
Pari opportunità, le “ingegnere” occupano il muretto di Formula 1 e conquistato la scena
La parità di genere corre a tutto gas. E la F1 è diventata rapidamente «un ambiente dove le donne sono molto stimate e rispettate». Una signora ha già fatto il team principal. L’indiana, naturalizzata austriaca, Monisha Kaltenborn è stata contemporaneamente anche chief executive officer della squadra svizzera Sauber. Una poltrona dove siede il numero uno, il direttore d’orchestra a cui fanno capo tutti i membri dell’equipe, dal responsabile tecnico fino ai piloti. Ma sono molto apprezzate soprattutto nel ruolo di ingegnere, a svolgere lavori che richiedono freddezza e razionalità, tenendo le staffe ben salde quando l’atmosfera s’infuoca.
In realtà, un tempo, il gentil sesso nel paddock era rappresentato dalle “ragazze del muretto”, fidanzate o amiche dei piloti che, soprattutto all’epoca, erano uomini affascinanti e coraggiosi impegnati in una corrida da seguire col cronometro in mano. Più tardi ci fu la poco simpatica parentesi delle “ombrelline”, indubbiamente bellezze che il Circus ha accompagnato in fretta fuori dallo schieramento. Alla fine del secolo scorso le signore avevano conquistato i ruoli non secondari di addetto stampa o di esperte in comunicazione. Lavori rispettabilissimi, ma non ancora negli ingranaggi che fanno volare il sistema. Con silenzio e discrezione si sono arrampicate negli ultimi gradini della scala gerarchica.
Ora sul muretto ci vanno con compiti strategici e hanno meritato di salire sul podio per ritirare il premio che spetta al Costruttore e di spruzzare champagne insieme ai piloti. L’ultimo fortino a essere espugnato è di estrema attualità e riguarda l’incarico di “ingegnere di pista”, quella posizione unica e non molto invidiata di fare da “balia” e comunicare con il fenomeno che doma la monoposto. Potrebbe sembrare facile, ma non lo è affatto. Fra le tante faccende di cui si occupa l’ingegnere di pista c’è il complesso compito di interloquire col driver in gara, una specie di alter ego che mette a disposizione tutte quelle informazioni utili da sapere a chi indirizza la monoposto. Una valanga di dati che provengono anche dalla telemetria e devono essere “tradotti” prima di comunicarli.
Il pilota si deve fidare ciecamente del suo ingegnere che decide cosa è meglio riferire e cosa no e quando è il momento giusto per farlo. Il cuore del timoniere, spesso, si avvicina a 200 battiti, chiuso in una astronave di carbonio che viaggia a 350 orari. Insomma, un tecnico sopraffino, ma pure un abile psicologo. Recentemente Riccardo Adami è stato “bacchettato” nella loro prima esibizione da sir Lewis Hamilton che, ai numerosi consigli via radio, ha risposto in mondovisione azzittendolo: «Lasciami guidare, so io come fare...». Per il 7 volte campione del mondo era la prima gara senza il fido “Bono”, al secolo Peter Bonnington, che lo seguiva in Mercedes dal lontano 2013. E non deve essere stata facile la serata di Andrea Stella, attuale TP della McLaren, che allora era alla Ferrari come ingegnere di pista di Fernando Alonso.
Era il 14 novembre del 2010 e lo spagnolo dovette rinunciare a un Mondiale già vinto perché rimase per mezza gara finale ad Abu Dhabi dietro alla scialba Renault del russo Petrov. Storici sono diventati i battibecchi fra Max Verstappen e l’italiano Gianpiero Lambiase: dopo le liti in gara, sembra una sola personalità che si riunisce. Quest’anno in Haas, Laura Muller, trentatreenne tedesca fan di Michael Schumacher, è stata incaricata di fare l’ingegnere di pista del neo-arrivato Esteban Ocon. Laura, laureata in ingegneria a Monaco, è in Haas dal 2022 e già lo scorso anno aveva un ruolo importante essendo “performance engineer”, ingegnere delle prestazioni. D’accordo, la squadra non è ne la Ferrari e nemmeno la Mercedes, ma il dado è tratto, le donne sono andate a occupare anche questa scottante poltrona.
Ayao Komatsu, il TP giapponese della squadra americana, è uno a cui il coraggio non manca e ha rivoltato il team come un calzino. Nuovi entrambi i piloti e nuovi gli ingeneri di pista, uno dei quali è proprio la Muller. Ayao non si è fermato qui poiché la francese Carine Cridelich è stata nominata “responsabile delle strategie”, un ruolo già ricoperto in Racing Bulls. I fatti sembrano dare ragione all’uomo del Sol Levante, la Haas ha già 20 punti dopo 5 gare, 14 conquistati proprio dalla nuova coppia Ocon-Muller che è sembrata affiatatissima. Komatsu ha lapidariamente spiegato le sue decisioni: «La scelta di Laura non è legata alla nazionalità o al sesso: l’abbiamo fatta semplicemente perché pensiamo che sia la migliore per noi...».
La bavarese è il primo ingegnere di pista donna in F1, ma una sua collega è stata altrettanto brava e famosa avendo ricoperto lo stesso ruolo in Formula Indy e nel Mondiale Endurance dove si è occupata dell’Audi di Lotterer, Tréluyer e Fässler. Non un’auto qualsiasi perché ha vinto 3 volte la 24 Ore di Le Mans, nel 2011, nel 2012 e nel 2014. Altrettanto affermata Hannah Schmitz, McMillan da signorina, infallibile capo stratega alla Red Bull. Le mosse, spesso vincenti, di Max Verstappen devono avere il suo ok prima di essere attuate. Acclamatissima sul podio a fianco di Hamilton, di cui aveva la responsabilità del motore Mercedes, Margarita Torres Diez. La signora di Madrid, prima di avere un ruolo tecnico apicale a Brixworth dove nascono le power unit della Stella, si è occupata dei propulsori di Stoccarda per i team clienti e ha lavorato alla Renault sui V8 che hanno consentito a Vettel di vincere 4 Mondiali di F1 consecutivi.