
Leclerc agguanta il primo podio per la Ferrari in questa stagione. A Piastri con la McLaren la terza vittoria
Tre fenomeni, nessun sorriso. Il podio di Jeddah è una fotografia di quanto esasperata sia l’attuale F1. Oscar Piastri, Max Verstappen e Charles Leclerc dimostrano che non basta festeggiare a champagne per sprizzare felicita da tutti i pori. L’australiano, ormai si sa, è un caso a parte. Refrattario alle emozioni, difficile intuire se è soddisfatto o deluso. Certo, anche se non proprio euforico, domenica in Arabia aveva tutte le ragioni per essere contento: ha vinto il gran premio, il terzo sui cinque disputati nel 2025, ha conquistato la vetta della classifica e completamente cancellato il quasi zero in pagella rimediato nella gara di casa per cercare d’imporsi dove era cresciuto. Più di così.
Per lui si apre una nuova pagina: se la McLaren si manterrà così in forma per il resto dell’anno, e gli altri non riusciranno a tirare fuori dal cilindro qualche sviluppo meraviglioso, a lottare per il Titolo ci sarà anche il giovane canguro. Anzi, potrebbe essere addirittura il favorito perché sulla bilancia pesa di più la sua freddezza che la propensione all’errore di Norris, il suo compagno più “esperto”. Max non era deluso, era furioso. In questo inizio di stagione sta facendo vedere che non ha nessuna intenzione di mollare la corona, anzi vuole la quinta di fila per eguagliare Schumi. In Arabia, prima delle qualifiche, ha detto che, all’improvviso, la Red Bull si è accesa, e lui ha fiutato di poter ripetere il capolavoro fatto a Suzuka.
Tanto fenomenale è al volante da apparire un po’ banale nelle analisi: più che la Red Bull si è acceso lui, probabilmente l’unico in grado di vincere anche senza disporre della monoposto migliore. La strategia di Max era chiara: acchiappare la pole con un giro straordinario, poi venitemi a prendere su un budello che si affronta ad oltre 250 di media orari contornato da tosti muretti. Il fenomeno difficilmente sbaglia partenza ed alla staccata della prima curva non ha mai mollato. Insomma, ci credeva e sperava di riprendersi la vetta del Mondiale di fronte alle monoposto papaya che «sono di un altro pianeta».
E forse sarebbe andata così se al suo fianco ci fosse stato Lando e non Oscar. «Non avrei mai mollato...», ha proferito, tirandogli fuori le parole dalla bocca, Piastri che si è comportato esattamente come Verstappen, ha accompagnato il rivale fuori pista. Ma questa nuova regola è stata fatta apposta per limitare lo strapotere di super Max che ha tagliato la chicane per conservare la testa. C’era da decidere in un lampo: ridare la posizione o beccarsi 5 secondi di multa al primo pit stop. La squadra responsabile delle strategie dei bibitari diretta da Hannah Schmitz sceglieva per la seconda pensando che era meglio correre in aria pulita per contrastare la McLaren.
Oscar, guidato dai box, ha corso da professore: è rimasto ad un tiro di schioppo dall’olandese per scavalcarlo al pit stop. Anche Charles non era contento nonostante abbia conquistato il primo podio della stagione. Al settimo anno in Ferrari le aspettative erano ben altre. Correre una gara maiuscola, senza una sbavatura, per un “misero” terzo posto non accende l’entusiasmo. Il monegasco ha mantenuto la posizione ed usato benissimo le gomme soft facendo oltre metà gara con il pieno di benzina. Poi si è ritrovato con le coperture molto più fresche degli avversari, ha infilzato Russell e per la prima volta, sulla distanza, ha dimostrato di essere la terza forza davanti alla Mercedes. Impresa purtroppo non riuscita allo sperso Hamilton che, senza feeling in frenata, non è riuscito a scavalcare l’ottimo Kimi Antonelli.