L’attesa doppietta è arrivata. Ma non è affatto rossa. La legge del testacoda sta diventando di moda in Formula 1 e il Gran Premio di Las Vegas l’ha sbancato, mostrando una superiorità schiacciante, la squadra che recentemente sembrava la “quarta forza”. E, proprio per questo, dopo aver dominato prove e qualifiche, c’era una buona dose di scetticismo nei confronti delle Mercedes sulla Strip della città del gioco. Le Frecce infatti, nella pista del deserto dove si corre in piena notte, avevano fatto arricciare il naso ai più: il giro secco è una cosa, sul ritmo di gara finiranno risucchiati verso il centro del gruppo. Niente di tutto questo, una cosa del genere è successa al povero Gasly con la sua Alpine.
Le Stelle, invece, hanno brillato dal semaforo alla bandiera a scacchi, assestando un perentorio uno-due come un colpo da ko. Russell, che scattava dalla pole, ha fatto corsa a se, risparmiando fisico e meccanica. Hamilton, da parte sua, ha dato spettacolo, evidenziando maggiormente quanto le monoposto argento avessero trovato un equilibrio magico sui lunghissimi rettilinei di Las Vegas che richiedono un assetto aerodinamico più scarico di quello della velocissima Monza. Il baronetto di Re Carlo è risalito dalla decima posizione della griglia al secondo posto finale, segnando una collana di giri veloci consecutivi e dando l’impressione di poter soffiare sul collo del gagliardo compagno.
Sia come sia, i bolidi di Stoccarda hanno ricordato gli anni della coppia Hamilton-Rosberg quando si correva per salire solo sul terzo gradino del podio. Se è vera gloria non è dato sapere, dovremo aspettare qualche giorno per avere conferma sulla pista del Qatar dove si disputerà anche la gara Sprint il sabato. Saranno state una serie di circostanze straordinarie e irripetibili ad innescare la tempesta perfetta in Nevada o gli ingegneri di Toto Wolff hanno trovato per strada la quadratura del cerchio che ha consentito alla W15 di fare un sostanzioso balzo in avanti? Il dubbio che attanaglia il paddock non è da pivelli, ma lecito, visto che il vincitore George sul podio ancora si chiedeva: «Siamo andati fortissimo, ma non abbiamo capito il perché...».
Le frecce grigio-nere, almeno quella di Lewis, hanno superato in pista, con notevole facilità, le due McLaren, la Red Bull di Verstappen ed anche le due Ferrari che speravano di fuggire via e recuperare, su una pista favorevole, gran parte dello svantaggio nella classifica Costruttori. Le Stelle, che potevano essere amiche infilandosi fra le Ferrari e le McLaren, sono state indigeste togliendo a Maranello i punti più pesanti. A chi chiedeva ad Hamilton se avesse potuto vincere, si beccava una risposta secca: «Ma che corsa avete visto? La macchina volava, ma George era imprendibile e stava controllando: ha sempre guidato in aria pulita ed era in netto vantaggio di gomme...».
Nel giorno delle Stelle, in modo un po’ anonimo che non è nelle sue corde, la vera stella è stato Max Verstappen che è andato a conquistare il suo quarto titolo Mondiale consecutivo. Il cannibale è stato anche secondo, ma nel finale, senza combattere troppo, si è inchinato prima ad Hamilton poi alle due Ferrari che hanno chiuso terza e quarta. A lui, per avere la certezza matematica, bastava arrivare prima di Norris e così ha fatto, piazzandosi quinto proprio davanti all’inglese che ha preceduto il compagno di squadra Piastri. Anonima la gara delle due McLaren che a Las Vegas si sono comportate da “quarta forza”, mentre sono date da tutti come mediamente le migliori vetture di questo fine di stagione.
Se non ci fossero stati i bolidi di Stoccarda a rompere le uova nel paniere a Maranello i guai potevano essere ben peggiori. Ora il vantaggio sulla Ferrari si è ridotto da 36 a 24 punti, ma la due piste che restano, ammesso che si possa dire, sono favorevoli alle vetture di Woking. Proprio lo sgambetto Mercedes ha scaldato gli animi dei ferraristi con Charles e Carlos che hanno fatto parecchia fatica ad evitare che volassero gli stracci. «Certo che il Campionato è ancora aperto», taglia corto Vasseur, impegnato via radio a zittire le lamentele di Leclerc.
Ripetute quando è sceso dalla macchina perché arrabbiato con il compagno gli ha soffiato il podio: «È sempre la solita, non fa quello concordato: manca di rispetto. Lavoro per il team e lui mi frega ogni volta. Sono ancora in lotta per il secondo posto in Campionato». Carlos, solo puntando i piedi, non si fa trascinare nella polemica: «Di questo non parlo, se ha qualcosa da dire lo chiariremo io e lui». Forse è contento Hamilton che Charles sta passando per un pilota che si lamenta spesso del compagno...