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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
150 anni di storia Pirelli

Pirelli, un secolo e mezzo di storia, fra industria, tecnologia e impegno sociale. Un simbolo del made in Italy

di Giorgio Ursicino

Protagonista da tre secoli. Del mondo dell’industria e della vita del Paese. Un’energia innata che ha nel Dna quei valori forti emersi e rafforzati con la globalizzazione, diventando lo zoccolo duro della trasformazione del terzo millennio che, forse per la prima volta, promette di lasciare alle generazioni future un habitat migliore di quello che abbiamo ereditato. Ricerca e innovazione. Voglia di crescere e spirito d’avventura con una passione travolgente per lo sport. Un’azienda con spiccata vocazione internazionale, integrata nella società in cui opera e pronta a cogliere tutte le opportunità di cambiamento che l’evoluzione propone, affondando le radici nella continuità. Non è facile trovare una Compagnia che da 30 anni ha alla guida lo stesso manager. Un secolo e mezzo di storia unica quella di Pirelli che, meglio di qualsiasi altro, ha accompagnato l’affermarsi del made in Italy, un’eccellenza tecnologica miscelata con lo stile e la creatività.

Tutto cominciò nelle seconda metà dell’Ottocento. La Penisola era stata unita da poco quando un giovane Giovanni Battista Pirelli (aveva solo 23 anni) fondò a Milano un’azienda destinata alla fabbricazione di articoli in gomma elastica. La gomma, il filo conduttore, prodotto che non è stato mai abbandonato, cambiando invece, anche radicalmente, gli oggetti da produrre. Già l’anno successivo la piccola officina nel cuore della città sfornava articoli tecnici in caucciù vulcanizzato: tele gommate, cinghie di trasmissione, manicotti, raccorderie varie. Tutte in gomma. Le applicazioni si allargano, ma la società individua la sua vocazione. Un grande amore che, molti decenni dopo, portò a concentrarsi sul pneumatico. Giocattoli, tappetti, impermeabili, cavi telegrafici sottomarini fino ai reggiseno e pure le culotte. Alzano le testa, però, le liste di gomma per carrozze (1885) e il pneumatico per velocipedi (1894) realizzato con architettura e tecniche produttive originali che anticipano il proliferare di brevetti (ad ora quasi 7 mila).

Le auto stanno prendendo piede e il passo è breve. Nel 1901 arriva la gomma per vettura, accompagnata da tre asset che seguiranno quasi sempre la “P” elastica: lo sviluppo tecnologico, l’espansione geografica e le competizioni. Il secolo è cambiato, l’aria che tira pure. Uno dietro l’altro nascono gli stabilimenti a Barcellona (1902), Southampton (1913), Buenos Aires (1917) e, nel 1907, i pneumatici Pirelli montati sulla Itala del Principe Borghese vinsero da giugno ad agosto il raid Pechino-Parigi, una massacrante corsa di 8 settimane staccando la sua rivale più vicina di ben 20 giorni. Da quel momento il motorsport è diventato ossigeno, fino ai nostri giorni con l’esclusiva da oltre un decennio del Mondiale di F1 e, da quest’anno, anche del Mondiale Rally.

Competizioni significa eccellenza, esasperazione, qualità, la specializzazione della Pirelli che ha importanti quote di mercato nei segmenti sportivi e premium. La grande apertura alle sfide inedite è confermata nel mondo della finanza. Nel 1922 la Pirelli sbarca a Piazza Affari, poco tempo dopo diventa il primo gruppo italiano quotato a Wall Street. A fine decennio, nel 1929, inizia l’avventura produttiva in Brasile che resta tuttora un feudo dei milanesi considerati «un costruttore di casa». Nel dopoguerra arriva il radiale made in Italy, il famoso Cinturato. Negli anni ‘60, con il boom economico, si allarga ancora il network industriale con gli impianti in Grecia e Turchia.

Poi c’è la seduzione tedesca, il paese leader dell’automotive: prima l’acquisizione della Veith, poi quella della Metzeler, specializzata in gomme da moto, fino al fidanzamento mai andato in porto con il colosso Continental. In Nord America, intanto, era entrata nell’orbita la Armstrong Tyre. Il resto è storia recente. Il blitz nel mondo delle telecomunicazioni con Telecom Italia, quindi la dismissione della divisione Cavi e Sistemi per l’Energia e le Telecomunicazioni ceduta a Goldman Sachs per oltre un miliardo fino all’ingresso di ChemChina con Marco Trochetti Provera sempre al comando operativo.

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Domenica 30 Gennaio 2022 - Ultimo aggiornamento: 31-01-2022 17:53 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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