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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
Alla Ferrari di Leclerc esplode il motore in pieno rettilineo a Baku

Ferrari tradita dall'affidabilità: doppio ritiro a Baku. E il sogno mondiale si allontana

di Giorgio Ursicino

La mazzata che non t’aspetti. O almeno speravi che non sarebbe arrivata mai. Per trovare una domenica così amara bisogna tornare indietro di più di un decennio. Era l’inizio del 2009 in Australia. A Maranello c’erano Kimi Raikkonen e Felipe Massa che, da poco, avevano conquistato il Mondiale: dall’autunno di Melbourne, entrambi dovettero tornare a casa con le Rosse fumanti. Da allora, non era più accaduto che le due Ferrari finissero fritte nella stessa giornata. Anzi, il progresso della tecnologia, i capitolati dei controlli qualità e la metodologia quasi perfetta portata dall’Era ibrida, facevano pensare che certe scene avrebbero fatto parte solo dei ricordi nostalgici. Non è un caso che il Re Nero sia riuscito ad arrivare 48 volte consecutive (più di due stagioni complete) a punti potendo contare su un’astronave che non si rompeva mai. Così si vincono i Campionati.

Invece, ieri, l’amara scena è tornata attuale. Come un incubo. A metà Gran Premio il box della Scuderia era tristemente vuoto. I meccanici, in assetto da combattimento, invece di essere pronti a cambiare le gomme alla velocità della luce armeggiavano rintronati per smontare l’attrezzatura del muretto mentre le Red Bull sfrecciavano a pochi centimetri veloci come il vento. L’atmosfera era pesantissima. Le vetture simbolo della Motor Valley, e orgoglio di tutto il made in Italy, si erano fermate entrambe tradite dal cuore Rosso, qualcosa che orbita intorno al motore che, nell’epoca della globalizzazione, è stato ribattezzato “power unit”. All’ottavo giro Carlos, già bello staccato da Perez e Verstappen, veniva abbandonato dall’impianto idraulico e la monoposto si ammutoliva in un attimo.

Poco dopo, c’era stato il primo pit stop e Charles era tornato in testa alla gara approfittando della scelta azzeccata di fermarsi durante una “virtual safety car”, al monegasco esplodeva la parte termica con l’inconfondibile fumata bianca proprio all’inizio del lungo rettilineo dove il V6 rimane per lungo tempo al massimo. Cosa è realmente accaduto cercheranno di capirlo i tecnici. In ogni caso pare che si tratti di «una cosa grave». Minimo del cedimento del turbo o, peggio, di qualche parte meccanica in frenetico movimento. Il dramma si chiama affidabilità, una parola da brividi caduta quasi in disuso. Senza l’affidabilità è inutile correre perché anche il razzo più rapido i punti li prende solo al traguardo. Lo sguardo del team principal, impassibile ma, più che triste, preoccupato, dice molte cose.

«No, indagheremo, ma per il Canada non possiamo fare nulla. Bisogna già ripartire. Individuate le cause cercheremo di gestirle, non c’è tempo di intervenire», ha spiegato con garbo e chiarezza Binotto. A far salire ulteriormente la preoccupazione c’è il fatto che fra i 5 ritiri ci sono 4 monoposto motorizzate Maranello. E la puzza di bruciato viene tutta da dietro le spalle del pilota. Mattia conosce a fondo il Circus, certamente meglio del giovane Leclerc che, per ottenere le prestazioni “monstre” di cui è capace ha bisogno di una fiducia assoluta. Dopo le pole aveva commentato facendo la parte del pompiere: «Il nostro obiettivo era tornare competitivi, non è mai stato di vincere il titolo...».

Titolo che sembra avere già un suo padrone. Altro non è che l’attuale imperatore Max Verstappen con una Red Bull cattiva ed anche solida che in Azerbaijan è andato a prendersi la quinta vittoria dell’anno ponendo una pre-ipoteca sul bottino finale. L’olandese ha corso da padrone chiedendo sempre alla macchina lo stretto necessario. Mentre le SF-75 erano ferite a morte, ha dominato la gara, dando una garbata lezione al suo compagno che Horner e Marko apprezzano, ma non considerano allo stesso livello (ci mancherebbe...). Checo ha fatto una bella corsa, scattando anche in testa dalla prima fila. Un’eccellente “seconda guida” per puntare anche al Mondiale Costruttori che la Mercedes si appresta a lasciare dopo un monopolio di 8 anni (record assoluto).

Dietro al messicano il solito, immenso, George Russel che nel 2022 è sempre più l’unico ad essere finito sempre fra i primi 5. Il giovane britannico ha preceduto l’altra Mercedes di Sua Maestà Lewis Hamilton. Poi il concreto Gasly che è riuscito a tenersi alla spalle dispettosi “vecchietti” come Vettel, Alonso e Ricciardo (per una volta davanti al baby compagno Norris). I sogni mondiali si sbiadiscono: Max sale a 150 punti, dietro c’è Perez a 129. Charles resta inchiodato a 116, braccato da Russel a 99. Nei Costruttori la Red Bull è in fuga con 279, staccata le Ferrari con 199 inseguita dall’inesistente ma affidabile Mercedes a 161, solo il bottino di una gara di ritardo.

 

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Lunedì 13 Giugno 2022 - Ultimo aggiornamento: 14-06-2022 08:04 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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