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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino

Trump, i tweet del Presidente scuotono il settore automotive

Tante manovre, poche vetture nuove. Esposte le più recenti innovazioni tecnologiche al Ces di Las Vegas, l’industria automotive si è presentata all’Auto Show del Michigan con un numero limitato di anteprime e i top manager impegnati a gestire il nuovo scenario che si va delineando con il cambio della guardia alla Casa Bianca. Ed a Salone in corso è arrivato l’annuncio dell’accordo ormai raggiunto fra Volkswagen e Dipartimento della Giustizia Usa: con l’ammissione di colpa e 4,3 miliardi, che si aggiungono ai quasi 15 già stanziati per le agenzie dell’ambiente e gli indennizzi, dovrebbe essere definitivamente chiuso il caso emissioni causato dalle centraline alterate. L’intesa ormai a un passo deve ancora ricevere il via definitivo dal consiglio di sorveglianza del gigante di Wolfsburg.

Il presidente eletto Donald Trump impegnato nel trasferimento a Washington non si fatto vedere in Michigan, ma la sua presenza è stata lo stesso ingombrante sugli stand della Cobo Hall. I suoi tweet minacciosi, seguiti ad un programma elettorale aggressivo è chiaro, hanno infatti scosso il settore che ha risposto con celerità agli inviti spediti ancor prima ancor prima che le minacce si trasformino in normative. Pur di accontentare il Presidente tutti i principali costruttori, anche quelli con il quartier generale in altri continenti, si sono affrettati a ribadire il loro amore per gli States rilanciando impegni e investimenti fino a rinunciare ad iniziative al di fuori degli Usa. L’ultimo rilancio arriva dalla Toyota che proprio al salone ha annunciato un investimento di 10 miliardi di dollari in Usa nei prossimi 5 anni.

Dopo le strigliate a Ford e GM, Trump aveva fatto sapere al costruttore delle tre ellissi che la nuova fabbrica in costruzione in Messico per produrre dal 2019 la Corolla (investimento deliberato nel 2015) avrebbe potuto portare a dazi doganali. La casa giapponese ha affermato che il nuovo stabilimento a Guanajuato non inciderà sugli impegni produttivi negli States che danno già lavoro a 40 mila persone e verranno rafforzati. Il numero uno di Nissan (è leader di mercato in Messico e principale produttore del Paese) Carlos Ghosn non ha annunciato nuovi investimenti, ma è stato il primo a dichiarare che bisognerà adeguarsi alle decisioni presidenziali.

Linea sposata anche da Sergio Marchionne che però si è esposto con un investimento di un miliardo per ampliare e rilanciare gli impianti di Warren in Michigan e Toledo in Ohio con la creazione di duemila posti di lavoro per produrre Ram e Jeep. Il capo di Fca ha difeso l’impianto di Toluca in Messico ricordando che gran parte di quella produzione non va negli Usa, ma in altri continenti. Anche il numero uno del brand Volkswagen Herbert Diess presente al Salone ha specificato che la storica fabbrica di Toluca non subirà frenate, ma contemporaneamente ha spiegato che verranno prodotti negli Stati Uniti parte dei nuovi veicoli elettrificati del gruppo di Wolfsburg, un boccone molto ghiotto. Chi ha fatto di più (per prima aveva avuto battute piccanti con Trump) è stata Ford.

Anche in questo caso specificando che la decisione è frutto di una strategia per il bene aziendale, i vertici dell’Ovale Blu hanno annullato l’investimento di 1,6 miliardi per costruire una nuova fabbrica in Messico e deciso di spendere 700 milioni (700 nuovi posti di lavoro) negli Usa dove verranno di nuovo prodotti il pick up Ranger e il Suv Bronco. Chi al momento si è esposta meno è la GM che pure è stata richiamata da Trump, soprattutto per le Cruze messicane. Mary Barra, inserita dallo stesso neopresidente nell’economic panel di esperti per consigliare l’Amministrazione, ha risposto ricordando che il Gruppo di Detroit ha oltre 40 fabbriche negli Usa e solo negli ultimi due anni ha investito oltre 11 miliardi creando migliaia di posti di lavoro. Un ultima sorpresa: in uno degli anni più difficili della sua storia Volkswagen è diventato il primo costruttore del mondo. Nel 2016 ha venduto 10,3 milioni di veicoli scavalcando Toyota che dovrebbe essersi fermata a 10,2.

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Mercoledì 11 Gennaio 2017 - Ultimo aggiornamento: 17:48 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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