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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
La Ferrari 812 Competizione A, la variate Spider

Ferrari 812 Competizione, l'antagonista delle auto elettriche: quando il 12 cilindri è un'opera d'arte

di Giorgio Ursicino

Hanno un destino segnato ma, per molti versi, resteranno un capolavoro indelebile. Inarrivabile per i motori elettrici che, sicuramente, sono superiori dal punto di vista dell’efficienza e del rendimento, del rispetto ambientale e delle performance, del silenzio e delle possibilità di essere gestiti dall’intelligenza artificiale. Eppure il propulsore ad induzione è più antico di quelli a ciclo Otto e Diesel, ma per oltre un secolo è stato tenuto nel cassetto dall’industria dell’auto. Non aveva autonomia. In realtà, la motivazione, sacrosanta all’inizio, è poi diventata una scusa. Nel terzo millennio la tecnologia era ormai matura per provare a realizzare gli accumulatori che per decenni hanno impedito l’utilizzo del cuore ad elettroni. Una volta, infatti, la quantità di energia contenuta nel serbatoio del carburante era almeno 10 volte superiore quella che si poteva ospitare nelle batterie. E poi c’era un sistema planetario non facile da smantellare, persino da mettere in discussione.

Nella nuova era stanno nascendo hypercar da mille cavalli o duemila, inventate da start up che prima non esistevano. Il fascino, le emozioni e i brividi che riesce ad infiammare una Ferrari con 12 cilindri resta però unico. E lo resterà anche in futuro, quando i motori a combustione saranno usciti di scena perché la loro vendita verrà “sconsigliata”. Non si tratta di essere dei “frenatori”. Dei nostalgici ancorati alla tradizione. Un’unita motrice fatta da un groviglio di freddo e impersonale filo, da un punto di vista emozionale, non potrà mai competere con una scultura in movimento che è una vera opera d’arte. Un capolavoro. Migliaia di esplosioni ravvicinatissime in grado di plasmare una melodia e trasformare il fuoco in movimento. Il punto culminante di un percorso evolutivo partito quasi 150 fa. Non è rumore, è musica, il suono e il fascino della meccanica di precisione. E il picco più alto non può non essere raggiunto che da un gioiello di Maranello che racchiude gli oltre 70 anni di esperienza sulla piste di tutto il mondo.

Il mito del Cavallino è sempre stato legato al V12. Montava un 12 cilindri piccolo piccolo a V di 60° la prima Rossa della storia, la 125 S del 1947 con una cilindrata di appena 1497 cc da 90 cavalli. Sfoggia il V12 più avanzato del pianeta l’ultima Ferrari presentata, la 812 Competizione che, come serie “Speciale”, si parcheggia al vertice della gamma dell’azienda automotive più prestigiosa del globo. Una cubatura di 6.496 cc, l’inclinazione fra le bancate di 65°, 830 puledri di razza a 9.250 giri/min. e una coppia vigorosa di quasi 700 Nm a 7.000 giri. Per avere uno degli esemplari che verranno prodotti a tiratura limitata è già scattata la “corsa al gioiello”: uno meno di 1.000 per la 812 Competizione, uno meno di 600 per la versione “A”, cioè aperta, una favolosa Targa. Entrambe le opere sono lo sviluppo della 812 Suparfast, un’auto che era già un’icona del club 12 cilindri e che solo il Dna degli ingegneri più capaci della Motor Valley poteva avere l’ambizione di migliorare.

Una filosofia da F1: per vincere, affinare quello che è sembra già perfetto. La Competizione è ai vertici da tutti i punti di vista. L’aerodinamica è sofisticatissima con l’esperienza maturata nel motorsport, soprattutto in F1 dove corrono monoposto molto più sofisticate degli aerei. Ogni flusso è studiato ed evoluto. Quelli che accarezzano la carrozzeria generando virtuosi vortici. Quelli che corrono sotto creando un effetto ventosa grazie in particolare ad un estrattore posteriore che una scultura. Senza dimenticare quelli che servono per raffreddare la regale meccanica: i freni in carboceramica, i radiatori dei vari liquidi, il propulsore. Aria calda e meno calda che, miscelandosi, incrementa la corsa nel vento. Poi ci sono i controlli elettronici avanzatissimi, arrivati alla settima o ottava generazione che, oltre che spostare più avanti i limiti, consentono non ai soli piloti il piacere di assaporare certe sensazioni.

La componente più affascinante resta il V12 che, grazie a migliorie all’aspirazione, allo scarico e alla combustione consente di guadagnare 300 giri e 30 cavalli rispetto alla Superfast, mentre il peso della vettura è stato ridotto di 38 chili (ci sono anche i cerchi in fibra di carbonio). La carica adrenalinica è in gran parte qui, lo scoppio di 12 camere senza essere ovattato dai turbocompressori e la capacità di offrire forza al salire dei giri in modo che le performance coincidano con rombo. Chi vuole questo diamante è disposto a spendere di più di quanto dovrebbe fare per acquistare la SF90 Stradale, la Ferrari più moderna e avanzata che resta di un soffio la più veloce delle Rosse stradali nonostante pesi, con 3 motori elettrici e le batterie, oltre un quintale in più della Competizione. Accelerazione 0-100 in 2,5” contro 2,85”, tutte e due superano i 340 orari. Nella mani di Raffaele De Simone, il capo collaudatore delle Rosse di produzione che con le ruote coperte è stato più veloce di Alonso e Vettel, inoltre, la Competizione sulla pista casalinga di Fiorano con 1’20” segue di un soffio la SF90 Stradale (1’19”) e la “vecchia” LaFerrari (1’19”7, presto avrà un erede) con il telaio in carbonio come le F1.

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Mercoledì 19 Maggio 2021 - Ultimo aggiornamento: 23-05-2021 11:50 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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