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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
Lo schianto della Ferrari di Charles Leclerc alla Parabolica di Monza durante il GP d'Italia

Ferrari, l'inconsistenza della SF1000 manda in tilt i piloti: Leclerc esagera e si schianta a Monza a 220 km/h

di Giorgio Ursicino

Un Gran Premio d’Italia che non t’aspetti. Anche per causa della Ferrari che, nel tempio della velocità di Monza, è protagonista di una delle gare più deludenti della sua storia. I ragazzi di Maranello, c’è da capirli, hanno i nervi a fior di pelle. Un misto fra scoramento, incredulità e, perché no, vergogna. D’altra parte, per una Scuderia che ha disputato mille gp raccogliendo onore e gloria su tutti i circuiti del pianeta, non è facile accettare con nonchalance una situazione tanto imbarazzante.

Dopo aver cercato di capire le cause di una retromarcia che ha dell’incredibile, anche tecnici e ingegneri hanno il morale sotto i tacchi e non accennano più neanche uno straccio di spiegazione, troppo numerose e troppo grandi le problematiche che affliggono la sfortunata SF1000. Adesso stanno andando il tilt anche i poveri piloti, schiacciati dalla pressione di dover lottare con una Rossa contro le anonime monoposto delle retrovie. Vettel, ormai, sembra rassegnato, ride poco, ma non si arrabbia più. Leclerc, invece, non si arrende guida stabilmente oltre i limiti, non ottenendo nulla e facendo prendere grossi spaventi.

Come se non bastasse, emergono anche problemi di affidabilità nonostante le performance insignificanti. Dopo la mancanza dell’aria compressa per il richiamo delle valvole del motore a Spa, nel Parco ha ceduto qualcosa nei freni di Sebastian che, in fondo al rettilineo del traguardo, dove si raggiunge la velocità più elevata di tutto il Mondiale, non ha potuto far altro che tirare dritto, disintegrando le barriere mobili prima di rientrare mestamente ai box. Peggio è andata a Charles che, a 220 km/h, si è appiccicato contro il muro di gomme all’esterno dalla Parabolica.

Confidando sulle carte mischiate dalla safety car per rimuovere la macchina di Magnussen in ingresso box, Leclerc era incredibilmente risalito in quarta posizione, ma non aveva il mezzo per tenere quel ritmo ed è entrato in curva nemmeno avesse fra le mani una Mercedes. È andata bene che il Principino non si è fatto nulla, ma è il caso che si dia una calmata perché non è così che si aiuta il Cavallino ad uscire della palude nel quale si è impantanato. Il coraggio è sicuramente una dote apprezzabile per un driver, ma va usato con parsimonia, quando la manovra cambia il risultato, per ottenere trionfi e titoli.

La corsa spezzata in due parti per il botto della Ferrari, in ogni caso, ha infiammato la lotta, escludendo i piloti in testa al Mondiale. Verstappen, con una Red Bull irriconoscibile, è stato tradito dalla meccanica. Bottas è sembrato più che mai il maggiordomo di Sua Maestà Hamilton, navigando sempre nelle posizioni di rincalzo e chiudendo quinto. L’unico sublime continua ad essere lui, il Re Nero, che ha dato lezioni di guida anche a Monza giocando come il gatto con il topo con tutti gli avversari. Prima della bandiera rossa, però, mentre viaggiava in solitaria come il Coppi dei giorni migliori, è stato chiamato ai box dal suo team quando non si poteva.

Risultato? È stato penalizzato con una sosta di 10 secondi che ha dovuto effettuare dopo la seconda partenza ritrovandosi ultimissimo ad oltre mezzo minuto. Il Sovrano, che se ieri avesse vinto si sarebbe preso tutti i record di Monza, ha guidato da par suo, pennellando traiettorie sui binari ed effettuando un cesto di sorpassi che lo hanno riportato al settimo posto a 17 secondi dal vertice. Nella prima parte della gara ne aveva messi una quindicina fra la sua Freccia e la McLaren del futuro ferrarista Carlos Sainz, il rivale più vicino.

Una dimostrazione di superiorità disarmante, condita dal giro veloce in gara (è il suo settimo a Monza, il rivale più vicino è a tre) e da una pole fantastica (anche questa è la settima, Fangio e Senna sono a quota 5) ottenuta a 264 di media: mai nessuno aveva girato così veloce su nessuna pista in 70 di F1. Hamilton ha fatto pure due partenze perfette ed aveva un assetto per guidare in solitaria come ha sempre fatto nel weekend, quindi velocissimo sul giro, ma poco adatto ai sorpassi (molti, quando piombava alla spalle, gli hanno dato via libera per rispetto).

La gara nella seconda parte è diventata una sfida fra quattro ragazzi che tutti insieme non arrivano al secolo. Ha vinto il francese di Milano Gasly con l’AlphaTauri che ha sede a Faenza e non è altro che il team erede della squadra fondata da Giancarlo Minardi. Pierre ha preceduto sul filo di lana lo spagnolo che meritava di più essendo stato il pilota più vicino all’inarrivabile Lewis nella prima frazione. Sul podio anche Stroll che ha tenuto dietro un arrembante Norris che ha completato un weedend d’oro per la McLaren.

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Lunedì 7 Settembre 2020 - Ultimo aggiornamento: 09-09-2020 19:00 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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