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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
La nuova Toyota Mirai seconda generazione della vettura fuel cell ad idrogeno

Mirai come la Leaf: 10 anni dopo l'elettrico, l'idrogeno tenta l'assalto all'Auto dell'Anno

La Toyota insiste. Accelera. E svela la seconda generazione di Mirai, il “futuro” secondo la casa di Nagoya. La vettura è favolosa, non c’è nulla da dire. La rete di distribuzione dell’idrogeno, sinceramente, non ancora adeguata per poter utilizzare il gioiello in assoluta tranquillità. Non solo in Italia, dove i punti di rifornimento sono inesistenti se si esclude l’avamposto di Bolzano, ma un po’ ovunque. La Mirai, comunque, va tenuta d’occhio con attenzione perché, nell’Era della svolta ecologica e della mobilità sostenibile, le vetture che non usano idrocarburi incontrano sempre consenso e possono riservare delle sorprese.

Ci sono diversi indizi che fanno una prova sulla validità del progetto, dell’idea, della soluzione. Il primo che il veicolo è griffato Toyota, non un brand qualsiasi. La casa delle tre ellissi ha sempre avuto orizzonti molto lontani, mettendo, già molti anni fa, l’ambiente al centro del villaggio. Chi non ricorda la prima Prius considerata dai più la macchina di Topolino? Ebbene, quel gioco è diventato realtà, cambiando la storia dell’auto. Ha insegnato a recuperare energia, a ridurre drasticamente consumi e le emissioni, facendo da trampolino di lancio all’auto elettrica.

Forse ancora la miglior soluzione in quei paesi (tanti) dove le colonnine ancora scarseggiano. I Jap, quindi, hanno una tradizione vincente nell’innovazione ecologica e questo è un ottimo biglietto da visita per la Mirai. Poi c’è il fatto che i paesi più avanzati del pianeta (il Giappone e la Germania in primis) abbiano avviato i loro piani per il network di distribuzione di H2, un elemento abbondante in natura, ma anche un formidabile vettore energetico. Infine ci sono gli scienziati e la parte più futurista dell’industria che sentenziano: i veicoli fuel cell fra un decennio avranno almeno tanto spazio quanto quelli a batterie. Dieci anni passano in fretta.

Tanti ne sono trascorsi da quando Carlos Ghosn presentò la Nissan Leaf dicendo che, da quel momento, nell’automotive nulla sarebbe più stato come prima. Aveva ragione e fra i pochi a seguirlo furono i giurati del premio Auto dell’Anno che la scelsero come regina del 2011. Ebbene, magari non sarà così, ma la Mirai potrebbe in qualche modo ripercorrere il percorso virtuoso della Leaf, un modello entrato nella leggenda. Mirai, come l’apripista Nissan, è un’auto elettrica. Invece che dalle batterie, però, l’energia la immagazzina nell’idrogeno che, attraverso il passaggio nelle speciali celle dello stark, sprigiona forza e vapore acqueo.

Messa in condizione di essere democratizzata (non tanto per il prezzo, ma per i punti di ricarica), questa tecnologia non presenta vantaggi da poco rispetto alle batterie. È più leggera, offre mediamente un’autonomia superiore e non utilizza i materiali sofisticati necessari per gli accumulatori. Queste materie prime non sono infinite, quindi potrebbero essere non “rinnovabili”. Chi tiene al futuro del pianeta deve tener presente anche questo. Il carbone e il petrolio non sono gli unici elementi che si esauriscono. Meglio puntare sul sole e il vento. O l’idrogeno.

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Mercoledì 16 Dicembre 2020 - Ultimo aggiornamento: 19-12-2020 14:34 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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