosa più evidente è la difficoltà nel prevedere l’avanzata della nuova mobilità, il tasso di crescita dei veicoli veramente ecologici, soprattutto quelli a “zero emission”. Dietro al sipario c’è l’auto elettrica, completamente diversa da quella termica. Che richiede fabbriche e una componentistica differente. La velocità in cui questo cambiamento epocale si affermerà deve essere lasciata libera il più possibile, in modo che la domanda coincida con l’offerta, senza alterare i mercati. Ci sono però le legittime richieste della politica che, per soddisfare le necessità ambientali, spinge sull’acceleratore senza accompagnare come si deve le trasformazioni con dettagliati piani di supporto.
La Acea, l’Associazione dei Costruttori Europei, ha divulgato i dati “ufficiali” del 2023 dove si evince, se mai ce ne fosse stato bisogno, quanto strategico sia il settore, sia a livello mondiale che continentale. Anche se potrebbe non sembrare, il Vecchio Continente culla dell’automobile è ancora trainante. I secolari costruttori locali non mollano ad hanno investito 73 miliardi di euro in ricerca e sviluppo, una cifra enorme. Considerata però indispensabile per recuperare in fretta il gap tecnologico in un’area che, lo ha stabilito Bruxelles, vuole diventare apripista nei trasporti puliti. Il nuovo e il vecchio si sovrappongono, rendendo più complessa l’equazione economica. Il futuro assorbe gli investimenti che devono in qualche modo essere garantiti dalla vendita della vecchia mobilità ancora preponderante.
Nel 2023 la crescita della auto elettriche è andata bene e si sono superate le due milioni di unità. Quasi all’improvviso il trend si è bloccato e nel 2024 si stanno ripetendo i risultati dello scorso anno senza segni di salita. La fine degli incentivi in alcuni paesi importanti ha inciso e ora si corre velocemente ai ripari. Ma bastano pochi mesi per combinare grossi danni. Anche Tesla, il simbolo delle vetture a batterie, è plafonata e fatica a ripetere i risultati commerciali del 2023 (quelli economici nemmeno a sognarli), mentre le ambiziose previsioni di Elon Musk parlavano di più 50%...
I miliardi investiti dell’industria del settore sono 14 in più del 2022. Anche la produzione di vetture è aumentata di due milioni, mentre quella dei commerciali del 20%. Ma non è tutto oro quello che luccica. Una produzione troppo elevata si può “pagare” per venderla e sfilaccia i margini sempre più importanti ora che la mobilità attira investitori da fuori settore come non avveniva da tempo. Le vendite nel Continente sono aumentate del 10% facendo guadagnare alla Regione un punto in percentuale sullo scenario globale (siamo al 21%).